Tremila telefonate al giorno al 118, centralino in tilt, titola la stampa locale, ma quante di questi Sos siano per un reale contagio o solo riflesso di una psicosi collettiva non ci è dato di sapere
Chi li voleva chiusi, chi li li voleva aperti. I cimiteri non le bare. A Napoli il rito dei morti non si tocca, invece sono stati “profanati” loculi e mucchietti di ossa del caro estinto si sono ritrovati en plein air. Faceva capolino dalle lapidi divelte anche qualche scheletro: sarebbe stato un horror set perfetto da Halloween malgrado anatemi e scongiuri di De Luca. Tra aiuole e vialetti nessuno ci fa più caso a cumuli di spazzatura, scarti edili e copertoni. Piccoli “cluster” di immondezzai, fra un cero, un crisantemo e un sommessamente recitato eterno riposo ( o mal riposo). La teatralità intrinseca si intreccia con il dramma degli ultimi bollettini: la Campania raggiungerebbe il picco solo a metà dicembre. E sul lungomare sfila il corteo funebre di bare portate a spalle: requiem al lavoro. “Chiusi o aperti a questo punto fa poca differenza. Il lavoro è fermo per tutti”, allarga le braccia Carla Della Corte, presidentessa della Confcommercio Napoli e gioielliera.
Tremila telefonate al giorno al 118, centralino in tilt, titola la stampa locale, ma quante di questi Sos siano per un reale contagio o solo riflesso di una psicosi collettiva non ci è dato di sapere. Intanto l’onnipresente virologo Galli a Napoli si è guadagnato la reputazione di portaseccia (termine preso in prestito dal verace vocabolario delucano, ossia portatore di sfiga) e sempre sulla stampa locale pontifica: Napoli e Milano sono i suoi bersagli e devono chiudere senza troppe storie. Ed elogia il governatore/sceriffo che vede la sua popolarità in caduta libera, ma lui lo ringalluzzisce: De Luca ha “cazzima”, parola praticamente intraducibile, ma si avvicinerebbe a un misto fra spavalderia e baldanza.
Eppure l’assetto da guerriglia urbana delle forze dell’ordine non è piaciuto a chi protestava quasi pacificamente: Non andrà meglio, andrà solo molto peggio. E davanti al portone sbarrato della Confindustria lanciavano gusci d’uovo svuotati, riempiti di vernice rossa e tappati con un adesivo. L’idea di una street pop art sarebbe piaciuta anche a Andy Warhol. Anche a Piazza Plebiscito davanti a Palazzo Reale i ristoratori incazzati neri apparecchiano bellissime tovaglie merlettate sull’asfalto, De Luca convitato di pietra, ca va sans dire. L’Hotel Britannique offre pernottamento gratis in camera/alcova con vista in cambio di una cena a pagamento. Con lo spettro degli arresti domiciliari forzati durante il week end le strade erano affollatissime, si anticipavano lo shopping natalizio. Grazie Babbo Conte!
Strategica la mossa del ministro della Salute Speranza ( a noi non è rimasta più neanche quella): ha prontamente ritirato le copie della sua sfatica letteraria dal titolo che, in piena pandemia, suona come una presa in giro: “Perché guariremo”, in cui spiega come il modello Italia ha piegato la curva del contagio con le sue scelte coraggiose. Ma ci faccia il piacere… Sarebbe come se nell’estate del 1940, mentre l’Inghilterra era martoriata dai bombardamenti nazisti Churchill avesse scritto un libro intitolato “Perché vinceremo”. Lo scrisse dopo “La Seconda Guerra Mondiale”, in sei volumi, e vinse il Nobel della Letteratura nel 1953.
Invece al ministro della Salute Totò dedicherebbe la più sonora delle sue pernacchie.
pagina Facebook di Januaria Piromallo