La svolta è arrivata nella notte e segna, almeno ufficialmente, la fine dei combattimenti tra Armenia e Azerbaigian nella regione del Nagorno-Karabakh. L’accordo per il cessate il fuoco è arrivato con la mediazione della Russia, che ha inviato 2mila uomini come unici peacekeeper dell’area. Il contingente resterà per cinque anni, “con un prolungamento automatico per periodi ulteriori di cinque anni se nessuna delle parti dichiara l’intenzione di mettere fine all’applicazione di questa misura sei mesi prima della fine del periodo”, ha spiegato il presidente dell’Azerbaigian, Ilham Aliyev, soddisfatto dell’accordo e certo che “l’occupazione dei territori azeri sta giungendo al termine”. Esulta la Turchia, il cui appoggio, economico e militare, all’Azerbaigian appare evidente. Ankara, inoltre, è da sempre legata a Baku e ostile all’Armenia, al di là del negazionismo rispetto al genocidio di oltre un secolo fa.

Ma alla notizia dell’intesa è esplosa la rabbia a Yerevan, dove migliaia di persone si sono riversate nella piazza principale per protestare contro l’accordo. “Non rinunciamo alla nostra terra!”, gridavano i manifestanti, che hanno fatto irruzione nell’edificio principale del governo, dicendo che stavano cercando il primo ministro armeno, Nikol Pashinian. Per parte loro, il ministero della Difesa armeno e lo Stato Maggiore generale hanno spiegato che “è giunto il momento di fermare lo spargimento di sangue”, dopo una guerra “senza precedenti per il numero di truppe e di armi coinvolte”.

Il conflitto – Il Nagorno-Karabakh è stato sotto il controllo delle forze armene sostenute dall’Armenia da quando una tregua del 1994 ha posto fine a una guerra separatista in cui sono morte circa 30mila persone. Da allora si sono verificati scontri sporadici e il 27 settembre sono iniziati i combattimenti su vasta scala. Diversi cessate il fuoco sono stati annunciati ma sono stati quasi immediatamente violati. Tuttavia, l’accordo annunciato all’inizio di martedì sembra più probabile che tenga perché l’Azerbaigian ha compiuto progressi significativi, inclusa la presa del controllo della città strategicamente chiave di Shushi domenica. Il primo ministro armeno Nikol Pashinian ha detto su Facebook che decidere per il cessate il fuoco è stato “estremamente doloroso per me personalmente e per il nostro popolo”.

Assalto a Yerevan – Una folla di manifestanti ha preso il controllo del Parlamento armeno nelle prime ore del mattino, dopo l’annuncio dell’intesa. La situazione è poi tornata a una relativa calma, anche se alcuni manifestanti sono ancora nell’edificio. Il presidente del parlamento Ararat Mirzoyan è stato aggredito e picchiato. Il primo ministro Nikol Pashinyan ha invitato i manifestanti a tornare a casa, scrivendo su Facebook: “In questo momento difficile dobbiamo stare fianco a fianco”. Centinaia di persone hanno fatto irruzione all’interno del parlamento armeno poco dopo l’annuncio dell’accordo, occupando i seggi dei parlamentari e gridando “dimettetevi!” e “fuori!”. Ne sono seguiti risse e violenti scontri verbali tra i manifestanti che cercavano di salire sul podio per parlare e alcuni deputati che tentavano di metterli a tacere. I pochi poliziotti presenti non sono riusciti a contenere la rabbia, sfogata in scontri e atti vandalici nei corridoi e negli uffici.

La mediazione della Russia – I primi cinque aerei Il-76 con le forze di pace russe sono arrivati in Nagorno-Karabakh da Ulyanovsk. “I primi quattro aerei Il-76, che stanno ridistribuendo le forze di pace russe nell’area di esecuzione di compiti nella zona di conflitto del Nagorno-Karabakh, sono decollati dall’aerodromo di Ulyanovsk-Vostochny – ha dichiarato il ministero della Difesa russo, citato dall’agenzia Tass – Gli aerei trasportano il personale della formazione di mantenimento della pace, veicoli, veicoli blindati e risorse materiali”, ha detto il ministero. Anche il quinto aereo è partito più tardi. Il ministero della Difesa russo aveva annunciato in precedenza che un totale di 1.960 uomini, 90 veicoli corazzati e 380 veicoli ed equipaggiamenti speciale sarebbero stati inviati in Nagorno-Karabakh.

Soddisfazione della Turchia – “Il nostro caro Azerbaigian ha ottenuto un importante risultato sul terreno e al tavolo negoziale. Mi congratulo vivamente per questo successo benedetto. Continueremo a essere una sola nazione e un solo cuore con i nostri fratelli azeri”, ha scritto su Twitter il ministro degli Esteri turco Mevlut Cavusoglu. Altre felicitazioni sono giunte a Baku da diversi alti esponenti istituzionali da Ankara, che nelle scorse settimane era stata accusata da più parti di aver inviato nel Caucaso miliziani mercenari dalla Siria a sostegno delle forze azere. “Il Karabakh ora è libero. Il Karabakh è Azerbaigian. La Turchia resterà a fianco dell’Azerbaigian sia sul terreno che al tavolo dei negoziati”, ha scritto su Twitter Ibrahim Kalin, portavoce del presidente turco Recep Tayyip Erdogan. “Il legittimo diritto e la vittoria dell’Azerbaigian sono finalmente stati accettati dal nemico. L’Armenia ha dovuto arrendersi e ritirarsi dal Karabakh, che aveva occupato e dove aveva compiuto massacri. Con la vittoria dell’Azerbaigian si è chiusa una tragica pagina di storia”, ha dichiarato sempre via Twitter il presidente del Parlamento di Ankara, Mustafa Sentop.

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