La premier Mette Frederiksen: "Il virus mutato tramite il visone può creare il rischio che il futuro vaccino non funzioni come dovrebbe. È necessario macellarli tutti". I casi di positività tra gli esemplari si registravano già a giugno
La Danimarca abbatterà tutti i 15-17 milioni di visoni allevati nel suo territorio perché alcuni sono risultati positivi al Covid-19. Gli animali hanno trasmesso una mutazione di Sars-Cov-2 a 12 persone e questo potrebbe minacciare l’efficacia di un futuro vaccino per l’uomo. Ad annunciarlo è la premier Mette Frederiksen, in conferenza stampa: “Il virus mutato tramite il visone può creare il rischio che il futuro vaccino non funzioni come dovrebbe. È necessario macellarli tutti”, ovvero dai 15 a 17 milioni di animali, pari quasi al triplo dei cittadini danesi. In Danimarca è da giugno che il governo ha ordinato l’abbattimento progressivo dei visoni. I primi casi di infezione erano stati rintracciati a giugno in alcuni allevamenti dello Jutland del Nord e poche settimane dopo il governo ne aveva autorizzato l’uccisione. Dopodiché, il 16 ottobre, il governo danese aveva disposto l’abbattimento di un altro milione e mezzo di visioni. Finché oggi, 4 novembre, è stata decisa la loro macellazione totale. Anche se, a cinque mesi di distanza, non sono chiare le ragioni di questa alta sensibilità al virus da parte di questi esemplari e i motivi di trasmissibilità del contagio tra gli uomini e gli stessi. Sempre a ottobre, il consorzio veterinario danese dello Statens Serum Institut e l’Università di Copenaghen avevano avvertito che “due nuove varianti di Covid-19 provenienti da allevamenti di visoni sono particolarmente preoccupanti”. In Danimarca le pelli di visone rappresentano circa un terzo delle esportazioni danesi in Cina e valgono intorno a 1 miliardo di euro di export all’anno. Il Paese è infatti il più grande produttore al mondo in questo settore, tanto che Il Danish Agriculture and Food Council conta circa 1.500 allevatori di visioni che producono quasi 19 milioni di pelli all’anno.
Come riporta il sito del ministero della Salute, nel corso della pandemia sono stati registrati da diversi Stati casi di positività in animali sia allevati, che domestici. Gatti, visoni e cani sono risultati positivi al test per la Sars-Cov-2 dopo essere entrati in contatto con persone infette o sospette. Alcuni gatti hanno inoltre mostrato segni clinici di malattia, mentre nei visoni allevati è stata rilevata una sintomatologia respiratoria e un aumento del tasso di mortalità. Il ministero della Salute comunque precisa che “non esiste alcuna evidenza che gli animali domestici giochino un ruolo epidemiologico nella diffusione del virus, che riconosce il contagio inter-umano come via principale di trasmissione”. “Tuttavia” – sottolinea ancora il ministero – “poiché la sorveglianza veterinaria e gli studi sperimentali suggeriscono che alcune specie animali, come lontre, tassi, donnole, martore, faina, puzzole e felini sono suscettibili a Sars-Cov-2, è importante proteggere gli animali da pazienti affetti da Covid-19, limitandone l’esposizione”. Come precauzioni da adottare nei confronti di animali potenzialmente infetti, restano valide le principali misure igieniche, come lavarsi spesso le mani con acqua e sapone, igienizzarle prima e dopo essere stati a contatto con gli animali o con i loro oggetti, come la ciotola o la lettiera.