Si tratta di 30mila persone da monitorare. Qualora la “sperimentazione” avviata dovesse dare frutti confortanti, le attività verranno allargate a livello nazionale
Trentamila pazienti anziani e fragili monitorati periodicamente e tamponi di controllo “consigliati” per gli over 65 presso gli studi medici di prossimità. Prove tecniche di screening per le fasce a rischio nel Lazio, dove l’unità di crisi regionale sta cercando di adottare un controllo costante nel tentativo di limitare i danni dell’epidemia Covid e raffreddare la quota di ricoveri nei reparti e nelle terapie intensive. Il dipartimento Sanità della Regione Lazio ha approvato una determina che consente ai soggetti erogatori accreditati di effettuare periodicamente tamponi a domicilio nell’ambito del servizio Adi, assistenza domiciliare integrata. Parliamo di circa 30.000 persone che, indipendentemente dal Covid, già usufruivano di visite a domicilio da parte di infermieri e badanti, in quanto non autosufficienti o soggetti a rischio per disabilità o altre patologie. A questi pazienti, il personale inviato dalla Asl di riferimento, periodicamente somministrerà i tamponi rapidi, così da tenerli sotto controllo.
Le Asl potranno richiedere ai soggetti erogatori dei servizi – perlopiù cooperative accreditate – di ampliare gli accessi a domicilio a ulteriori assistiti Covid 19, fra quelli che si trovano in isolamento domiciliare ma che non avevano avuto accesso al circuito Adi. “Chiedo alle Asl di monitorare con attenzione il personale sanitario utilizzato e l’erogazione del servizio – dichiara l’assessore regionale alla Sanità del Lazio, Alessio D’Amato – La richiesta di tutelare maggiormente i pazienti più fragili mi è stata segnala anche da molti consiglieri regionali delle varie forze politiche”.
Ma non è tutto. Fonti regionali riferiscono che nei prossimi giorni potrebbe arrivare l’invito agli over 65 a contattare il proprio studio medico per programmare dei tamponi di controllo. Le difficoltà di approvvigionamento dei reagenti e dei kit per i test rapidi non rendono praticabile l’opzione per introdurre l’obbligatorietà. Negli ultimi 15 giorni circa 400 medici di famiglia hanno aderito all’appello del segretario romano della Fimmg, Pier Luigi Bartoletti, di organizzarsi all’interno dei propri studi per somministrare i tamponi antigenici ai propri assistiti. Sempre Bartoletti è a capo delle Uscar, le unità mobili regionali che in questi giorni provano – insieme al personale Asl a far visita ai circa 40.000 pazienti in isolamento domiciliare: un compito improbo, considerando le sole 4 unità mobili, motivo per il quale in Regione da giorni si sta studiando la possibilità di invitare i medici di base a organizzare – dietro contributo economico – dei piccoli staff che vadano a integrare le visite domiciliari.
Le modalità di screening delle fasce ritenute “a rischio” sono condivise con l’Istituto ‘Lazzaro Spallanzani’ di Roma. Il monitoraggio operato nel Lazio, come le altre attività Covid, sono in costante dialogo con il ministero della Salute. Qualora la “sperimentazione” avviata nel Lazio dovesse dare frutti confortanti, le attività verranno allargate a livello nazionale.