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Single (e delusi) più a lungo, meno figli, donne più sessualizzate: cosa accadrà dopo la pandemia. Lo studio

È così che gli scienziati dell'Università della California a Los Angeles immaginano la vita post-Covid. In uno studio pubblicato sulla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences, gli studiosi - esperti in scienze comportamentali, economia, biologia evolutiva, medicina e neuroscienze - hanno analizzato quelle che potrebbero essere le conseguenze psicologiche della pandemia

di Valentina Arcovio

Dopo la pandemia, il mondo non sarà più come prima: le persone resteranno single più a lungo, si faranno meno figli, le donne saranno più sessualizzate e la salute dei bambini sarà più fragile. E’ così che gli scienziati dell’Università della California a Los Angeles immaginano la vita post-Covid. In uno studio pubblicato sulla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences, gli studiosi – esperti in scienze comportamentali, economia, biologia evolutiva, medicina e neuroscienze – hanno analizzato quelle che potrebbero essere le conseguenze psicologiche della pandemia. Per riuscire a capire come l’emergenza Covid-19 potrebbe cambiare i nostri comportamenti sociali e le norme di genere, anche tra le persone non infette, gli studiosi hanno preso in considerazione 90 studi diversi. Ebbene, i risultati mostrano un mondo molto diverso da quello che conosciamo oggi.

Prima di tutto ci si aspetta che, a causa della crisi sanitaria globale, in futuro diminuiranno le gravidanze pianificate. Si tenderà quindi a rimandare matrimonio e figli, e questo causerà una grave riduzione del tasso di natalità in tutti i paesi. A sua volta, il calo del tasso di natalità avrà un impatto sulla società e sull’economia, influenzando cose come le opportunità di lavoro e il sostegno alla popolazione anziana. A rimetterci di più, secondo lo scenario immaginato dagli scienziati, saranno le donne. Il lockdown, che per buona parte ha pesato sulle spalle delle donne, potrebbe aver innescato un aumento della disuguaglianza di genere e aver favorito un maggiore “conservatorismo sociale”. In particolare, il lockdown, che ha comportato anche la chiusura delle scuole, ha gravato di impegni le donne, già stressate dall’impresa quotidiana di dover conciliare lavoro, casa e famiglia. Secondo i ricercatori, gli effetti di questa situazione si farebbero già sentire. Ad esempio, da quando è iniziata la pandemia, nel mondo accademico le scienziate hanno pubblicato meno studi rispetto alle loro controparti maschili.

I ricercatori ritengono che le cause di questa disuguaglianza non sarebbero legate ai ruoli di genere tradizionali. Ma sarebbe proprio la Natura. Nel corso della storia evolutiva, infatti, è la donna che si è sempre occupata del benessere dei figli, molto di più dell’uomo. “Le donne hanno sviluppato motivazioni più forti che le spingono ad occuparsi dei dettagli dell’assistenza all’infanzia e possono sentirsi spinte ad accettare una maggiore responsabilità nell’assistenza all’infanzia e nella cura della casa quando altri, come gli insegnanti e gli addetti all’assistenza all’infanzia non possono”, spiegano i ricercatori. Tutto questo potrebbe provocare “passi indietro su larga scala sulle norme di genere tradizionali”, facendo riemergere vecchi ruoli in cui la donna dipende dall’uomo, quest’ultimo considerato il “capofamiglia”. Un grave ritorno al passato, questo, che va verso il conservatorismo sociale. Questo significa che saranno ritenute inaccettabili molte cose che oggi sono invece considerate normali: dai “rapporti liberi” all’aborto volontario fino all’accettazione delle minoranze sessuali, che violano i ruoli di genere tradizionali e sono anche stereotipati come promiscui. La conseguente disuguaglianza economica tra generi potrebbe poi portare molte donne a “sessualizzarsi di più” con l’obiettivo di competere per “accaparrarsi” gli uomini più desiderabili come capofamiglia.

Questo scenario prevede inoltre, anche a brevissimo termine, grandi delusioni amorose. Le potenziali coppie che si sono incontrate e frequentate in video durante il lockdown – o comunque in un periodo in cui il distanziamento sociale viene fortemente raccomandato – potrebbero rimanere deluse quando finalmente la relazione inizierà a svolgersi nel mondo reale. “C’è chimica in una coppia? Non puoi dirlo su Zoom”, dice una delle autrici dello studio, la psicologa Martie Haselton dell’Università della California a Los Angeles. I rapporti nati in un mondo virtuale, secondo l’esperta, porteranno inevitabilmente a un eccessiva idealizzazione del partner destinata poi a scontrarsi con la dura realtà. Tutto questo, a cui vanno poi aggiunte anche le occasioni perse a causa dei mancati incontri sociali, potrebbe far sì che le persone rimangano single più a lungo, innescando il circolo vizioso che porta a un calo delle nascite. E’ evidente, secondo gli studiosi, che a differenza delle crisi passate, la pandemia non sta riunendo le persone e – per la maggior parte – non sta favorendo un aumento della compassione o dell’empatia. “A differenza di quanto accaduto in passato, questa pandemia non sta favorendo un aumento della compassione o dell’empatia”, sottolineano gli studiosi, con particolare riferimento alla situazione femminile.

In altre parole, “la pandemia sta evidenziando le debolezze della nostra società“, sostiene Benjamin Seitz, collega e coautore di Haselton. Le politiche di distanziamento influenzano profondamente le relazioni familiari, la vita lavorativa, la socialità e i ruoli di genere. Le ripercussioni non sono solo psicologiche, ma anche fisiche. Secondo i ricercatori, i bambini e i giovani che inevitabilmente sono e saranno costretti a ridurre le uscite e i contatti fisici con gli altri potrebbero alla fine avere difese poco mature. “La pandemia, infatti, potrebbe avere un impatto sullo sviluppo del sistema immunitario dei giovani”, conferma Haselton, sottolineando l’importanza di studi come quello su cui è impegnata. “La pandemia è diventata un esperimento sociale a livello mondiale”, dicono i ricercatori. Il prossimo passo degli studiosi è quello di continuare a “disegnare” possibili scenari futuri. “Le conseguenze psicologiche e sociali di Covid-19 dureranno a lungo”, ipotizza Haselton, secondo la quale“più a lungo continuerà l’emergenza Covid-19, più è probabile che questi cambiamenti si radicheranno”.

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