di Paolo Bagnoli

Parlando al Paese dopo l’ennesimo assassinio per mano del terrorismo islamista avvenuto a Nizza, Emmanuel Macron si è appellato ai temi identitari della Francia nel fronteggiare il terrorismo di cui è oggetto. Essi riguardano i valori universalistici della Repubblica, quello spirito repubblicano che identifica i cittadini con lo Stato, al di là della loro posizione politica. La Repubblica, cioè, quale campo ampio di libertà e di convivenza civile per tutti coloro che vi si riconoscano e ne rispettino le regole.

La laicità dello Stato, sancita da una legge del 1905, ne è il principio supremo ed è in nome di quel principio che Macron ha detto al suo popolo: “Vicini ai cattolici. Non cederemo agli islamisti”. Se le vittime fossero stati dei musulmani – ossia dei credenti nell’Islam, mentre con islamisti qui si intende coloro che usano la fede per motivi esclusivamente politici – crediamo che il tono del suo discorso non sarebbe stato diverso.

Il senso della Repubblica pervade tutta la storia e la politica francese; “repubblicani” si definiscono a destra e a sinistra. Quando Charles De Gaulle lasciò il proprio Paese per combattere i nazisti che l’avevano invaso portò in esilio la Repubblica stessa e ciò conferì alla Resistenza francese, in patria e fuori, quel carattere appunto “repubblicano” che la caratterizza. Ciò gli conferì peso politico rispetto agli Alleati che la forza militare a disposizione altrimenti non gli avrebbe potuto, per ragioni oggettive, dare.

Ogni Paese, naturalmente, ha la sua storia; e pure la sua contro-storia poiché non si può certo dire che la Francia, quale potenza coloniale, sia stata “repubblicana”. Se vediamo le vicende del tredici Paesi africani cui concesse l’indipendenza e nei quali è rimasta, o in un modo o in un altro, saldamente insediata, di “repubblicano” troviamo poco. È una contraddizione evidentemente, ma una volta che se ne prende atto ciò non toglie che si riconosca quanto di positivo sul piano storico-valoriale il Paese rappresenta.

Nei momenti di grande difficoltà ci si appella alla Repubblica e ai suoi valori; questo è uno di quelli. Non è solo una questione di bandiera, ma ben altro. Significa che lo Stato agisce nella rappresentanza di tutti i suoi cittadini e che questi sono uniti nel valore dello Stato e dei suoi principi. Significa che lo Stato laico è al di sopra di ogni differenza, che garantisce tutte le diversità e le libertà che non siano, naturalmente, in contrasto con esso e che, nel nome dei valori repubblicani, si realizza un’unità di fondo che dà forza allo Stato e ai suoi comportamenti.

In Francia la tradizione repubblicana è di più lunga data rispetto a quella dell’Italia. I nostri valori repubblicani sono quelli sanciti dalla Costituzione e quelli non scritti che pure da essa derivano. È questo il nostro esprit républicain; quello a cui ci dovremmo richiamare nell’attuale difficile emergenza dovuta alla pandemia. Al contrario siamo in un quadro pasticciato, in cui governo e opposizione concorrono in pari misura.

La conclusione è lo smarrimento del senso della Repubblica nel momento in cui, come ai tempi della lotta al terrorismo, necessiterebbe coesione; una positiva intenzione comune e non un cicaleccio tra le parti che a nulla porta, come se la soluzione del rapporto maggioranza e opposizione fosse di tipo organizzativo. Altro che cabina di regia; occorrerebbe una regia repubblicana; le aule parlamentari dovrebbero esserne le sedi.

La drammaticità, l’improvvisazione e la superficialità sono dati storici del nostro Paese. Oggi li cogliamo con chiarezza nella loro interezza; una condizione triste che nessuna mascherina può celare.

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