Da Milano a Torino fino a Roma. La protesta dei rider si allarga sempre di più in tutta Italia. Tre giorni di scioperi e cortei spontanei contro il nuovo contratto collettivo definito “pirata” entrato in vigore il 3 novembre. “Oggi non si consegna”, gridano i fattorini ai propri colleghi che aspettano l’ordine di fronte ai fast food milanesi. In qualche caso il cibo viene gettato a terra. Picchetti veri e propri che hanno portato alla sospensione del servizio in alcuni alcuni punti vendita. E a Torino ieri sera, la polizia in tenuta antisommossa ha respinto il corteo di un centinaio di rider con alcune cariche nel centro città e davanti a un Mc Donalds’s. “Non è vita se non lotti, sciopera sciopera”, cantano nella loro lingua pashtu un gruppo di lavoratori davanti al fast food. “La prima risposta delle aziende è stata quella di dare dei bonus a chi sceglie di lavorare durante le ore dello sciopero”, spiega Martina, una rider torinese. Un incentivo che non ha fermato la protesta partita venerdì scorso da Milano e che in pochi giorni si è diffusa in tutta Italia.
“Prima ci hanno ricattato per farci accettare il contratto e adesso rispondiamo scioperando”, spiega Marco, un rider milanese. Lui, come tanti suoi colleghi di Deliveroo, aveva ricevuto la mail dall’azienda che proponeva il nuovo contratto come unica possibilità di lavorare con l’azienda. “Un ricatto vero e proprio”, dice il lavoratore. Una situazione vissuta anche dai rider di Just Eat. Se non si accettano le nuove condizioni, non ci si può loggare all’app. Ma i rider non ci sono stati e il 3 novembre, giorno in cui è entrato in vigore l’accordo, sono iniziati gli scioperi spontanei per la città. “Il nuovo accordo mantiene il cottimo e abbassa le tariffe di tutti – spiega il collettivo di rider Deliverance Milano – Ubereats su tutti, 1,99€ a consegna con lavoratori in turno tutto il giorno che guadagnano poco o niente; Deliveroo che ha abbassato le paghe e tolto i turni, Glovo che ha portato la paga base da 2€ ad 1,30 con la parte variabile per km che è passata da 0,63 a 0,50; ed infine JustEat che ha allungato le tratte e diminuito la paga minima, portata sotto i 6€”.
“Questo è il modo per ringraziarci dopo averci chiamato eroi – sospira Martina ripensando al primo lockdown – consegnavamo la spesa a chi era malato, il cibo a chi non poteva uscire. Non ci siamo mai fermati, anche se le aziende non ci davano le mascherine”. Se la battaglia dei rider in primavera si era concentrata sul diritto a ricevere i dispositivi di protezioni individuale, con la seconda ondata la battaglia si è spostata sul piano dei diritti. “Non siamo schiavi, siamo umani – conclude il collettivo Deliverance Milano – Meritiamo il vostro rispetto, una paga degna e le garanzie che ci spettano, quali lavoratori a tutti gli effetti. Basta ricatti”.