Ciò che era nell'aria ora è scritto nero su bianco nella Relazione sullo Stato della Green Economy, presentata da Edo Ronchi, presidente della Fondazione per lo Sviluppo sostenibile. E aprono l’edizione tutta digitale di Ecomondo 2020 e Key Energy, i saloni di Italian Exhibition Group in programma fino a domenica 15 novembre
Siamo alla resa dei conti: la pandemia ha avuto effetti negativi anche sulla green economy. Arriva la conferma di quanto, probabilmente, era sotto gli occhi di tutti. Il riciclo dei rifiuti ha sofferto, i nuovi investimenti green sono rallentati, il consumo di energia rinnovabile ha tenuto, ma la potenza installata di nuovi impianti di fotovoltaico, eolico e idroelettrico è diminuita di quasi il 40% rispetto al 2019, mentre il trasporto pubblico e la sharing mobility sono fortemente calati (con l’eccezione delle biciclette e dei veicoli elettrici). Gli interventi di rigenerazione urbana hanno subìto dei rallentamenti e le produzioni agroalimentari di qualità hanno sofferto per la flessione dei mercati esteri, del turismo e della ristorazione. Gli Stati Generali della Green Economy, organizzati dal Consiglio Nazionale della Green Economy, composto da 69 organizzazioni di imprese, in collaborazione con il ministero dell’Ambiente e con il patrocinio del Mise e della Commissione europea e il supporto tecnico della Fondazione per lo Sviluppo sostenibile prendono il via dalla Relazione sullo Stato della Green Economy, presentata da Edo Ronchi, presidente della fondazione. E aprono l’edizione tutta digitale di Ecomondo 2020 e Key Energy, i saloni di Italian Exhibition Group in programma fino a domenica 15 novembre. “In questa emergenza bisogna alzare la testa – ha esordito Ronchi – affrontare sì l’emergenza in modo responsabile ed efficace, ma anche pensare al dopo e non farsi assorbire solo dall’emergenza. Cosa fare per uscirne? Che tipo di strada vogliamo prendere? Gli Stati Generali sono proprio un momento di riflessione”.
LA GREEN ECONOMY NELL’ANNO DELLA PANDEMIA – Nella giornata inaugurale di Ecomondo, Edo Ronchi fa il punto su sei settori strategici della green economy, registrando le loro difficoltà. Il primo semestre del 2020 è stato caratterizzato da un calo della domanda energetica senza precedenti, che si è tradotto anche in una sensibile riduzione delle emissioni di gas serra (diminuite del 17% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente). E anche se le rinnovabili sono state le uniche fonti energetiche che hanno continuato a crescere, con un più 3% nel primo semestre, “preoccupa tuttavia il calo degli investimenti nel 2020 in nuovi impianti fotovoltaici ed eolici”. Sul fronte dei rifiuti si stima un calo nella produzione di quelli speciali del 25% nel 2020, mentre la produzione di rifiuti urbani ha avuto una flessione minore, fra il 10 e il 14%. Si sono registrate notevoli difficoltà nel riciclo per la riduzione delle attività degli impianti, ma soprattutto per l’abbassamento dei prezzi e la carenza di sbocchi di mercato delle materie prime seconde. Il settore dell’agroalimentare ha sofferto per il calo dell’export, il blocco della ristorazione e del turismo: nel 2020 si prevede una contrazione degli acquisti agroalimentari di circa 24 miliardi di euro. Nel settore della mobilità ci sono stati cali notevoli nel trasporto pubblico urbano e ferroviario ma anche nella sharing mobility. Sono, invece, aumentate le vendite di biciclette e di auto elettriche e ad aprile c’è stato un vero e proprio boom di acquisti: 12,1% del totale venduto. I progetti di rigenerazione urbana hanno invece subìto rallentamenti.
