Undici comuni, compreso il capoluogo Bolzano, sono stati dichiarati “zona rossa” dalla giunta provinciale altoatesina. Oltre alle misure adottate con l’ordinanza che vale per tutto il territorio provinciale, in questi comuni per due settimane si passerà alla didattica a distanza nelle scuole di ogni ordine e grado, verranno chiuse le scuole d’infanzia e gli asili, chiuderanno anche i servizi alla persona, come parrucchieri ed estetisti. Inoltre, si potrà entrare ed uscire solo per comprovati motivi di lavoro o di salute.
I dati relativi alla diffusione del contagio, ha spiegato il presidente della Provincia Arno Kompatscher, “fanno passare questi comuni dal ‘rischio elevato’ al ‘rischio molto elevato‘”. I comuni interessati, oltre al capoluogo, sono Vadena, Braies, Velturno, Villabassa, Meltina, Vipiteno, Egna, Nova Levante, Ponte Gardena e Nalles. La nuova ordinanza ad hoc entrerà in vigore il 5 novembre e si somma a quella firmata oggi da Kompatscher.
In tutta l’Alto Adige da mezzanotte infatti scatteranno le nuove restrizioni: chiusure di bar e ristoranti, consentito solo l’asporto fino alle 20 e il servizio a domicilio fino alle 22. Chiusura anche per i negozi: fanno eccezione solo alimentari e beni di consumo giornaliero, come farmacie, tabaccherie ed edicole. Coprifuoco dalle ore 20 alle 5 del mattino: si potrà uscire di casa solo per ragioni di lavoro, salute e per motivi urgenti. I mezzi di trasporto pubblici potranno portare fino a 50% della capienza, consigliato lo smartworking, così come è fortemente raccomandato limitare i contatti a lavoro, scuola e spesa. Consentito solo lo sport individuale all’aperto.
“I dati che abbiamo rendono necessarie queste misure. Abbiamo tre settimane per riuscirci, altrimenti la situazione sarà drammatica“, ha spiegato Kompatscher al Corriere della Sera. “L’approccio del governo – ha proseguito il governatore della Provincia – mi ha trovato d’accordo in quanto noi abbiamo sempre difeso la nostra autonomia, anche in questa situazione di crisi”. In particolare, ha spiegato, “fornire i dati tecnici sull’epidemia da una parte, predisporre un quadro generale dall’altra per poi dare alle regioni i loro giusti poteri, non può che essere una scelta da approvare”. “Autonomia significa proprio questo, assumersi delle responsabilità“, ha concluso Kompatscher.