A dare la notizia, il quotidiano La Verità. Poi la conferma dell'agenzia Ansa. Sono stati iscritti nel registro degli indagati presso la Procura di Firenze. A ricevere l’avviso di garanzia inviato il 2 novembre scorso anche Alberto Bianchi e Marco Carrai. Le somme, secondo gli inquirenti, erano “dirette a sostenere l’attività politica" dell'ex premier, dell'ex ministra e dell'ex ministro dello Sport
Finanziamento illecito attraverso la Fondazione Open. Con questa accusa l’ex premier Matteo Renzi, l’ex ministra Maria Elena Boschi e l’attuale deputato del Pd, Luca Lotti, sono stati iscritti nel registro degli indagati presso la Procura di Firenze, secondo quanto riportato dal quotidiano La Verità e poi confermato anche dall’agenzia Ansa. A ricevere l’avviso di garanzia, inviato il 2 novembre scorso, anche i già indagati Alberto Bianchi e Marco Carrai, rispettivamente ex presidente e membro del consiglio direttivo della fondazione renziana, che comprendeva anche Boschi. Meno di due mesi fa, il 15 settembre, la Cassazione aveva accolto il ricorso di Carrai contro il sequestro di documenti e pc nell’ambito dell’inchiesta. Le indagini, condotte dai pm Luca Turco e Antonino Nastasi, sono state assegnate al Nucleo di polizia economico finanziaria della Guardia di Finanza.
A tutti loro – riporta l’articolo de La Verità firmato da Giacomo Amadori – è contestato il finanziamento illecito continuato “perché in concorso tra loro, in esecuzione di un medesimo disegno criminoso (…)” Bianchi, Carrai, Lotti e Boschi in quanto membri del consiglio direttivo della Fondazione Open “riferibile a Renzi Matteo (e da lui diretta), articolazione politico- organizzativa del Partito democratico (corrente renziana), ricevevano in violazione della normativa citata i seguenti contributi di denaro che i finanziatori consegnavano alla Fondazione Open”: circa 670.000 euro nel 2012, 700.000 nel 2013, 1,1 milioni nel 2014, 450.000 nel 2015, 2,1 milioni nel 2016, 1 milione nel 2017 e 1,1 milioni nel 2018.
Nell’atto prodotto dalla Guardia di Finanza, Matteo Renzi viene identificato come segretario nazionale del Partito Democratico per quasi cinque anni, nonché parlamentare del Senato. Boschi invece viene identificata quale parlamentare, componente e poi coordinatrice della segreteria nazionale del Pd. Entrambi, come noto, da circa un anno sono usciti dal Partito Democratico, fondando Italia Viva. Lotti, invece, ne fa ancora parte. Le somme, secondo gli inquirenti, erano “dirette a sostenere l’attività politica di Renzi, Boschi e Lotti e della corrente renziana”. La documentazione a cui si fa riferimento, secondo il quotidiano, sarebbe stata acquisita durante le perquisizioni subite dalla Fondazione lo scorso anno, quando i finanzieri hanno scandagliato i finanziamenti ricevuti da oltre 30 imprenditori legati da rapporti di vario tipo con Open tra il 2012 e il 2018 (anno della sua chiusura), per un somma totale raccolta di circa 7,2 milioni di euro. Tutti gli indagati sono ora invitati a comparire negli uffici della procura fiorentina il 24 novembre per l’interrogatorio.
I diretti interessati ancora non hanno commentato la notizia, ma da fonti di Italia Viva trapela “sorpresa e incredulità” per le scelte dei pm, specie “dopo che la sentenza della Corte di Cassazione aveva smentito con nettezza l’operato dei pm proprio su questa inchiesta”. Il riferimento è alla decisione della Suprema corte di accogliere il ricorso presentato da Carrai contro il sequestro dei suoi documenti. Nel pomeriggio Matteo Renzi interverrà all’Assemblea del partito, ma stando a quanto si apprende eviterà di entrare in polemica con i magistrati, affidando la discussione nel merito del provvedimento agli avvocati.