“Le mascherine non servono a un cazzo, ve lo dico in inglese stretto. Sapete cosa serve? La distanza. Perché per beccarti il virus, se io fossi positivo, dovresti baciarmi per 15 minuti con la lingua in bocca“. È il 27 maggio e l’allora commissario dell’Asp di Cosenza, Guglielmo Zuccatelli, riceve nel proprio ufficio una delegazione del collettivo Femin – Cosentine in lotta, che dalla mattina di quel giorno protestano per chiedere la riapertura in sicurezza di ambulatori e consultori. Durante l’incontro si parla della situazione sanitaria della provincia. Poi il discorso, inevitabilmente, cade sulle conseguenze dovute alla pandemia da Covid-19. È a quel punto che Zuccatelli, come si vede nel video, tira fuori le proprie credenze in merito alla trasmissione del virus. Prima le mascherine che non servono a nulla. Poi il bacio alla francese, prolungato, per almeno 15 minuti. Una delle attiviste prova a contraddirlo: “Non penso stiano così le cose”. Lui allora alza la voce: “No, no, il virus lo becchi se le gocce di saliva ti arrivano addosso per minimo 15-20 minuti”.
Dopo la pubblicazione del video, Zuccatelli si è difeso dicendo che quelle parole erano state pronunciate all’inizio della pandemia: “Nella prima fase dell’epidemia la comunità scientifica internazionale riteneva che l’uso delle mascherine fosse da riservare ai soli contagiati e ai sanitari .L’esperienza di questi mesi, tuttavia, ci ha insegnato che si tratta di un virus per molti versi ancora sconosciuto per evoluzione e modalità di diffusione. Le conoscenze si sono consolidate nel corso dei mesi, in accordo con gli studi scientifici condotti. Le mie affermazioni errate, estrapolate impropriamente da una conversazione privata risalgono al primo periodo della diffusione del contagio“.
Video Femin – Cosentine in lotta