Per gli spettacoli dal vivo, come concerti e teatri, viene riproposta la soluzione adottata durante il primo lockdown. Ma per palestre, cinema, piscine e impianti sciistici non ci sono ancora procedure per rimborsare i clienti. L'Unione dei consumatori: "Chi ha fatto un abbonamento annuale deve poter risolvere il contratto e non pagare più i mesi a venire"
Il Dpcm del 24 ottobre ha sospeso per un mese gli spettacoli dal vivo e i concerti, ha chiuso i cinema ma anche le palestre, le piscine e gli impianti sciistici. Le nuove misure messe in campo per arginare i contagi da Covid-19 hanno lasciato molti consumatori in sospeso, con biglietti e abbonamenti già acquistati ma non utilizzabili. Per gli spettacoli dal vivo è prevista anche questa volta la soluzione dei voucher, mentre per palestre e cinema non ci sono ancora procedure standard per rimborsare i clienti.
Spettacoli a teatro e concerti – Per chi ha comprato biglietti per spettacoli dal vivo, come recite e concerti in programma dal 24 ottobre al 31 gennaio, il Decreto ristori prevede che possa ottenere un voucher sostitutivo, con la stessa procedura introdotta a marzo con il Cura Italia: al posto del biglietto, gli spettatori possono chiedere un voucher da usare entro 18 mesi. Gli spettatori hanno 30 giorni per chiedere il voucher, fino al 28 novembre, e potranno utilizzarlo fino a maggio 2021.
Cinema, palestre, piscine – Al contrario, ricorda Il Sole 24 ore, non ci sono ancora regole specifiche per i rimborsi dei biglietti e degli abbonamenti per tutte le altre attività sospese dal Dpcm: biglietti del cinema, abbonamenti a centri sportivi, tra cui palestre e piscine, centri benessere e impianti sciistici. Mentre durante il lockdown di primavera, nel Decreto rilancio, era stata prevista anche per questo settori la possibilità di rimborsare i consumatori con i voucher, adesso l’unico modo per recedere dal contratto è applicare le norme del Codice civile.
Se così fosse, il cliente potrebbe chiedere il rimborso della somma anticipata, visto che c’è una situazione di “impossibilità sopravvenuta”: l’inadempimento del contratto non dipende dal consumatore, ma da una causa di forza maggiore. Ma le norme del Codice civile possono essere derogate da decreti emanati in periodi di emergenza, come è già successo a marzo e aprile.
La critica dell’Unione dei consumatori: “Bisogna poter sciogliere il contratto” – La soluzione del voucher permette di mantenere attivo il contratto e conviene sia al consumatore, che “congela” il suo abbonamento per utilizzarlo in un secondo momento, sia al gestore della palestra o della piscina, che non perde la quota. Ci sono casi però in cui il cliente non ha intenzione di prolungare l’abbonamento, sottolinea il presidente dell’Unione nazionale dei consumatori, Massimiliano Dona, al Sole 24 ore: “Chi ha fatto un abbonamento annuale in palestra ha già subito lo stop in primavera, la riapertura con ingressi contingentati e su prenotazione e ora una nuova sospensione: deve poter risolvere il contratto e non pagare più i mesi a venire. Noi stiamo sollevando la questione con cause pilota individuali”, ha affermato.