È durata poche ore la tregua tra governo e Regioni sul nuovo dpcm. L’oggetto dello scontro è ancora una volta la divisione del territorio italiano in tre aree di rischio – gialla, arancione e rossa – che deve essere stabilita dal ministero della Salute dopo un consulto con i governatori interessati. Nel corso della notte i presidenti di Regione avevano scritto una lettera all’esecutivo, criticando duramente la scelta di avocare a sé l’ultima parola sulle restrizioni e chiedendo “trasparenza” sui dati epidemiologici. Poi i toni si sono smorzati, dopo che nel provvedimento è stato scritto nero su bianco che tutto deve avvenire di concerto con gli enti locali e sia il ministro Speranza, sia il ministro degli Affari regionali Francesco Boccia hanno fornito ulteriori rassicurazioni. Ma ora il governatore della Lombardia Attilio Fontana torna ad attaccare Palazzo Chigi, sostenendo che la classificazione delle Regioni avverrà sulla base di dati risalenti a “circa 10 giorni fa”. “Ciò è inaccettabile”, ha tuonato. “Le valutazioni devono essere fatte sulla base di dati aggiornati ad oggi, tenendo conto delle restrizioni già adottate in Lombardia, dei sacrifici già fatti dai lombardi in questi 10 giorni per contenere la diffusione del virus, e dai quali registriamo un primo miglioramento“.
Il nodo della questione riguarda proprio l’analisi della curva epidemica su cui si baseranno le valutazioni del ministero della Salute per stabilire quali Regioni vanno inserite nell’area gialla, quali in quella arancione e per chi, invece, a partire da venerdì scatterà il lockdown light previsto per la fascia rossa. Gli indicatori epidemiologici presi in considerazione sono 21, ma secondo Fontana “l’ultima valutazione della cabina di monitoraggio” è avvenuta più di una settimana fa. Resta da capire se l’esecutivo si baserà su quei dati per far scattare le nuove restrizioni oppure no: il ministero ha fatto sapere che la decisione verrà presa venerdì. Guardando ai contagi di oggi, la Lombardia segna quasi 8mila casi in più e un tasso di positività ancora vicino al 20%, con 97 morti. In lieve calo l’indice Rt (a 1,6). Il capo del Pirellone, nel suo intervento su Facebook, chiede quindi di aggiornare le stime “prima che si stabilisca” dove collocare la Lombardia. Tra le righe del post, Fontana ribadisce anche una delle obiezioni al dpcm sollevate dalle Regioni nel corso della notte. “Ora è un’ordinanza del Ministero della Salute, non dell’amministrazione regionale, che, sempre sulla base della valutazione dei dati da parte del Cts, deve stabilire in quale fascia si trovi ogni Regione”.
I governatori, infatti, subito dopo la diffusione della bozza del provvedimento avevano denunciato di essere stati “esautorati” dei propri poteri. Un atto d’accusa arrivato al termine di giorni di polemiche, con i presidenti di centrodestra schierati sin da subito per evitare di chiudere le proprie città con ordinanze regionali. Poi però hanno insistito sulla necessità di “instaurare un contraddittorio per l’esame dei dati con i dipartimenti di Prevenzione dei servizi sanitari regionali prima della adozione degli elenchi” delle aree a rischio. Sulla questione è intervenuto pure il presidente dell’Istituto superiore di sanità Silvio Brusaferro, secondo cui “i dati sono validati da tutti e condivisi con il ministero”. Senza contare che anche le stesse Regioni fanno parte della cabina di regia nazionale per il monitoraggio del Covid.