Cronaca

Vaticano, l’inchiesta sul palazzo di Londra: acquisiti documenti dal finanziere Mincione

Su richiesta della magistratura vaticana, le fiamme gialle eseguito perquisizioni nei confronti del finanziere originario di Pomezia, di Enrico Crasso, ex Credit Suisse poi a capo della fiduciaria Sogenel, per 27 anni gestore del patrimonio riservato della Segreteria di Stato, e di Fabrizio Tirabassi, ex responsabile amministrativo della Segreteria di Stato Vaticana con monsignor Alberto Perlasca

Nuovo blitz della Guardia di Finanza nell’ambito dell’inchiesta sul palazzo di Sloane Avenue a Londra. Su richiesta della magistratura vaticana, le fiamme gialle hanno eseguito acquisizioni di documenti nei confronti del finanziere Raffaele Mincione, di Enrico Crasso, ex Credit Suisse poi a capo della fiduciaria Sogenel, per 27 anni gestore del patrimonio riservato della Segreteria di Stato, e di Fabrizio Tirabassi, ex responsabile amministrativo della Segreteria di Stato Vaticana con monsignor Alberto Perlasca. Sono indagati dai magistrati della Santa Sede a vario titolo per peculato, corruzione, abuso d’ufficio, estorsione, truffa, riciclaggio e autoriciclaggio nell’ambito dell’inchiesta sulla compravendita dell’immobile londinese da parte della Segreteria di Stato.

Perquisizione anche per Renato Giovannini, preside della Facoltà di Giurisprudenza dell’Università degli Studi Guglielmo Marconi di Roma (non indagato nell’inchiesta), che è stato, secondo gli inquirenti vaticani, uno degli emissari della Segreteria di Stato nella trattativa con il broker molisano Gianluigi Torzi, che aveva rilevato per conto del Vaticano le quote della società che deteneva l’immobile di Londra dal finanziere Mincione e che per restituirle avrebbe preteso poi 15 milioni di euro.

Lo stesso Mincione ha confermato di essere stato perquisito. “Nella mattinata odierna è proseguita l’attività richiesta dalle autorità della Santa Sede per l’acquisizione di documenti e informazioni. In tale quadro, è stata fornita tutta la collaborazione richiesta e si è certi che le verifiche compiute confermeranno la totale estraneità rispetto a quanto ipotizzato dalle autorità della Santa Sede”, sostiene il broker di Pomezia, attivo da anni in Inghilterra. Già nel luglio scorso, su richiesta dell’Ufficio del promotore di giustizia vaticano, a Mincione erano stati sequestrati cellulari e ipad.

Proprio oggi Papa Francesco ha deciso d’intervenire sul denaro assegnato alla Segreteria di Stato. La gestione dei fondi, per volere del pontefice, è passata all’Apsa, l’Amministrazione del Patrimonio della Sede apostolica, sotto il controllo e la vigilanza, peraltro, della Segreteria per l’Economia. Il Papa aveva già espresso questa sua “volontà” in una lettera al cardinale segretario di Stato Pietro Parolin il 20 agosto scorso, ma ora, in una riunione tenuta ieri sera in Vaticano, ha dato corso operativo all’attuazione del passaggio “della gestione amministrativa dei fondi della Segreteria di Stato all’Apsa e del loro controllo alla Segreteria per l’Economia”, ha dichiarato oggi il portavoce vaticano Matteo Bruni, istituendo anche un’apposita “Commissione di passaggio e controllo”, che entra in funzione con effetto immediato, “per portare a compimento, nei prossimi tre mesi, quanto disposto nella lettera al segretario di Stato”. Tale Commissione è costituita da mons. Edgar Pena Parra, sostituto della Segreteria di Stato, mons. Nunzio Galantino, presidente dell’Apsa, e padre Juan Antonio Guerrero Alves, prefetto della Segreteria per l’Economia.