RONCHI: “LA GREEN ECONOMY NON VA A GONFIE VELE” – Per Ronchi il nostro Paese rischia di “sprecare la crisi”, trascurando il modo di pensare e agire che ha generato questa pandemia e dimenticando che gli impatti delle attività umane sulla natura hanno raggiunto livelli allarmanti. “So che sarebbe meglio dire la green economy va a gonfie vele, ma purtroppo non è così e per la prima volta dopo otto anni, si presenta un bilancio di difficoltà” ha subito chiarito, pur nella convinzione che “il rilancio della green economy è necessario per far partire l’Italia”, anche perché “il riscaldamento globale è una crisi peggiore della pandemia” rispetto a cui il nostro Paese è particolarmente vulnerabile. “È importante guardare oltre l’emergenza – ha spiegato – i fondi di Next Generation EU dovrebbero essere utilizzati per uscire dalla pandemia con un Green Deal per affrontare la transizione alla neutralità climatica”.
A CHE PUNTO È L’ITALIA – Tra alluvioni e tornado, il numero di eventi estremi è passato dai 142 del 2008 ai 1.668 del 2019, con danni ingentissimi. Nel frattempo, negli ultimi anni l’Italia ha rallentato il passo nell’impegno verso il clima e anche la crescita della quota di fonti energetiche rinnovabili, che è tuttavia ancora lievemente superiore rispetto ai principali Paesi europei. Siamo al 17,8% (dati 2018), seguiti da Spagna (17,5%), Francia (16,6%) e Germania (16,4%), anche se la media europea è del 18,9%. Rispetto al 2014, però cresciamo di meno (il 6,7%) rispetto a una media europea del 13,9%. L’Italia è in buona posizione per tasso di circolarità (materiali da riciclo sul totale dei materiali impiegati) in Europa (siamo al 17,7%), però è sempre un numero relativamente basso, mentre il riciclo dei rifiuti urbani è al 50%. La media europea è al 47, ma la Germania è al 67%. In Italia, inoltre, il consumo di suolo continua ad aumentare. Nel 2019 le nuove coperture artificiali hanno riguardato altri 57,5 chilometri quadrati, circa 16 ettari al giorno (Ispra 2020). Quasi la metà del consumo di suolo avviene nelle città. Sul fronte dei trasporti, nel nostro Paese rimane bassa la vendita di auto elettriche (veniamo dopo i principali paesi europei, come Germania, Norvegia, Paesi Bassi, Francia, Svezia, Regno Unito e Spagna), va un po’ meglio per le ibride e quelle a gas. Per quanto riguarda il nostro settore agroalimentare, di elevata qualità, la superficie agricola biologica rappresenta il 15,5% di quella totale (era l’8,7% nel 2010). L’Italia si colloca al terzo posto, dietro Francia e Spagna, per estensione totale delle colture biologiche, ma l’obiettivo indicato dalla strategia europea Farm to Fork (ossia del 25% di Sau biologica entro il 2030) appare ancora lontano. Nel 2018 l’Italia ha confermato il primato mondiale con 824 prodotti Dop, Igt, Stg. Il valore complessivo stimato è di 16,2 miliardi di euro (+6% rispetto al 2017).
LE PROPOSTE GREEN – Tra gli interventi anche quello del ministro dell’Ambiente, Sergio Costa: ”Per uscire dalla crisi del Covid e per raggiungere una nuova normalità, che sia verde e duratura – ha detto – occorre stringere un nuovo patto e per farlo occorre riempirlo di azioni concrete e immediate che il Governo ha già assunto o sta assumendo su tutto lo spettro delle sue attività, dalla transizione energetica a modelli nuovi di mobilità, dal sostegno alle imprese verdi alla lotta al dissesto idrogeologico alla valorizzazione del patrimonio naturale e paesaggistico, dalla riforma fiscale in chiave green fino alla decarbonizzazione dell’economia”. Nella Relazione sullo Stato della Green Economy, anche le proposte del Consiglio nazionale che spaziano dalle innovazioni tecnologiche per la produzione di idrogeno verde all’adozione di criteri stringenti per indirizzare gli investimenti, dagli incentivi per tecnologie di riciclo dei rifiuti plastici e del settore edile all’aumento fino al 30% del territorio e del mare tutelato. E ancora, si propongono la riduzione del tasso di motorizzazione privato italiano al di sotto di 500 auto per mille abitanti entro il 2030, l’incremento dell’agricoltura biologica, il taglio dei fertilizzanti chimici e una graduale carbon tax.