“I calabresi meritano subito un nuovo commissario, pienamente capace di affrontare la complessa e impegnativa sfida della sanità”. Così il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte annuncia la defenestrazione di Saverio Cotticelli, il plenipotenziario alla sanità calabrese che si è dimesso un minuto prima di essere cacciato per la surreale figuraccia di cui si è reso protagonista: nel corso di un’intervista ha ammesso candidamente di non essere a conoscenza delle disposizioni del Governo che lo indicavano come “responsabile del programma operativo per la gestione dell’emergenza Covid”, di una regione appena scivolata in zona rossa e alle prese con la mancanza di medici e posti letto di terapia intensiva. La figuraccia davanti alle telecamere è tale che il governo è dovuto intervenire. E a ore si aspetta la nomina del sostituito.
A incaricare il generale Cotticelli era stato il primo governo Conte. Era il 7 dicembre 2018, la sanità calabrese versava in condizioni drammatiche, non molto diverse da quelle odierne, dopo ben 11 anni di commissariamento. La proposta era arrivata sul tavolo del ministro dell’Economia e delle finanze a cui spetta la nomina (allora a guidarlo era Giovanni Tria) dall’allora ministra della Salute Giulia Grillo che aveva puntato sull’ex generale per imprimere una svolta ai programmi di rientro in corso ormai dal 2009. La scelta era stata confermata il 19 luglio 2019, e ancora tre giorni fa dal ministro Speranza, col Decreto Calabria “bis” che assegna risorse e poteri per far fronte a un rosso di 160 milioni che impatta sempre più sulla capacità di risposta all’emergenza sanitaria in corso.
L’altezza delle date rende surreale il calore con cui la politica sta salutando la defenestrazione. Matteo Salvini, ad esempio, adesso punta il dito contro l’attuale governo al motto: “Commissario scandaloso come chi l’ha nominato”. Ma a nominarlo fu il governo gialloverde, di cui Salvini – forse distratto – faceva parte. Anzi, riprendendo l’atto (scarica) a vistarlo è stato anche l’allora ministro per gli Affari Regionali che era la leghista Erika Stefani. La nomina è infatti del Mef, di concerto con Salute e sentito il ministero degli Affari regionali.
Il governo è sempre più confuso e a pagare sono i cittadini. Nomina un “commissario” per la Calabria e lo toglie dopo poche ore… La scandalosa inadeguatezza di #Cotticelli dimostra la scandalosa inadeguatezza di tutto il governo. pic.twitter.com/ue12MUR87Z
— Matteo Salvini (@matteosalvinimi) November 7, 2020
Chiusa la parentesi sulle reazioni, va anche rilevato che l’incompetenza palesata nel servizio di Rai3 era alquanto insospettabile. Non tanto o solo per il curriculum del generale dei Carabinieri, che fu anche capo dei Nas in sanità e che finì la sua carriera da presidente del Consiglio Centrale di Rappresentanza Militare (Co.Ce.R). A riprendere le dichiarazioni della prima nomina si nota infatti quanto fosse accentuato l’aspetto, sacrosanto, della “risposta legalitaria” alla malagestio riflessa nei conti in rosso delle ats calabresi. La Grillo, che al momento non si è esposta, all’epoca aveva salutato la scelta proprio in termini di “figura di garanzia per legalità, trasparenza e competenza”. L’ordine delle parole forse non era casuale.
L’esigenza di catapultare nella sanità carabinieri e finanzieri era tutt’altro che campata in aria. Se Cotticelli esce di scena oggi con lo stigma dell’incompetenza, i predecessori lo hanno fatto con accuse peggiori. Massimo Scura e Andrea Urbani, già componente della direzione generale della programmazione sanitaria del ministero della Salute – sono finiti indagati in un’inchiesta della procura di Catanzaro per gli emolumenti versati per nove e non dovuti non dovuti, decretati proprio dalla struttura commissariale per il piano di rientro, a dirigenti medici che non avrebbe dovuto ricevere retribuzioni aggiuntive. L’erogazione delle indennità è stata interrotta alla fine della scorso anno, proprio dal commissario ad acta in carica, proprio il generale Saverio Cotticelli. Ma l’onestà, da sola, come dimostra l’epilogo della storia, non basta.
Era emerso in Calabria fin dall’inizio dell’emergenza. Quando a doversi dimettere sotto gli occhi di una telecamera era stato il Capo della Protezione Civile Domenico Pallaria, che durante una puntata di Report di fine marzo aveva ammesso: “I ventilatori polmonari? Non so nemmeno cosa siano”.