Logge occulte. Legge Anselmi. Sembrano faccende di un altro mondo invece riguardano l’Italia di oggi. Lo raccontano tante cronache locali, come quella di Castelvetrano, cittadina del trapanese ben nota per gli ulivi e per i templi, perché lì venne sceneggiata molti anni fa l’uccisione del bandito Salvatore Giuliano, per il suo bassissimo tasso di alfabetizzazione e perché quella provincia coccola da tempo immemorabile il boss dei boss, Matteo Messina Denaro.

La locale procura ha chiesto oggi il rinvio a giudizio per diversi reati a carico di 19 persone, tra loro c’è anche l’ex deputato regionale (prima nell’Mpa e poi confluito nel Nuovo centrodestra) Giovanni Lo Sciuto (oggi agli arresti domiciliari), accusato di essere stato “socio promotore occulto della loggia” che tentava di alterare la vita politica della cittadina, pilotando l’assegnazione delle “pensioni false” erogate dall’Inps.

I 19 indagati – accusati a vario titolo di corruzione, induzione indebita, concussione, traffico di influenza illecita, truffa, falso, rivelazione segreti di ufficio e violazione, appunto, della Legge Anselmi – dovranno comparire il prossimo 20 novembre davanti al gup Samuele Corso che valuterà la proposta dei pm.

Tutto è nato dall’inchiesta Artemisia dei pm di Trapani (procuratore aggiunto Maurizio Agnello, sostituti procuratori Francesca Urbani, Sara Morri e Andrea Tarondo) che il 21 marzo dello scorso anno portò all’arresto di ventisette persone, tra cui l’ex sindaco della cittadina, Felice Errante, e l’allora candidato alla carica di primo cittadino. Nel blitz furono coinvolti anche i poliziotti Salvatore Passanante, all’epoca in servizio al commissariato di Castelvetrano, Salvatore Giacobbe, impiegato all’interno della questura di Palermo e Salvatore Virgilio, applicato alla Direzione Investigativa Antimafia (Dia) di Trapani – diciamo pure un piccolo campione di locale classe dirigente.

Allora, la faccenda è questa: Lo Sciuto e i suoi sodali avrebbero messo su una loggia massonica occulta (fuori del tradizionale circuito delle logge riconosciute) per gestire il controllo delle assunzioni nell’ente di formazione Anfe di Paolo Genco e delle assegnazioni di pensioni d’invalidità dell’Inps, attraverso Rosario Orlando, già responsabile del centro medico legale dell’ente.

Nella corposa (1236 pagine) ordinanza applicativa di misure cautelari dello scorso marzo firmata dal gip Emanuele Cersosimo si legge che “l’elemento che caratterizza l’associazione prevista dalla legge Anselmi da quella generica è costituito dalla finalità̀ di interferenza sull’esercizio delle funzioni pubbliche elencate dalla legge stessa. Attività di interferenza che non riveste in se stessa natura delittuosa (si pensi all’attività delle lobbies), acquistando natura illecita solo in virtù del carattere di segretezza proprio dell’associazione; segretezza che integra l’ulteriore elemento specializzante di tale fattispecie, non presente in quella dell’art. 416 c.p.”.

Uscendo dal giuridichese più o meno è così: l’articolo 416 del codice penale è quello relativo all’associazione a delinquere (il 416/bis riguarda l’associazione mafiosa) e tutela l’ordine pubblico mentre la legge Anselmi è finalizzata a proteggere la libertà e il pluralismo associativo, il corretto, libero e trasparente funzionamento di organi decisivi per la collettività nazionale. I magistrati trapanesi ci spiegano che l’associazione segreta si alimenta e si rafforza. Poi è interessante la riflessione sul carattere massonico dell’associazione.

Da presidente dell’Antimafia, Rosy Bindi chiese di chiamare la legge non solo Anselmi ma Spadolini-Anselmi, o anche solo Spadolini: comunque la si voglia chiamare la sua attualità è stringente così come dovrebbe esserlo il dibattito sul suo rafforzamento.

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