Maggioranza o opposizione oppure Rousseau. Sono le tre possibilità che stanno dividendo in questi giorni gli esponenti del Movimento 5stelle in Puglia, chiamati a decidere se accettare o meno l’invito del Governatore Michele Emiliano di entrare in maggioranza ottenendo anche due assessorati. Un dilemma già vissuto qualche mese fa quando stava per prendere il via la campagna elettorale per le regionali 2020. E se allora ha vinto la linea della fermezza di Antonella Laricchia, che ha fortemente rifiutato l’ipotesi di fare un passo indietro per creare l’alleanza col governatore uscente, questa volta il dibattito interno ai pentastellati potrebbe avere un esito diverso e, forse, più doloroso.
Ma a spulciare le cronache del passato, anche cinque anni fa, dopo la sua prima elezione come presidente della Regione Puglia, Emiliano aprì la porta al Movimento che rifiutò seccamente. Da allora, tuttavia, i tempi sono molto cambiati. Se in quegli anni il Pd era il nemico principale dei grillini, oggi i due partiti sostengono insieme il secondo Governo guidato da Giuseppe Conte. Ed è proprio da Roma che stanno tornando con forza gli inviti affinché Antonella Laricchia, archiviata la campagna elettorale al vetriolo, possa cambiare idea e scegliere di sostenere la giunta che Emiliano dovrebbe definire nei prossimi giorni. Non solo. Manifestazioni di apertura sono giunte anche da esponenti pugliesi del Movimento. Come Rosa Barone, foggiana con una laurea in farmacia, già presidente della commissione regionale antimafia e rieletta il 21 settembre per il prossimo quinquennio. Nelle scorse ore, proprio Barone, ha fatto sapere “dopo 5 anni di opposizione dobbiamo portare soluzioni ed incidere sulla vita dei cittadini“. Parole che hanno provocato la reazione di Laricchia che in un lungo post su Facebook ha definito l’ipotesi di formare una maggioranza diversa da quella che ha vinto le elezioni come “un’offesa alla volontà dei cittadini pugliesi” aggiungendo che “se un eletto con il M5S entrasse in maggioranza, che differenza ci sarebbe con uno dei tanti voltagabbana che abbiamo criticato nella scorsa legislatura? Non basta sentirsi migliori di loro per essere migliori di loro”.
Un presagio di guerra, insomma. Fonti interne al Movimento, però, spiegano che a differenza del passato questa volta potrebbe essere diverso e un atteggiamento estremamente oltranzista potrebbe portare all’isolamento della Laricchia. Un’impasse che qualcuno vorrebbe risolvere chiamando in causa la piattaforma Rousseau per dare la parola agli attivisti. Un’ipotesi che in tanti ritengono ormai chiara, ma che dovrà essere valutata a Roma prima che diventi una certezza. Intanto, il tempo a disposizione dei grillini sta trascorrendo: Emiliano, infatti ha a disposizione dieci giorni dalla formale elezione per nominare la giunta. Il countdown è iniziato lo scorso 26 novembre e che dovrebbe concludersi il prossimo 8 novembre, anche se da Bari fanno sapere che non si tratta di un termine perentorio. Se accettassero la proposta di Emiliano, in giunta potrebbero finire Grazia Di Bari, avvocato 47enne di Andria anche lei al suo secondo mandato, e la stessa Barone. A ilfattoquotidiano.it Barone ha detto di comprendere la posizione di Laricchia, ma ha aggiunto che entrare in giunta “potrebbe servire a incidere sulla linea di Governo in Regione e se dovessimo accorgerci di non avere margini di manovra, potremmo serenamente tornare all’opposizione”.
Nel frattempo, però, gli altri partiti non stanno a guardare. Con il ricalcolo degli eletti in maggioranza e la variazione delle presenze in consiglio regionale, gli alleati scalpitano per assicurarsi poltrone e incarichi. Il sogno di Emiliano di avere in giunta Massimo Bray, ex ministro della cultura e direttore dell’Istituto enciclopedia Treccani, sembra già sfumato: come ha riportato il Nuovo Quotidiano di Puglia, infatti, Bray avrebbe cortesemente risposto “no, grazie” assicurando al governatore collaborazione e “impegno per la Puglia”, ma non da assessore. Alcune deleghe sono già state assegnate: la sanità, com’è ornai noto, è stata affidata all’ex consulente Pierluigi Lopalco, ai dem Donato Pentassuglia e Raffaele Piemontese sono andati invece rispettivamente gli assessorati all’Agricoltura e al bilancio. Anche Sviluppo economico e lavoro sarebbe coperti. Il tempo della riflessione per il M5stelle, insomma, è quasi finito.