Cultura

“La prima bomba”, la strage di Piazza Fontana diventa un fumetto noir. La disegnatrice: “Così tra fiction e realtà lo spettatore si immedesima”

di Emilia Trevisani
Le proteste di piazza, gli ordigni sui treni, la tensione dei mesi che precedono lo scoppio della bomba alla Banca Nazionale dell’Agricoltura di piazza Fontana a Milano, in cui il 12 dicembre 1969 morirono 17 persone e altre 88 furono ferite. L’Italia e la Milano di quei giorni bui sono raccontate in “La prima bomba”, la nuova graphic novel dello scrittore e giornalista Marco Rizzo e della disegnatrice e illustratrice La Tram, in uscita per Feltrinelli Comics dal 5 novembre.

“Il protagonista della storia è un ispettore della Buoncostume di Milano, Curzio Naso, personaggio inventato dalla penna di Marco Rizzo, lo sceneggiatore – racconta La Tram intervistata dal fattoquotidiano.it nella sua casa atelier – Naso è un ex fascista, quindi un personaggio non ascrivibile al mondo delle proteste. Attraverso il suo sguardo andiamo a vedere gli eventi che si susseguono fino ad arrivare al clou delle storia, quindi la strage di piazza Fontana, la prima bomba, ovvero la bomba che ha dato origine ai cosiddetti anni di piombo in Italia. La cosa interessante del libro secondo me è che mischiando fiction con realtà fa sì che lo spettatore si possa immedesimare in una situazione familiare, come quella di un ispettore che ha una figlia diametralmente opposta al suo modo di pensare. Una ragazza come Matilde, interessata alle manifestazioni, a leggere i libri su Che Guevara, che frequenta i circoli anarchici. Chiaramente questa cosa determina una serie di conflitti familiari che vanno di pari passo poi con la storia quella vera, con quello che è successo davvero. Lo stesso Naso piano piano comincia ad avere una maggiore consapevolezza di quello che sta accadendo così come tutte le persone che hanno vissuto quegli anni e che hanno visto insinuarsi questo terrore, questo clima pesante, teso, nella vita di tutti i giorni”. Tutte le ambientazioni del libro sono il frutto di una ricerca iconografica certosina: “Abbiamo avuto una grande cura nel cercare di riprodurre nel modo più esatto possibile i luoghi in cui sono avvenuti i fatti. Tutto quello che è stato rappresentato nel libro, al massimo delle nostre possibilità, è stato vagliato attraverso foto dell’epoca, cartoline, racconti di chi ha vissuto nei luoghi che compaiono nel fumetto”.

“La prima bomba”, in cui i volti dei protagonisti dell’eversione fascista e stragista sono coperti da una cancellatura, uno scarabocchio nero che si diraderà solo alla fine, è un fumetto noir che riflette anche graficamente l’atmosfera di quel periodo: “La ricerca dello stile è stata per me che sono la disegnatrice la cosa più interessante oltre che in parte problematica – spiega La Tram – siamo partiti da un’idea totalmente diversa rispetto a quello che poi è diventato il libro, volevamo dare un senso più coerente con quello che è lo stile noir in generale. Quindi avevo pensato a uno stile a pastello con una palette vintage ma poi mi sono chiesta personalmente in che modo potessi interpretare proprio al livello di sensazione personale quello che Marco aveva scritto. I miei genitori, le persone che li hanno vissuti, me li hanno sempre raccontati come dei giorni aspri, tanto da non potere uscire nemmeno per fare la spesa in modo sereno e tranquillo. Sentivi la presenza gravosa della polizia dappertutto, ti sentivi sotto processo anche soltanto per aver giocato a pallone in mezzo alla strada. Questa atmosfera così grave, di asperità, ho voluto trasformarla in una palette molto acida, con colori molto saturi, molto luminosi, accompagnati da una palette più tipicamente del noir quindi più grave, più nera. Per quanto riguarda invece la parte che ho preferito disegnare e che mi ha toccato nel profondo, sicuramente è stata la sequenza che riguarda l’incontro di Naso con Pinelli. Questo perché credo che la figura di Pinelli non sia mai stata completamente riabilitata dalla Storia e dalla stampa. Ci siamo presi la libertà di dargli voce personalmente in un colloquio che fa parte di una sequenza a mio vedere molto toccante, in cui parlano sul naviglio della Martesana e che spero in qualche modo faccia percepire ai lettori l’affetto con cui entrambi l’abbiamo rappresentato”.

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