Società

Contro il Covid gli italiani dovrebbero essere tutti uniti. Altro che pietre in faccia

di Luigi De Gregorio

Il premier Conte sa chi sia Antoine? Lo ignoriamo. Ma di certo, a proprie spese, vive il refrain della nota canzone degli anni ’60: “qualunque cosa fai pietre in faccia prenderai”.

Egli è stato il premier europeo che, per primo nel mondo occidentale, applicò il lockdown totale per l’Italia ottenendo ottimi risultati. Arrivarono i complimenti dai Premier dei vari paesi europei. Ma non solo. Il direttore generale dell’Oms elogiò l’Italia: “Una lezione per il mondo intero”.

Ma nonostante il riconoscimento internazionale che portò il premier e l’Italia in una posizione apprezzata rispetto al negazionismo presto disconosciuto di Boris Johnson e alle giravolte di Trump e all’attendismo di Macron, le critiche non mancarono da parte di alcune forze politiche italiane e da parte di cittadini tifosi e faziosi, sempre e in ogni caso. Un amico d’infanzia, che in quanto tale non puoi disconoscere, a corto di argomenti razionali ha esclamato: “Conte tutto ciuffo e pochette” parafrasando il ‘tutto chiacchiere e distintivo’ di Al Capone, interpretato da De Niro. Quanto sopra conferma che Antoine con il suo refrain aveva ragione.

Arrivò l’estate e quasi tutti ci sbracammo con la complicità di un pizzico di ottimismo miscelato a sole mare e spiagge. E in un questo clima da alibi imperfetto, gli imbecilli e i negazionisti inneggiavano alla libertà, quella zoppicante che ostenta rozzamente “ognuno può fare quello che gli pare” senza tener conto degli altri.

Ma a metà ottobre lui, il Perfido, l’Invisibile, ci ha presentato il conto. I numeri pandemici, rispetto alla ormai lontana primavera, diventano drammatici e le varie curve si impennano. I pronto soccorso si intasano e le autoambulanze sostano in lunghe attese. Il numero dei positivi rispetto ai tamponi eseguiti cresce. Si teme che l’onda della pandemia della prima parte dell’anno diventi uno tsunami autunnale e distrugga il funzionamento minimo accettabile degli ospedali.

E così dopo vari Dpcm (anche settimanali, cioè con una frequenza dalla critica facile, se ignorate volutamente le diversità degli argomenti) dal 6 novembre è scattato il nuovo lockdown. Com’è noto, esso è differenziato in tre zone accomunate da una serie di parametri e durerà fino al 3 dicembre.

Premesso ciò, come al tempo della vendemmia si raccoglie l’uva, così al tempo del lockdown si prendono pietre in faccia.

E’ normale? In Italia sì. Mentre non risultano contestazioni ai Premier in altri paesi europei. D’altronde la nostra eccezione alla protesta continua su tutto: la facemmo pure nel lockdown di primavera, caratterizzato dalle bandiere tricolori, dai canti, dagli striscioni in cui si leggeva ‘tutto bene’ e ‘ce la faremo’.

E per le prossime settimane? Siccome la speranza odia morire, l’augurio è che a un evento epocale possa corrispondere un comportamento epocale: gli italiani tutti uniti contro il Covid.

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