Due giorni fa il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri aveva anticipato che in parallelo alle nuove restrizioni anti Covid in arrivo “il governo darà tutto il sostegno necessario nella misura in cui sarà necessario. Abbiamo le risorse per farlo“. Ora il Tesoro, per bocca dei viceministri Antonio Misiani e Laura Castelli, conferma che è in corso il lavoro su un nuovo decreto Ristori dopo quello da 5 miliardi varato pochi giorni fa. La cifra aggiuntiva potrebbe ammontare a 1,5–2 miliardi e secondo fonti di governo il provvedimento dovrebbe arrivare in Consiglio dei ministri già giovedì, quando scatta la nuova stretta.
“Se nel prossimo Dpcm adotteremo il criterio delle tre zone, rossa, arancione e verde, anche gli aiuti economici seguiranno, partendo da chi, per scelta governativa, è stato costretto a chiudere”, ha spiegato il sottosegretario all’Economia Pierpaolo Baretta a Skytg24 Economia. “Se ci saranno zone rosse le imprese avranno un ristoro superiore, il criterio è più o meno quello seguito nell’ultimo decreto, ma tarato sulla nuova logica dei provvedimenti”. Misiani ha promesso dal canto suo che si cercherà “di aprire un confronto anche con le forze d’opposizione, in maniera preventiva e anche nel percorso di discussione parlamentare”. Le risorse verrebbero reperite tra i saldi della Nadef e altri avanzi di bilancio 2020, in particolare le risorse per la cig non spese perché il tiraggio effettivo è stato inferiore alle richieste. L’esecutivo comunque, non esclude di fare nuovo deficit più avanti, se sarà necessario, e già si stanno valutando “tempi e entità” di una nuova richiesta di autorizzazione al Parlamento per un ulteriore scostamento di bilancio. Dipenderà dall’evolversi dell’epidemia e quindi dall’eventuale ingresso nelle prossime settimane di più regioni negli scenari ad alto o a massimo rischio, che comporteranno chiusure per nuovi settori.
Oltre ai maggiori aiuti alle attività nelle Regioni in cui saranno adottate misure più restrittive, è possibile che vengano “ripescate” le categorie che non compaiono nella lista dei codici Ateco ammessi ai contributi a fondo perduto del primo decreto Ristori. La quantificazione degli interventi in questa fase è complessa, perché il Dpcm prevede un monitoraggio settimanale dell’andamento dei contagi e della saturazione delle strutture sanitarie per valutare quali territori entreranno, o anche usciranno, dalle nuove ‘zone rosse’. Per le attività che vi ricadono, e che già hanno accesso al decreto Ristori appena arrivato all’esame del Senato, dovrebbe essere rafforzata la percentuale di ristoro (per i bar, ad esempio, si potrebbe passare dall’attuale 150% al 200%) ma ancora il meccanismo non è definito.
Di sicuro sarà di nuovo l’Agenzia delle Entrate a gestire i contributi a fondo perduto. L’impegno è quello di garantire ristori in due settimane (o entro la metà di dicembre a chi ancora deve fare domanda) anche per i nuovi codici Ateco che saranno aggiunti alla lista degli attuali 53, ad esempio i negozi dei centri commerciali, ma anche i grandi store tra i 250 e i 2500 metri quadri e quelli ancora più grandi che saranno costretti a chiudere dei weekend. Lo stesso si cercherà di fare anche per le categorie che al momento non si possono quantificare, come nel caso di parrucchieri ed estetisti: il numero di attività da ristorare, infatti, dipenderà da quante zone del Paese saranno riportate in sostanziale lockdown per piegare la curva dei contagi. A tutti i nuovi settori coinvolti saranno garantiti anche il credito d’imposta sugli affitti, la sospensione del versamento dei contributi e la cancellazione della seconda rata Imu. Le Regioni però chiedono di fare di più: il governatore piemontese Alberto Cirio nel corso dell’incontro delle Regioni con il governo ha chiesto per esempio che gli “ulteriori sacrifici” siano “condizionati all’attuazione di misure immediate” tra cui “l’esenzione totale dalle tasse per quanto ancora da pagare nel 2020 e per tutto il 2021 per le attività interessate dal nuovo decreto, e che questo venga contestualmente scritto in legge. Considerati i tempi della burocrazia statale, chiedo anche che i ristori abbiano stanziamenti e tempi certi di erogazione”.
Nell’immediato, quindi, si cercherà di coprire parte delle perdite di tutte le categorie interessate dalle misure restrittive, mentre per quelle toccate indirettamente (i fornitori della ristorazione, ad esempio, ma anche i fiorai o chi produce confetti su cui impatta la riduzione di eventi e cerimonie) dovrebbero trovare ristoro da gennaio, quando diventerà operativo il fondo anti-Covid della manovra. A quel punto si potrebbero anche rivedere i criteri per il calcolo dei contributi a fondo perduto ora basati sulla differenza di fatturato tra aprile 2019 e aprile 2020. Qualche nuovo codice Ateco (ad esempio gli ambulanti delle sagre che non fanno parte della categoria della ristorazione) potrebbe intanto essere aggiunto via decreto ministeriale sfruttando i 50 milioni disponibili con il primo decreto Ristori.