Sono Emilia Romagna, Campania, Friuli Venezia Giulia e Veneto le quattro Regioni che, secondo il presidente dell’Iss Silvio Brusaferro, “sulla base dell’ultimo monitoraggio vanno verso il rischio alto e nelle quali è opportuno anticipare le misure più restrittive“. Lo apprende l’Ansa sulla base dell’ultimo report redatto dall’Istituto sull’andamento del contagio nel nostro Paese: tutti i territori menzionati sono entrati nello scenario di massima gravità, a rischio moderato ma con alta probabilità di progressione. E quindi potrebbero finire presto in area arancione o rossa. I governatori del Nord hanno deciso di muoversi subito e stanno lavorando a un’ordinanza comune che introduca una serie di misure più stringenti rispetto a quelle attualmente previste per le Regioni gialle. Lo ha confermato il presidente emiliano Stefano Bonaccini, che ha sentito Zaia e Fedriga e il ministro Speranza “per arrivare a ordinanze regionali il più possibile concordate. L’obiettivo di tutti è quello di fermare il contagio e invertire la curva pandemica“.
Il presidente campano Vincenzo De Luca, invece, fa sapere che solleciterà “nelle prossime ore e nei prossimi giorni i ministeri dell’Interno e della Salute ad assumere provvedimenti rigorosi per il rispetto delle regole e per il contrasto all’epidemia”. Poi rivendica che la collocazione della Campania in zona gialla – al centro del vertice avvenuto oggi a Roma tra gli esperti – “è già stata decisa ieri, a fronte della piena rispondenza dei nostri dati a quanto previsto dai criteri oggettivi fissati dal ministero della Salute. Ho sollecitato io un’operazione trasparenza, pubblica e in tutte le direzioni, per eliminare ogni zona d’ombra, anche fittizia. Dunque non c’è più nulla da decidere e da attendere“. In realtà, a questo proposito il presidente dell’Iss ha spiegato che “riteniamo validi i loro dati ma approfondimenti sono in atto per cogliere aspetti che potrebbero completare una analisi che è in corso”.
Sta di fatto che presto le Regioni in semi-lockdown (arancioni e rosse) potrebbero diventare in tutto 14: dopo aver firmato l’ordinanza per Abruzzo, Basilicata, Liguria e Toscana, che vanno ad affiancare Sicilia e Puglia in zona arancione – e quella che pone la provincia di Bolzano in zona rossa assieme a Calabria, Lombardia, Piemonte e Valle d’Aosta – il ministro della Salute Speranza si è preso ancora qualche ora per valutare la situazione delle quattro Regioni sotto la lente dell’Iss, che potrebbero veder schizzare verso l’alto i propri parametri nei prossimi giorni e per le quali è necessario “anticipare” gli interventi. Escluso, invece, un lockdown totale: il governo vuole aspettare di vedere gli effetti del Dpcm del 3 novembre sulla curva dei contagi e solo allora si deciderà. E gli stessi scienziati frenano, tanto che il presidente del Consiglio superiore di Sanità Franco Locatelli parla di “decelerazione” della curva, “frutto delle misure già poste in essere”, e Brusaferro di “segnali incoraggianti”.
I presidenti di Friuli, Veneto ed Emilia – Massimiliano Fedriga, Luca Zaia e Stefano Bonaccini – sperano quindi di evitare la collocazione in area arancione con ordinanze simmetriche, in arrivo già venerdì, riguardanti forse la mobilità tra comuni e Province. Sul tavolo anche l’ipotesi di una nuova stretta per gli assembramenti sui lungomare o nei centri storici. “Dobbiamo essere estremamente attenti per evitare possibilità di contagio. Per questa ragione con i governatori dell’Emilia Romagna Bonaccini e del Veneto Zaia, stiamo ipotizzando e studiando misure per ridurre al massimo le possibilità di assembramenti, cercando di non toccare le attività economiche, già gravemente colpite dalla pandemia e dalle misure restrittive già in essere”, ha dichiarato Fedriga in un video diffuso in serata. Il governatore ha sottolineato che il “virus più persone colpisce maggiore è la probabilità che arrivi alle persone fragili che hanno bisogno di ospedalizzazione, di terapia intensiva”. Invece, occorre “ridurre la pressione sugli ospedali, che significa anche garantire tutte le altre cure e tutte le altre forme di assistenza, cioè tutto quello che Covid non è”.
Al momento però un nuovo lockdown non sarebbe nei programmi del governo. “Escludo che si possa fare un lockdown di marzo e aprile, quello che non escludo è che a novembre possano esserci misure più restrittive” dice il ministro degli Affari regionali, Francesco Boccia, ai microfoni di Cartabiancà, su Rai3. E per quanto riguarda le Regioni aggiunge: “Domani (mercoledì per chi legge, ndr) non succederà nulla. Il monitoraggio è in corso, domani riparte quello settimanale come concordato con la Conferenza Stato-Regioni”.