Il vaccino a Milano? Lo fai dal dentista. Dopo una sequela d’errori e ritardi, anche in Lombardia sono arrivati i vaccini tanto attesi. La Regione di Fontana però, volendo riscattarsi per efficienza, per errore ha instradato anziani e fragili non all’ospedale di riferimento, ma a una clinica odontoiatrica. E ora dovrà ricontattarli uno ad uno per indicargli l’indirizzo corretto, dopo due ore di blocco delle prenotazioni. Andiamo con ordine. In Lombardia dal 3 novembre è possibile prenotare i vaccini che saranno somministrati dalle varie Asst a partire dal 9 e iniziando dalle da “soggetti a rischio per età, categoria e condizione”. E il rischio, per alcuni, è stato di finire nel posto sbagliato. Perché al banco di prova della campagna vaccinale, la Regione registra una piccola defaillance che è costata ai cittadini ore e ore al telefono. Parte da un errore commesso dal Centro Unico di prenotazione: accogliendo le richieste per l’Asst Santi Paolo e Carlo, in zona sud Milano, li ha instradati non all’Ospedale militare di via Saint Bon al 3, designato come struttura per la campagna vaccinale dell’Asst, ma in via Beldiletto 1, sede della clinica odotontoiatrica. Al telefono veniva comunicato l’indirizzo corretto, nella conferma a stampa trasmessa via mail e nell’sms recapitato direttamente sul telefonino dell’assistito veniva invece indicato l’indirizzo della clinica.
Un errore di cinque chilometri rispetto all’ospedale di riferimento, che sta a Baggio, in un’altra zona e circoscrizione della Metropoli. A farne le spese sono stati un numero imprecisato di assistiti che devono presentarsi – possibilmente al posto giusto – nelle giornate del 13, 16 e 19 novembre. L’errore è emerso dalle prime telefonate in via Beldiletto, ma per tutto il giorno non se ne ha avuta notizia. La direzione sanitaria ha segnalato il problema alla Regione mentre i centralini (sbagliati) degli ospedali San Paolo e Carlo, già sotto pressione per la saturazione dei posti letto Covid, venivano presi d’assalto. “Ce ne siamo accorti presto perché ha chiamato un paziente rilevando l’errore”, fanno sapere dalla direzione sanitaria dell’Asst. “Abbiamo fermato le prenotazioni dalle 10 per le successive due ore, il tempo di capire cosa fosse successo. Procederemo alla rettifica di ogni comunicazione errata il prima possibile”. Per fortuna degli assistiti le somministrazioni partono il 9 novembre, per cui c’è il tempo di raggiungerli e comunicare il cambio di indirizzo, ma soprattutto pochi sono arrivati fino alla clinica a chiedere lumi. Se fosse accaduto a prenotazioni ravvicinate sarebbe stato un problema di sicurezza. In ogni caso, per 24 ore tanti anziani milanesi ma anche i loro medici di base cui venivano chiesti lumi sono rimasti appesi al filo del telefono senza ricevere risposta, anche a causa dell’intasamento dei centralini dedicati alla sanità di Regione Lombardia.
Il call center dell’Ats di Milano (02.85781) ieri era letteralmente impossibile da raggiungere. Al momento di scrivere registrava 27 chiamate in coda. “Si prega di restare in linea per non perdere la priorità acquisita” è il messaggio della speranza. Ma dopo 10 minuti di (inutile) attesa, il nastro congeda così quanti volessero chiarimenti o anche solo avvertire dell’errore: “Gentile cittadino, la ringraziamo per l’attesa. Le ricordiamo che il servizio è attivo dalle ore 8 alle 20 dal lunedì al sabato. A seguito delle numerose chiamate in coda, non siamo in grado di gestire la sua chiamata in tempi consoni. Per tanto la invitiamo a richiamare in un altro orario. La ringraziamo per la comprensione”. A onor del vero non è la prima volta che la Regione inciampa sulle comunicazioni, e non è neppure la più clamorosa. Il 25 maggio scorso un sms sbagliato dell’azienda sanitaria gettò nel panico un numero imprecisato di assistiti cui veniva erroneamente segnalata la vicinanza a un positivo Covid. I destinatari erano sbagliati, “errore informatico”. In quel caso, foriero di risvolti ben più pesanti, l’Ats della Regione dovette pubblicare una “comunicazione urgente” che dava conto dell’accaduto e rettificava l’errore inviando agli stessi destinatari un messaggio riparatore con tanto di scuse. Stavolta non è stata data alcuna comunicazione e pubblicità all’errore.