Tempi record, questa volta, non c’è che dire. Manco ci fosse una ghigliottina a cronometro sulla possibilità che la civilizzazione arrivi a meta. Succede in Polonia, dove la corte costituzionale ha vietato l’aborto anche in caso di malformazione del feto, rendendo di fatto la pratica illegale. Eppure passi in avanti se ne sono fatti nell’ultimo periodo, questo va riconosciuto. Non abbastanza, evidentemente, da impedire di concepire enormità e poi, liberamente distribuirle dall’alto, precisamente da un pulpito. E questo succede da noi.

Lo sa – o dovrebbe saperlo – il vicario del vescovo di Macerata che cosa significhi parlare da un luogo privilegiato, quantomeno sopraelevato. Ma ben si è guardato dall’intuire i risultati della sua domanda retorica posta alla platea in ascolto: è più grave la pedofilia o l’aborto? Parole violentissime, gravi, che fondono e confondono un diritto (legge osservata) con un reato (legge violata).

Che cosa manca ancora a questo Paese per diventare uno Stato in cui nessuno si senta al di sopra delle leggi che ci tutelano? Dove si infrange la possibilità di parlare con la dovuta attenzione a ciò che si dice, e soprattutto tenendo fortemente in considerazione la posizione dalla quale si parla e – ancora peggio – dalla quale si è ascoltati?

Avvilente è la parola che mi ha sopraffatto nel cercare una risposta. Seguita, un attimo dopo, dal desiderio irrefrenabile di parlare con mia figlia. Quindici anni e un futuro davanti in cui sarà chiamata a fare scelte, a prendere posizioni, a volere dei percorsi e non a esserne travolta. A decidere quando e se è il momento di intraprendere strade importanti. Libertà è la via sulla quale si è cercato di tracciare i binari che la vedono crescere. Capacità di giudizio è la meta per la quale le si chiede di lavorare giorno dopo giorno, incessantemente.

Nessuno esclude che migliaia di adolescenti possano trovarsi di fronte al dilemma di una vita. Nonostante le campagne di sensibilizzazione, l’uso consigliato fino alla nausea di strumenti contraccettivi, le pubblicità progresso e le raccomandazioni familiari.

Ma tutti dobbiamo lavorare da cittadini affinché i nostri adolescenti sappiano che cosa è un diritto, che cosa un dovere e che cosa un reato. Questo dobbiamo pretenderlo: che conoscano la differenza radicale tra questi tre concetti. E bisogna avere il coraggio di mettere a tacere enormità come quelle espresse da posizioni che fanno leva su predelle sopraelevate; che hanno rischiato di dominare spazi di informazione, di essere ascoltate comunque in nome di un diritto al pensiero diverso. No. Non tutto va accolto, ascoltato, lasciato passare indiscriminatamente. Il fatto che ognuno abbia la propria idea non significa che ciascuno possa dire la sua. Chi conosce il peso delle parole (e chi fa informazione dovrebbe sentirlo) sa che deve esserci un momento in cui bisogna alzare paletti e mettere limiti.

Mentre penso questo, trovo il primo ramo al quale aggrapparmi: l’Oms. Per l’agenzia dell’Onu le gravidanze nelle teenager sono un importante indicatore di sviluppo di una società, che va tenuto ai minimi livelli. E non è un caso che valuti che i benefici della cosiddetta contraccezione “d’emergenza” superino i rischi del metterla in pratica. Insomma: prendere la pillola “del dopo” non è in alcun modo una via per evitare i momenti critici che le più giovani potrebbero incontrare.

Secondo ramo, mi ci aggrappo di corsa: l’Aifa, l’agenzia del farmaco, che ha recepito le indicazioni dell’Oms e ha definito la pillola dei cinque giorni dopo uno “strumento etico”, tanto da consentire alle minorenni di acquistarla in farmacia senza presentare la richiesta medica (percorso prima riservato solo alle maggiorenni). Traguardo importante, numeri importanti. Il primo, in caso di rapporto non protetto, la gravidanza è possibile solo per 9 ragazze su mille. Il secondo, la data in cui l’Aifa apre alle minorenni: 8 ottobre 2020.

Non così tanto tempo fa, a ben pensarci, da giustificare il vuoto di memoria del religioso mantovano. Eppure tant’è.

Parlerò con mia figlia, nei tempi lasciati liberi da una didattica che inchioda al video e in quelli rubati dal Covid a una passeggiata tra amiche, amici. Cercherò di spiegarle bene la differenza tra che cosa è un diritto, che cosa un dovere e che cosa un reato. E mi affiderò, lo confesso fin da ora, ai buoni libri che come sempre hanno avuto la capacità e la forza di arrivare prima. Le proporrò di leggere, ora è il tempo giusto per farlo, il meraviglioso La figlia del dottor Baudoin, della superlativa Marie Aude Murail. Solo la letteratura, sì, la letteratura, perché qui la narrativa ha fatto un passo più in là, può dirci così bene che in questo nostro viaggio che è la vita, tutto può succedere ma che proprio per questo, anzi a maggior ragione, un figlio si deve avere quando si sceglie di averlo e perché lo si vuole. Senza sensi di colpa, e con l’aiuto della famiglia e dello Stato.

A proposito, durante quella che doveva essere la notte dei dolci, degli scherzi, dei morti viventi, dei fantasmi (del passato e non solo) e dei mostri da sconfiggere per sempre, la Polonia è scesa in piazza per dire no alla legge contro l’aborto.

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