“Non esiste ripresa economica globale senza una popolazione sana e queste sono le stesse ragioni che hanno consentito ad alcuni Paesi di avere più successo di altri nel contenimento del contagio e della mortalità”, a dirlo è Joseph Stiglitz, Nobel per l’Economia nel 2001 e Professore alla Columbia University di New York, protagonista della cerimonia di apertura del nuovo anno accademico dell’Unicamillus. “Il virus non riconosce le pari opportunità e attacca chi si trova nelle peggiori condizioni di salute, soprattutto tra i più poveri. Solo grazie a una maggiore fiducia e rispetto della scienza e all’adozione di misure di protezione e coesione sociale, sarà possibile gestire le conseguenze economiche della peggiore pandemia del secolo e del peggiore declino economico dalla Grande Depressione”, ha continuato l’economista.

Ieri il parlamentare della Lega Claudio Borghi, nel suo intervento di replica alle dichiarazioni del presidente del Consiglio, aveva contrapposto il diritto alla salute a quello al lavoro. “Signor Presidente lei ha detto che il diritto alla salute è preliminare. Come si permette di fare una scaletta dei valori costituzionali? Se guardiamo gli articoli semmai è al 32imo posto, il diritto al lavoro invece è al quarto. E l’articolo 1 dice che l’Italia è una repubblica fondata sul lavoro, non sui Dpcm. Riportiamo tutto all’ordine costituzionale perché la situazione è grave”, aveva affermato Borghi. Indirettamente Stiglitz risponde alle valutazioni di Borghi, smontando da un punto di vista economico, l’idea di un trade off tra salute dei cittadini e spinta alla crescita.

L’economista statunitense ha poi proseguito la sua analisi dando agli Stati le sue “pagelle” sulla pandemia: giudizio sospeso sull’Italia e dito puntato contro gli Stati Uniti. “Tra i Paesi capaci ci sono Germania, Cina, Nuova Zelanda, Corea del Sud, Taiwan e un sorprendente Vietnam. Male invece gli Stati Uniti e ancora peggio il Brasile e l’India – sottolinea Stiglitz -. Tra i Paesi avanzati gli Stati Uniti registrano una fra le più basse aspettative di vita e le maggiori disuguaglianze in campo sanitario. Per esempio, il congedo retribuito per malattia non è garantito e molte persone sono andate a lavorare diffondendo il virus e aggravando la situazione”.

Secondo Stiglitz, infine, “La scarsa fiducia e considerazione per la scienza, soprattutto da parte del governo Trump, e una minore coesione sociale dimostrata dallo scarso uso della mascherina per il minor rispetto tra gli individui, hanno contribuito a una maggiore diffusione del contagio e alla perdita del controllo sulla pandemia. Ora c’è bisogno di una visione dell’economia e della società post pandemia – sottolinea – che superi le disuguaglianze che il virus ha aggravato, e l’Europa sta facendo un lavoro di gran lunga migliore rispetto agli Stati Uniti”.

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