Tra le modifiche al decreto Ristori Bis è stata depositato un testo che reintroduce le tutele per i lavoratori immunodepressi, pazienti oncologici e sottoposti a terapie salvavita: potranno assentarsi dal lavoro senza essere licenziati dopo 180 giorni. L'intervento richiede 377 milioni e dovrà concorrere con le coperture per lavoratori dello sport, agricoltori, commercianti e ristoratori
La domanda è se i lavoratori da tutelare per primi arriveranno ancora ultimi, dopo sportivi, tatuatori, gioielleri e titolari di sexy shop. Oggi in Senato si votano gli emendamenti al Decreto Ristori bis. Tra questi, uno può metter fine a un’ingiustizia che si trascina da mesi. Ha proprio il titolo “Lavoratori fragili” ed è stato concepito per mettere una pezza alla mancata proroga delle disposizioni del “Cura Italia” che a marzo aveva equiparato la malattia al ricovero ospedaliero, togliendola dal “comporto”, estendendo così la tutela oltre i canonici 180 giorni oltre i quali può scattare il licenziamento. Rimasti orfani di quella tutela, migliaia di lavoratori malati o immunodepressi – e quindi a maggior rischio di contagio – sono andati incontro a licenziamenti e aspettative non retribuite, dopo aver consumato tutte le ferie e i permessi possibili per evitarlo.
La platea riguarda tutti i lavoratori pubblici e privati in possesso della certificazione del medico legale che attesti una condizione di rischio rilevante da immunodepressione o da esiti di patologie oncologiche e terapie salvavita, compresi i disabili gravi con la 104. Questi lavoratori, se passerà l’emendamento che di fatto riscrive il famoso “articolo 26” del decreto di marzo, potranno assentarsi dal lavoro e tale assenza non sarà più conteggiata. L’emendamento non risolve il problema dei lavoratori che svolgono mansioni incompatibili col lavoro agile – la cassiera, il parrucchiere, l’operaio, il trasportista – ma reintroduce il cuscinetto della malattia: qualora stare fisicamente in azienda diventi impossibile per i maggiori rischi di contagio, ovviamente certificati dal medico di assistenza primaria, l’assenza viene equiparata al ricovero con stipendio a carico dell’Inps e senza la spada di Damocle dei sei mesi.
L’emendamento ha una dote di 337,1 milioni di euro per il 2020 e 150 per il 2021. Per questo, pur avendo la firma di tutti i partiti della maggioranza, rischia di non passare come già accaduto coi precedenti: il motivo sono le coperture. Basta dare un occhiata a dove è caduto. Il testo emenda l’articolo 17 che riguarda i lavoratori sportivi, quello prima esonera dai contributi agricoltori, allevatori e pescatori. Ma ci sono anche gli aiuti a fondo perduto per tatuatori, scuole di danza, gioiellieri e sexy shop. L’elenco di chi chiede “ristori” è così lungo che dare risorse ai “fragili”, che non hanno rappresentanza, richiede volontà politica. “Dovevano venire per primi, invece sono gli ultimi ed è una cosa che grida vendetta”, dice la senatrice Annamaria Parente (IV), seconda firmataria dell’emendamento. “Per questo bisogna sostenerli ora, tutti insieme, riparando finalmente a un’ingiustizia che hanno sopportato fin troppo a lungo e grida vendetta”.
Dalla presidente della commissione Lavoro di palazzo Madama, Susy Matrisciano, prima firmataria dell’emendamento sui lavoratori fragili al dl Ristori bis, depositato al Senato, riceviamo e pubblichiamo:
“L’emendamento sui lavoratori fragili, di cui sono prima firmataria e che ho presentato al dl Ristori bis, vede la convergenza di tutti i partiti di maggioranza che sostengono il governo. Non rattoppa alcuna pezza, semmai interviene in continuità con Dl Agosto per tutelare una fascia ampia di lavoratori, a rischio più di altri soprattutto in questo momento delicatissimo, con una pandemia in atto. Interveniamo per mettere in sicurezza quanti in costanza di patologie gravi, senza questa previsione avrebbero potuto rischiare il licenziamento, in caso di superamento del periodo di comporto indicato nei contratti collettivi. Lo ritengo un aspetto fondamentale da puntualizzare, ai fini, soprattutto, di una corretta informazione, perché sono stati proprio i componenti di maggioranza della commissione Lavoro, che presiedo, a porre l’attenzione sul tema, sul quale è fondamentale la più ampia convergenza. Prova ne sia che ho ritenuto opportuno in sede di presentazione dell’emendamento di chiedere il supporto della maggioranza, rivolgendomi dunque anche alla presidente della commissione Sanità del Senato chiedendole di sottoscrivere il mio emendamento, perché sulla tutela della salute e della vita dei lavoratori è necessario trovare la più ampia convergenza”.
Gentile Presidente, noi più di tutti abbiamo denunciato e sostenuto la solitudine in cui per mesi sono stati lasciati soli i lavoratori fragili, per via della mancata proroga delle tutele che erano state introdotte a marzo e poi non più. Siccome conosce e si è spesa per questo problema perdonerà se ho definito l’emendamento una “toppa” non è per sminuire il Suo impegno, ma perché di questo si tratta, visto che colma un vuoto che è durato mesi e si trascina ancora oggi. La speranza per tutti, ovviamente, è che l’emendamento passi. Per questo gli abbiamo dato la più ampia pubblicità. Per altro gli unici, a quanto mi risulta. (Thomas Mackinson)