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Tiziano Ferro si racconta nel film Ferro. Ecco l’intervista che non potete perdervi: sei cose che non sapete di lui

Il cantautore si racconta come mai aveva fatto nel docu-film “Ferro” dai problemi legati all'alcolismo alla rinascita, fino alle piccole quotidianità condivise con il marito Victor. Un racconto senza fronzoli e che va dritto alla parte più intima di Tiziano Ferro, come un pugno nello stomaco nel nome della verità. A FqMagazine l'artista spiega gli aspetti inediti della sua vita

di Andrea Conti

Il rovescio della medaglia del successo. Tiziano Ferro per il docu-film “Ferro”, su Amazon Prime Video dal 6 novembre, non ha voluto la celebrazione di sé stesso attraverso i tantissimi riconoscimenti, i dischi di platino, i grandi eventi ma si è spogliato completamente a nudo per mostrare le sue fragilità dell’anima e comunicare che non si è invincibili nemmeno quando si è ricchi e famosi. Non è un caso che le prime immagini siano quelle di una chiesa, l’artista che prega e che poi compare con un lungo primo piano a sorpresa, ad una riunione degli alcolisti anonimi.

Nel film c’è davvero tutto da una delle sue primissime esibizioni in pubblico a Latina nel 1996 con “Finalmente tu” con i capelli lunghi alla sua attività settimanale come segretario in una associazione degli alcolisti anonimi, dove si è rifugiato per guarire dall’alcolismo. “Vivevo sempre incazzato, umiliato, frustrato per il bullismo, una vita distrutta dai commenti poi ho cantato per la prima volta e se sono vivo è grazie alla musica”, racconta nel film l’artista. Poi il dimagrimento e il grande successo di ‘Xdono’: “Mi sono svegliato in un corpo non mio con 40kg in meno, era come se indossassi un costume”. L’alcolismo è uno dei mostri contro cui Tiziano ha lottato: “Nel 2004 il primo tour, ero felice ma mi sentivo sconnesso. Ho iniziato a bere per caso, sino ad allora non avevo mani fumato né bevuto. Bevevo quasi sempre da solo, andavo in discoteca ma non per ballare ma perché il bar era aperto fino a tardi. Ho perso amici, dignità e occasioni di lavoro”. Poi la rinascita, il coming out, l’amore e il matrimonio. Con il film il 6 novembre uscirà il disco di cover “Accetto Miracoli – L’esperienza degli altri”, “nato per reazione alla quarantena”, ci racconta Tiziano.

IL ROVESCIO DELLA MEDAGLIA DEL SUCCESSO

“Ho voluto affrontare i temi a cui tengo di più come la spiritualità, la famiglia, l’omosessualità, l’accettazione, i diritti civili e l’alcolismo. Lo streaming mi sembrava il mezzo più immediato per comunicare tutto questo. Una cosa che mi è stata chiara subito è che non volevo realizzare un film musicale. Amazon Prime ha sposato il progetto e abbiamo pensato a un racconto day by day con una telecamera che mi ha seguito sempre. Mi sono fidato e alla fine è stato molto più faticoso di come pensassi”.

LE CICATRICI COME SUPERPOTERI

“La vita è un percorso che non è mai al termine, la vita non è facile e si è sempre esposti all’amore e all’odio. A 40 anni non ho più bisogno di filtri né di nascondere le mie cicatrici che sono come superpoteri che non dobbiamo nascondere in alcun modo, perché possono anche essere d’aiuto a chi in quel momento sta attraversando quello che tu hai vissuto in passato. Condividere il peso con le altre persone è sentirsi libero”.

TOUR IN CORSIA AL SUPERMERCATO

A me piacciono i supermercati, quando ne parlo con i miei amici americani, scherzando parliamo di tour in corsia al supermercato. So tutto dei prodotti, di dove si trovano, i dettagli. Questo vale anche nella vita. Se avessi dovuto interpretare un ruolo ne ‘Il Diavolo Veste Prada’ sarei stato l’assistente di Miranda Priestley, ossia quello che sa di tutto un po’. Mi è successo anche quando vivevo a Manchester o un altre città all’estero, ho una infarinatura di tutto. Diciamo che il tour nei supermercati alla fine è anche una filosofia di vita (ride; ndr)”.

LA PANCHINA SANTUARIO DI XDONO

“C’è una panchina al parco di Latina davvero speciale. Su quella panchina ho scritto un pezzo di ‘Xdono’ perché non avevo fogli in mano e così è successo quando mi è venuta in mente la frase se quel che è fatto è fatto io però chiedo scusa e poi per la fretta ho scritto perdono con la X. Hanno ristrutturato quel parco e hanno lasciato intatta proprio quella panchina che ormai è diventata un santuario, dove tutti lasciano scritto qualcosa”.

IL COMING OUT È LIBERTÀ

Spesso alla parola coming out si associa la parole ‘difficile’. In realtà ho vissuto e abbiamo vissuto in una società in cui si diceva che essere gay non andava bene. Da qui il chiacchiericcio alle mie spalle, il dolore che provavo ogni volta, c’è stato anche il bullismo. Io credo che non si parli mai abbastanza del male della mente e del cuore, curarsi è importante, curare la propria mente è fondamentale. Io ho sempre pensato che il problema fosse dentro di me. A 40 anni vivo bene con me stesso. Capisco chi ha 50-60 anni e non ha la forza di dirlo, sono persone che hanno vissuto in un’epoca in cui essere gay era considerato un abuso sessuale. Invece i 20enni o i 30enni hanno vissuto in un momento più facile, in cui non è più un tabù l’omosessualità e se ne parla ovunque. Ecco in quel caso capisco meno chi non si vuole esporre ma ognuno ha i propri tempi. Il coming out l’ho fatto per me per il mio percorso ed è successo in un momento in cui nessuno lo aveva fatto, se non ami te stesso non puoi mostrare e comunicare felicità. La verità mi ha reso libero”.

MARGHERITA MOLTO PIÙ DI UNA COVER

“Margherita è una delle cover contenute nel disco “Accetto Miracoli – L’esperienza degli altri”. L’album per me è stata una reazione alla quarantena. Ho iniziato ad incidere delle cover, ma era più una cosa che stavo facendo per me. Poi mi sono accorto del materiale che avevo tra le mani e ne ho parlato subito con la mia discografica Universal. Sono molto legato a ‘Margherita‘ per diversi motivi. È stata la prima canzone che ho cantato davanti alla mia famiglia durante i festeggiamenti di una mia cugina. Qualcuno aveva saputo che cantavo nel coro gospel e mi ha chiamato sul palco a cantare. Avevo solo 17 anni. Margherita è il nome della mia adorata nonna. Il concerto di Riccardo Cocciante è il primo in assoluto che ho visto. Eravamo al palazzetto di Latina, lì, in quel momento mentre fissavo palco e strumenti avevo deciso che volevo quella cosa lì”.

(Credits: ©️Prime Video & Amazon Studios)

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