Chi contesta l’inserimento della sua Regione in zona rossa e chi arriva ad accusare il governo di aver “salvato” gli enti governati da giunte politicamente vicine “è in malafede“. Perché “non c’è alcun margine di discrezionalità politica nell’ordinanza del ministro Speranza” e le Regioni “sono parte integrante di questo meccanismo“. A ribadirlo, in linea con le spiegazioni arrivate giovedì dal titolare della Salute, è il presidente del Consiglio Giuseppe Conte intervistato dal Corriere della Sera. “Sono sei mesi che l’Iss sta sperimentando, insieme alle Regioni, questo meccanismo di monitoraggio”, ricorda Conte. “Le Regioni lo alimentano con i dati inviati periodicamente e ne certificano i risultati attraverso i loro rappresentanti che fanno parte della cabina di regia“. Insomma: sono loro a gestire i numeri che vengono confrontati con i 21 parametri attraverso i quali si determina se una zona è ad alto rischio contagio e va sottoposta alle restrizioni più dure previste dal dpcm.
Per “rendere ancora più chiaro e trasparente il meccanismo di monitoraggio, in modo che la comunità scientifica e tutti i cittadini possano accedere a queste informazioni”, nel decreto Ristori bis è stata inserita una norma ad hoc, spiega Conte. E’ previsto che il ministero della Salute ogni settimana pubblichi “sul proprio sito istituzionale e comunica ai presidenti di Camera e Senato i risultati del monitoraggio dei dati epidemiologici”. La norma prevede inoltre che “i verbali del Comitato tecnico-scientifico e della Cabina di regia” che si occupa del monitoraggio, siano “pubblicati per estratto” sul sito del ministero della Salute.
Visto che nessuno ha mai messo in discussione prima il meccanismo di monitoraggio che ha portato alla divisione dell’Italia in tre fasce, “rifiutarlo significa portare il Paese a sbattere contro un nuovo lockdown generalizzato“, avverte il premier. Secondo cui l'”unità” invocata dal capo dello Stato Sergio Mattarella “significa solidarietà, non omogeneità“, come del resto hanno sempre chiesto i governatori stessi. “Non sono giornate felici per le aree rosse – riconosce Conte -. I cittadini sono costretti a un nuovo regime molto penalizzante perché sono misure che limitano la circolazione e rischiano di deprimere tanti ristoratori, esercenti attività commerciali e operatori economici. Ma anche le aree arancioni e gialle sono sottoposte a misure restrittive, pur differentemente graduate. Non facciamo tutto questo a cuor leggero. Solo così possiamo contrastare il Covid e vincere questa battaglia. Speriamo il più presto possibile“.
Il dpcm sarà in vigore fino al 3 dicembre e non è possibile in questo momento prevedere se a quel punto le restrizioni dovranno continuare. In ogni caso “non immagino feste natalizie con baci e abbracci, cenoni e tombolate”, spiega Conte. Ma “spero ci guadagneremo un po’ di serenità e che l’economia potrà marciare a pieno regime”.