I carabinieri del Nucleo Operativo Ecologico di Venezia hanno scoperto un vasto traffico di rifiuti illeciti, che aveva come epicentro il Veneto, diventato punto di arrivo e di stoccaggio del materiale industriale proveniente soprattutto da Campania e Toscana. Due le società finite nel mirino, una di Albignasego, in provincia di Padova, la seconda di Modena. In totale le persone indagate sono circa 300, ma dovranno rispondere in via amministrativa anche le società interessate. A dirigere l’inchiesta è stata la Direzione Distrettuale Antimafia della Procura di Venezia.

Ma sono stati i carabinieri del Noe a condurre sul territorio le indagini cominciate quattro anni fa, dopo il sequestro di un capannone colmo di rifiuti proprio ad Albignasego. Partendo da quel rinvenimento, hanno individuato un gruppo di persone (alcune delle quali già segnalate per attività illecite nel settore) la cui preoccupazione era soprattutto quella di trovare capannoni per poi trasportarvi i rifiuti. L’impresa non è difficile in Veneto dove all’inizio degli anni Duemila si sono costruite migliaia di strutture, molte delle quali sono rimaste inutilizzate. Ma per essere adibite a discarica devono essere isolate, in modo da evitare che qualche attività economica confinante si possa lamentare per gli odori o gli strani movimenti di automezzi che riforniscono quelle che non sono nient’altro che discariche abusive.

Adesso la Procura di Venezia ha emesso i provvedimenti di perquisizione e sequestro. Un nuovo capannone è stato individuato a Boara Pisani (in provincia di Padova) e due aree esterne a Loria, in provincia di Treviso. Si tratta di proprietà appartenenti ad altrettante aziende in fallimento. Ma la rete dei sequestri si è estesa anche a capannoni che si trovano a Breda di Piave (Treviso), Agna (Padova) e Occhiobello (Rovigo). In queste strutture sono stati stoccati rifiuti per complessive 1500 tonnellate, per un illecito introito stimato in oltre 500.000 euro derivante dal mancato smaltimento dei rifiuti.

Secondo l’accusa al vertice dell’organizzazione ci sono 8 persone, attraverso due società costituite “ad hoc”. Si tratta di italiani, cinque dei quali abitanti in Veneto, alcuni dei quali si trovano già detenuti per inchieste analoghe. Pur non avendo autorizzazione, oppure presentando documenti contraffatti, provvedevano a ritirare i rifiuti presso aziende artigianali della Campania (si tratta in particolare di materiale plastico) o della Toscana (in questo caso soprattutto rifiuti tessili). Ricevevano dalle imprese le somme che avevano pattuito, ma invece di procedere allo smaltimento si limitavano a portare i rifiuti nei capannoni (privi di autorizzazione) e ad abbandonarli. Sulla base dei Formulari di Identificazione dei Rifiuti, i carabinieri hanno ricostruito altri 210 conferimenti da parte di industrie tessili della Toscana. In quel caso sono stati individuati 306 titolari di altrettante ditte, in gran parte cinesi, che operano nei distretti tessili di Prato e Pistoia. Saranno le Procure locali ad occuparsi delle loro posizioni.

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