I carri funebri si affollano all’ingresso dei cimiteri romani di Prima Porta e del Verano. I forni crematori, già normalmente in affanno, lavorano a pieno ritmo, ma ci vogliono almeno 20-25 giorni prima di poter procedere alla riduzione in cenere di un feretro. Una lista d’attesa sempre più lunga, che non ha risparmiato nemmeno la famiglia di Gigi Proietti, venuto a mancare il 2 novembre, ancora in attesa di sepoltura. A Roma, zona gialla, città dove l’epidemia di Covid non è ai livelli di Milano o Napoli, nel mese di ottobre ci sono stati il 25% in più di decessi rispetto allo stesso mese del 2019. Il dato lo mette nero su bianco l’Ama – la municipalizzata che gestisce i camposanti romani – nel tentativo di giustificare un disservizio endemico, da qualche anno, ma ora amplificato dalla pandemia, mettendo in difficoltà i cimiteri capitolini. Cosa che non era avvenuta a marzo e aprile, quando l’assenza di incidenti stradali aveva azzerato quella che è da sempre la prima causa di morte nella Capitale.
Lo scorso 29 ottobre, l’azienda capitolina aveva comunicato che a causa del “picco di mortalità” registrato nel mese di ottobre, “con oltre 500 defunti in più”, la camera mortuaria del cimitero Flaminio – in zona Prima Porta, a nord della città, il più grande d’Europa – con le sue 1150 salme in attesa non aveva più spazio per accogliere i feretri e che le bare dovevano essere “depositate” presso il cimitero del Verano, in attesa che si fossero liberati gli spazi. Un doppio trasporto che le agenzie funebri avevano fatto pesare sulle famiglie, per almeno 700-800 euro sul conto finale di ogni funerale, come si evince dai dati della Federazione nazionale imprese onoranze funebri (Fniof). Emergenza formalmente terminata nella giornata di lunedì 9 novembre, quando un’altra disposizione del Servizio cimiteriale di Ama, ha stabilito che “le salme destinate alle cremazione possono tornare ad essere ricoverate presso la camera mortuaria del cimitero Flaminio”. In mezzo, ha comunicato Ama, la conclusione dei lavori di manutenzione alla terza linea di incenerimento del forno di Prima Porta, che ha permesso un incremento delle riduzioni in cenere.
Tutto risolto? Neanche per sogno. Le file dei carri funebri continuano e l’aumento dei decessi nella Capitale costringe i forni a lavorare a pieno ritmo. “Ma il Covid c’entra fino a un certo punto, il problema è di natura amministrativa”, dice Valeria Campana, portavoce del Comitato cimiteri di Roma. L’allusione è ai lavori di raddoppio del forno crematorio del cimitero Flaminio, in programma da anni e mai andato in porto. Ama nel 2017 ha assegnato una gara per progettare l’ampliamento del cimitero: tre nuovi forni e 28 celle frigorifere, più altri interventi al costo totale di 6,2 milioni di euro. L’investimento è finito in un elenco di 17 progetti di manutenzione straordinaria “sospetti” che il Campidoglio ha bloccato, in attesa del parere di congruità atteso dalla Ragioneria capitolina. Il valore del piano è di 166 milioni, con Ama che ha già anticipato 200mila euro di progettazione “in somma urgenza” e da tre anni chiede al Comune l’autorizzazione per sbloccare subito 19 milioni di euro. Cosa che fin qui le è stata sempre negata. Nel frattempo, il terzo cimitero della città – ce ne sono altri 8 ancora più piccoli – il Laurentino, ha esaurito i propri posti e, anche in quel caso, il piano di raddoppio è fermo per motivi amministrativi.
Le cremazioni nella Capitale rappresentano un problema reale. Anche per il cambio culturale avvenuto negli ultimi 20 anni. Nel 2001 sono state cremate 3.711 salme, ma nel 2008 il numero è salito a 7.482 su 26.753 decessi; nel 2018 il dato è raddoppiato: 15.340 cremazioni su 30.096 deceduti. Così i sei impianti attuali, pensati su un ritmo massimo di 7.000 salme l’anno, ormai non ce la fanno più. Nel 2018 i dirigenti di Ama addirittura ipotizzavano di “affittare” impianti di altre città per le cremazioni in eccesso, oltre a mettere un limite alle riduzioni in cenere. Proposte fin qui non prese in considerazione. “È chiaro che gli eventi odierni e degli ultimi anni impongano alla Regione Lazio di disciplinare le attività funerarie con un testo di legge apposito, che la giunta guidata da Nicola Zingaretti non ha mai voluto approvare”, afferma il dirigente romano della Lega, Fabrizio Santori.
