Dopo le proteste dei rider, sostenuti dai sindacati confederali, il ministero del Lavoro convoca fuori tempo massimo per mercoledì 11 novembre il tavolo con Assodelivery, Cgil, Cisl, Uil, Ugl, Rider per i diritti e Riders union Bologna “per la definizione di un contratto collettivo nazionale di lavoro per i rider”. Ma a quel punto il contratto siglato dai rappresentanti delle piattaforme con la sola Ugl e ritenuto “di comodo” dalle altre sigle sarà già in vigore da una settimana, visto che ha decorrenza da martedì 3 novembre. E molti ciclofattorini nei giorni scorsi sono stati indotti a firmare quell’accordo – che stabilisce un salario minimo ma solo in base al tempo effettivamente impiegato per fare le consegne – pena la disconnessione dalla app su cui prenotano i turni di lavoro.
Nel pomeriggio la segretaria confederale della Cgil Tania Scacchetti aveva fatto sapere: “Contro un accordo fortemente peggiorativo per i ciclofattorini, e contro i ricatti intimati dalle aziende ai lavoratori, costretti ad accettare il contratto pena il licenziamento, continueremo a batterci attraverso le tradizionali forme di lotta, ma anche con numerose azioni vertenziali dinanzi alla magistratura del lavoro”. Secondo Scacchetti “non c’è nulla di innovativo in questo accordo firmato a spregio sia della rappresentatività delle maggiori Confederazioni che del confronto aperto dal Ministero. Non è innovativo un contratto che definisce autonomi lavoratori che non lo sono, negandogli così qualsiasi diritto, malattia, ferie, giusta retribuzione, è indegno il pagamento a cottimo“.
Per questo “siamo in campo con una serie di vertenze legali. E’ di questi giorni – fa sapere Scacchetti – l’importante iniziativa del tribunale di Palermo che, in una vertenza con Glovo, ha proposto come conciliazione la riassunzione del lavoratore a tempo indeterminato“. Inoltre, “a tutela di un rider licenziato, il collegio legale delle tre categorie coinvolte (NIdiL, Filcams e Filt) ha presentato dinanzi al foro di Firenze un ricorso che tocca tutti gli aspetti più controversi dell’intesa Assodelivery, Ugl: dalla non rappresentatività del sindacato firmatario e alla sua natura ‘di comodo’, all’illegittimità del licenziamento, alla natura del rapporto di lavoro che l’accordo vorrebbe autonomo e non subordinato o eterorganizzato, come invece previsto dalla legge e dalla giurisprudenza”.