“Non è il momento delle polemiche. Se è stata proposta questa regola della mascherina al banco a scuola da parte del governo dobbiamo cercare di accettarla certi che non causa alcun problema alla salute dei bambini”. Parola di Antonella Viola, immunologa dell’Università di Padova e direttrice scientifica dell’Istituto di ricerca pediatrica Irp-Città della Speranza. Contattata da ilfattoquotidiano.it, la ricercatrice, non ha dubbi: “E’ stata fatta la scelta giusta. I contagi sono aumentati e la gestione della classe è diventata sempre più complicata. La scuola non è fonte di diffusione del virus, ma c’è anche lì. La mascherina fissa al banco è una protezione in più per i bambini e per le loro famiglie”.
Una sola avvertenza: “Ogni quattro ore dev’essere cambiata perché si umidifica e potrebbe favorire il proliferare dei batteri”. Un’indicazione che comporterebbe un aumento della distribuzione dei dispositivi di protezione da parte del commissario Domenico Arcuri. E a chi pensa che la mascherina debba essere evitata per gli allievi di sei-sette anni, Viola spiega: “L’associazione nazionale dei pediatri italiani ha detto che può essere usata anche a quell’età”. Nessuna conseguenza nemmeno sul piano psicologico: “Mi sono confrontata con pedagogisti e psicologi. Tutto dipende da come il genitore fa vivere al bambino l’uso della mascherina. Deve diventare come quello dei guanti, del cappello in inverno. Non va drammatizzato”.
Quanto agli aspetti legati alla salute Viola era già intervenuta sul suo profilo Facebook nei giorni scorsi, puntualizzando una serie di aspetti. Il primo: “Le mascherine sono realizzate con materiali traspiranti che non bloccano l’ossigeno, non influenzano la capacità del bambino di concentrarsi o imparare a scuola”. Il secondo: “Le molecole di anidride carbonica sono molto piccole, molto più piccole delle goccioline respiratorie. Non possono essere intrappolate dai materiali traspiranti delle mascherine”. Il terzo: “Indossare una mascherina per il viso non indebolisce il sistema immunitario né aumenta le possibilità di ammalarsi”.
Spiegazioni che non hanno convinto ancora molti genitori. In queste ore sono scattati scioperi, petizioni, lettere dei sindaci alla ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina: tutti contro la mascherina da tenere sempre al banco. La novità introdotta dal Dpcm firmato dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte, il 3 novembre scorso, che prevede “l’uso obbligatorio di dispositivi di protezione delle vie respiratorie salvo che per i bambini di età inferiore ai sei anni e per i soggetti con patologie o disabilità incompatibili con l’uso della mascherina”, ha scatenato parecchi genitori.
Non stiamo parlando solo di “no mask” e negazionisti, ma di mamme e papà che sono preoccupati dal fatto di lasciare i figli per sei ore senza poter aver bocca e naso liberi. In molti non hanno compreso la ratio dell’iniziativa del governo, nonostante dovrebbe essere intuitivo che di fronte all’aumento dei contagi si è deciso di imporre ulteriori restringimenti anche a scuola. La protesta parte dal Nord, dal Trentino. Oggi in val di Fiemme e in val di Fassa, gli studenti delle medie e della primaria non sono entrati in aula. Decine di famiglie hanno deciso di dimostrare il loro dissenso nei confronti della disposizione del governo, tenendo a casa i loro figli. Ma non solo. In poche ore mamme e papà hanno raccolto 907 firme per inviare una missiva alla Azzolina per chiedere di sospendere l’obbligatorietà della mascherina.
Nel documento i genitori scrivono: “Esistono molti studi che dimostrano come la mascherina indossata per molte ore al giorno obblighi bambini e ragazzi a respirare aria pesantemente viziata”. Con loro anche l’assessore provinciale all’istruzione Mirko Bisetti che ha chiesto spiegazioni al Comitato tecnico scientifico. A Civitavecchia a prendersi cura delle lamentele dei genitori è il sindaco Ernesto Tedesco che hanno preso carta e penna per scrivere a viale Trastevere e al presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti: “Non appare ingiustificata – cita la lettera del primo cittadino – la richiesta di spiegazioni di tanti genitori che si chiedono perché quando i loro figli sono seduti al banco, proprio in una situazione di garantito distanziamento, debbano per ore indossare le mascherine”.
In Basilicata, il gruppo “Genitori Consapevoli” ha invece chiamato in causa il difensore civico regionale: mamme e papà ritengono che il Dpcm non porti alcuna variazione rispetto ai protocolli adottati. Sulla stessa linea la lettera – petizione che alcuni genitori hanno scritto al dirigente dell’istituto comprensivo “Della Rovere” di Urbania: “Siamo seriamente preoccupati per l’uso ininterrotto e prolungato di tali dispositivi in quanto gli stessi possono avere effetti negativi sia sulla salute fisica oltre che dal punto di vista psicologico , specie sui bambini di età inferiore ai 10 anni. Tale obbligo non è in alcun modo previsto dall’ultimo Dpcm ma è frutto di fraintendimento”. Anche in questo caso chi ha scritto la petizione si appella al fatto che nel Dpcm vi sia la dicitura “con salvezza dei protocolli e delle linee guida anti contagio”. In altre parole secondo i genitori i protocolli varrebbero molto più del provvedimento di Conte.
Ma non basta. C’è anche chi in queste ore rileggendo il decreto del 3 novembre ha notato che nella parte che riguarda l’uso obbligatorio dei dispositivi non è specificato “al banco” o “in posizione statica”. Un appiglio che il ministero ha smontato con una circolare del ministero dell’Istruzione. Anche il coordinatore del Cts, Agostino Miozzo, è intervenuto sulla questione. In riferimento all’uso della mascherina a scuola in una recente riunione al ministero dell’Istruzione, il Cts ha espresso consenso unanime per l’uso obbligatorio della mascherina durante tutte le attività scolastiche in presenza, anche con il distanziamento di un metro in contesto statico: “La decisione – ha spiegato Miozzo – è stata assunta in considerazione del fatto che in questo momento la curva epidemica è in preoccupante crescita e si rileva un rischio di contagio alto”. Il capo del Cts ha anche sottolineato che nei contesti sanitari, sicuramente più stressanti per l’integrità della mascherina chirurgica, viene cambiata ogni quattro ore: “A scuola, quindi, tale tempistica potrà essere prevista solo per i docenti che dovessero svolgere attività didattica per più di quattro ore. Gli studenti, invece, potranno usare la medesima mascherina per l’intera giornata a scuola”, ha sottolineato Miozzo.