Cronaca
Roma, a ottobre i decessi sono cresciuti del 25%: aumenta l’attesa per le cremazioni e i carri funebri fanno la coda ai cimiteri
Nella Capitale, dove l’epidemia di Covid non è ai livelli di Milano o Napoli, nel mese di ottobre i decessi sono cresciuti del 25% rispetto allo stesso mese del 2019. Il dato lo mette nero su bianco l’Ama - la municipalizzata che gestisce i camposanti romani - nel tentativo di giustificare un disservizio endemico, da qualche anno, ma ora amplificato dalla pandemia. E a Prima Porta e al Verano i carri affollano l'ingresso
I carri funebri si affollano all’ingresso dei cimiteri romani di Prima Porta e del Verano. I forni crematori, già normalmente in affanno, lavorano a pieno ritmo, ma ci vogliono almeno 20-25 giorni prima di poter procedere alla riduzione in cenere di un feretro. Una lista d’attesa sempre più lunga, che non ha risparmiato nemmeno la famiglia di Gigi Proietti, venuto a mancare il 2 novembre, ancora in attesa di sepoltura. A Roma, zona gialla, città dove l’epidemia di Covid non è ai livelli di Milano o Napoli, nel mese di ottobre ci sono stati il 25% in più di decessi rispetto allo stesso mese del 2019. Il dato lo mette nero su bianco l’Ama – la municipalizzata che gestisce i camposanti romani – nel tentativo di giustificare un disservizio endemico, da qualche anno, ma ora amplificato dalla pandemia, mettendo in difficoltà i cimiteri capitolini. Cosa che non era avvenuta a marzo e aprile, quando l’assenza di incidenti stradali aveva azzerato quella che è da sempre la prima causa di morte nella Capitale.
Lo scorso 29 ottobre, l’azienda capitolina aveva comunicato che a causa del “picco di mortalità” registrato nel mese di ottobre, “con oltre 500 defunti in più”, la camera mortuaria del cimitero Flaminio – in zona Prima Porta, a nord della città, il più grande d’Europa – con le sue 1150 salme in attesa non aveva più spazio per accogliere i feretri e che le bare dovevano essere “depositate” presso il cimitero del Verano, in attesa che si fossero liberati gli spazi. Un doppio trasporto che le agenzie funebri avevano fatto pesare sulle famiglie, per almeno 700-800 euro sul conto finale di ogni funerale, come si evince dai dati della Federazione nazionale imprese onoranze funebri (Fniof). Emergenza formalmente terminata nella giornata di lunedì 9 novembre, quando un’altra disposizione del Servizio cimiteriale di Ama, ha stabilito che “le salme destinate alle cremazione possono tornare ad essere ricoverate presso la camera mortuaria del cimitero Flaminio”. In mezzo, ha comunicato Ama, la conclusione dei lavori di manutenzione alla terza linea di incenerimento del forno di Prima Porta, che ha permesso un incremento delle riduzioni in cenere.
Tutto risolto? Neanche per sogno. Le file dei carri funebri continuano e l’aumento dei decessi nella Capitale costringe i forni a lavorare a pieno ritmo. “Ma il Covid c’entra fino a un certo punto, il problema è di natura amministrativa”, dice Valeria Campana, portavoce del Comitato cimiteri di Roma. L’allusione è ai lavori di raddoppio del forno crematorio del cimitero Flaminio, in programma da anni e mai andato in porto. Ama nel 2017 ha assegnato una gara per progettare l’ampliamento del cimitero: tre nuovi forni e 28 celle frigorifere, più altri interventi al costo totale di 6,2 milioni di euro. L’investimento è finito in un elenco di 17 progetti di manutenzione straordinaria “sospetti” che il Campidoglio ha bloccato, in attesa del parere di congruità atteso dalla Ragioneria capitolina. Il valore del piano è di 166 milioni, con Ama che ha già anticipato 200mila euro di progettazione “in somma urgenza” e da tre anni chiede al Comune l’autorizzazione per sbloccare subito 19 milioni di euro. Cosa che fin qui le è stata sempre negata. Nel frattempo, il terzo cimitero della città – ce ne sono altri 8 ancora più piccoli – il Laurentino, ha esaurito i propri posti e, anche in quel caso, il piano di raddoppio è fermo per motivi amministrativi.
