Il premier Conte, intervenuto in Parlamento, ha chiarito che per definire ciascuna area bisognerà tenere conto "dell’indice di replicabilità del virus, dei focolai e della situazione dell’occupazione dei posti letto negli ospedali". Si tratta degli stessi scenari elaborati lo scorso 12 ottobre dal ministero e dall'Istituto superiore di sanità, che ora confluiranno nel nuovo provvedimento. Il ministero stabilirà in quale fascia deve essere inserita ciascuna Regione con un'ordinanza ad hoc
Per varare le prossime restrizioni, ritenute indispensabili dal premier Conte “a causa di un preoccupante affollamento negli ospedali”, il governo riparte da quel documento del ministero della Salute e dell’Istituto superiore di sanità che tanto ha fatto discutere nei giorni scorsi. Un dossier datato 12 ottobre che prevede diversi scenari di rischio in relazione all’andamento della curva epidemica e che prescrive l’adozione di misure via via sempre più stringenti. Fino al temuto scenario 4 verso cui viaggiano già diverse Regioni, come Lombardia e Piemonte. Il documento è sempre stato alla base delle mosse di Palazzo Chigi, ma ora confluirà direttamente nel dpcm a cui sta lavorando la maggioranza. Lo ha annunciato il presidente del Consiglio Giuseppe Conte durante il suo intervento alla Camera, spiegando che nel provvedimento saranno indicate “tre aree con tre scenari di rischio con misure via via più restrittive”. Il meccanismo con cui le nuove regole entreranno in vigore sarà semi-automatico: “L’inserimento di una Regione avverrà con un’ordinanza del ministro della Salute”, ha chiarito Conte. Le prime ad essere collocate nell’area di maggiore rischio potrebbero essere proprio la Lombardia e il Piemonte, insieme alla Calabria.
Per definire le tre aree, bisognerà tenere conto “dell’indice di replicabilità del virus, dei focolai e della situazione dell’occupazione dei posti letto negli ospedali”. La prima fascia comprenderà le Regioni a rischio alto, cioè quelle che già si trovano nello scenario 4 descritto nel rapporto “Prevenzione e risposta a Covid-19“, predisposto dal ministero, dall’Iss e dal Coordinamento delle Regioni e Province Autonome. Nella seconda fascia confluiranno le Regioni “a rischio alto ma compatibili con lo scenario tre, con misure lievemente meno restrittive”, ha aggiunto Conte. La terza fascia includerà invece “tutto il territorio nazionale per le restanti regioni”. Restano da capire le differenze tra le tre fasce riguardo alle restrizioni in vigore: dalla didattica a distanza, agli orari di bar e ristoranti, fino all’eventuale stop alla mobilità dei cittadini.
Uno dei parametri più importanti per inserire in ciascuna casella le Regioni resta quindi l’indice di contagio Rt. Secondo l’ultimo monitoraggio dell’Iss, 13 Regioni sono già oltre oltre la soglia di 1,5 (considerata la più critica dagli esperti). Si tratta di Calabria (1,66), Emilia Romagna (1,63), Friuli Venezia Giulia (1,5), Lazio (1,51), Liguria (1,54), Molise (1,86), Provincia di Bolzano (1,96), Provincia di Trento (1,5), Puglia (1,65), Umbria (1,67) e Valle d’Aosta (1,89). Lombardia e Piemonte, invece, hanno superato quota 2. Il rischio è che, qualora le norme anti-Covid varate dall’ultimo Dpcm, tarato sullo scenario 3, non dovessero produrre un raffreddamento della curva, si arrivi nel giro di qualche settimana a una situazione di “trasmissibilità non controllata con criticità nella tenuta del sistema sanitario nel breve periodo”. Da qui la necessità di differenziare le regole in vigore in ciascuna regione. Il compito di inserirle in una delle tre aree di rischio spetterà al ministero della Salute con un’ordinanza ad hoc. Un modo per superare le ultime resistenze dei governatori, poco inclini a introdurre quei lockdown mirati che scienziati e maggioranza chiedono a gran voce da giorni.