A due giorni dal debutto in borsa, l'autorità cinese di vigilanza sui mercati blocca l'operazione poiché non sarebbero state rispettati gli adempimenti informativi nei confronti dei potenziali investitori. La fintech è specializzata nell'erogazione di prestiti on line, un settore sinora fortemente controllato dal governo di Pechino
La borsa di Shanghai ha sospeso quello che si annunciava come una delle più grandi quotazioni iniziali della storia, quella di Ant Group, la società fintech del colosso dell’e-commerce Alibaba. Il collocamento avrebbe dovuto svolgersi dopo domani sia sulla borsa di Shanghai sia su quella di Hong Kong con l’obiettivo di raccogliere circa 37 miliardi di dollari. Ieri il fondatore di Alibaba, e uomo più ricco del paese, Jack Ma era stato convocato a Pechino dall’autorità che regola e viglia sui mercati. Ufficialmente lo stop è stato deciso perché il gruppo “non è riuscito a soddisfare le condizioni di emissione e di quotazione o i requisiti di divulgazione delle informazioni”. In sostanza l’autorità di vigilanza rileva come negli ultimi tempi siano intervenuti cambiamenti regolamentari nel settore della tecnologia finanziaria che non sono stati adeguatamente comunicati ai potenziali investitori.
In ottobre Jack Ma aveva criticato le banche cinesi nel corso di un incontro a Shanghai. Il numero uno di Alibaba, colosso made in China ma con sede fiscale alle Cayman, aveva tra l’altro sostenuto che le grandi banche conservano una mentalità da “banco dei pegni”, mentre la sua controllata Ant stava giocando un ruolo importante nella modernizzazione e nell’estensione del credito ad aziende e individui che non possono offrire grandi garanzie collaterali.
Una novità che può dare fastidio – Una delle attività principali di Ant Group è infatti quella della concessione di prestiti on line. Ma nell’erogazione del credito il governo esercita un controllo estremamente pervasivo. Tutte le banche hanno una qualche partecipazione pubblica e i cittadini sono obbligati a depositare qui i loro soldi nonostante vengono pagati interessi al di sotto dei valori di mercato. Questo sistema permette di destinare poi questi fondi a basso costo ad immensi piani di investimenti pubblici e alle aziende che hanno i migliori contatti con la sfera politica. Anche per questo motivo nel “sottobosco creditizio” cinese sono proliferate le cosiddette “shadow bank”, erogatori di credito che, per le modalità con cui operano, sfuggono alla classificazione e alla regolamentazione delle banche tradizionali. A differenza della borsa di Hong Kong, che è la finestra con cui la Cina si affaccia sui mercati finanziari internazionali e con essi interagisce adottandone gli standard regolamentari, Shanghai è un mercato “domestico” dove i margini di azione e l’interventismo del governo di Pechino sono più spiccati. A New York, altro mercato su cui è quotato il gruppo di Ma, Alibaba perde l’8%.