Le cremazioni nella Capitale rappresentano un problema reale. Anche per il cambio culturale avvenuto negli ultimi 20 anni. Nel 2001 sono state cremate 3.711 salme, ma nel 2008 il numero è salito a 7.482 su 26.753 decessi; nel 2018 il dato è raddoppiato: 15.340 cremazioni su 30.096 deceduti. Così i sei impianti attuali, pensati su un ritmo massimo di 7.000 salme l’anno, ormai non ce la fanno più. Nel 2018 i dirigenti di Ama addirittura ipotizzavano di “affittare” impianti di altre città per le cremazioni in eccesso, oltre a mettere un limite alle riduzioni in cenere. Proposte fin qui non prese in considerazione. “È chiaro che gli eventi odierni e degli ultimi anni impongano alla Regione Lazio di disciplinare le attività funerarie con un testo di legge apposito, che la giunta guidata da Nicola Zingaretti non ha mai voluto approvare”, afferma il dirigente romano della Lega, Fabrizio Santori.
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Roma, 22 feb. (Adnkronos) - Le "elite di sinistra" si sono "recentemente indignate per il discorso di JD Vance a Monaco in cui il vicepresidente ha giustamente affermato che prima di discutere di sicurezza, dobbiamo sapere cosa stiamo difendendo. Non stava parlando di tariffe o bilance commerciali su cui ognuno difenderà i propri interessi preservando la nostra amicizia". Mo ha sottolineato la premier Giorgia Meloni nel suo intervento al Cpac.
"Il vicepresidente Vance stava discutendo di identità, democrazia, libertà di parola. In breve, il ruolo storico e la missione dell'Europa. Molti hanno finto di essere indignati, invocando l'orgoglio europeo contro un americano che osa farci la predica. Ma lasciate che ve lo dica io, da persona orgogliosa di essere europea - ha detto ancora - Innanzitutto, se coloro che si sono indignati avessero mostrato lo stesso orgoglio quando l'Europa ha perso la sua autonomia strategica, legando la sua economia a regimi autocratici, o quando i confini europei e il nostro stile di vita sono stati minacciati dall'immigrazione illegale di massa, ora vivremmo in un'Europa più forte".
(Adnkronos) - "I nostri avversari - ha detto Meloni- sperano che il presidente Trump si allontani da noi. Ma conoscendolo come un leader forte ed efficace, scommetto che coloro che sperano nelle divisioni si smentiranno. So che alcuni di voi potrebbero vedere l'Europa come lontana o addirittura lontana o addirittura perduta".
"Vi dico che non lo è. Sì, sono stati commessi degli errori. Le priorità sono state mal riposte, soprattutto a causa delle classi dominanti e dei media mainstream che hanno importato e replicato nel Vecchio Continente".
Roma, 22 feb. (Adnkronos) - "So che con Donald Trump alla guida degli Stati Uniti, non vedremo mai più il disastro che abbiamo visto in Afghanistan quattro anni fa. Quindi sicurezza delle frontiere, sicurezza delle frontiere, sicurezza energetica, sicurezza economica, sicurezza alimentare, difesa e sicurezza nazionale per una semplice ragione. Se non sei sicuro, non sei libero". Lo ha detto la premier Giorgia Meloni in un messaggio al Cpac.
Roma, 22 feb. (Adnkronos) - "C'è una crescente consapevolezza. C'è una crescente consapevolezza in Europa che la sicurezza è ora la massima priorità. Non puoi difendere la tua libertà se non hai i mezzi o il coraggio per farlo. La felicità dipende dalla libertà e la libertà dipende dal coraggio. Lo abbiamo dimostrato quando abbiamo fermato le invasioni, conquistato le nostre indipendenze e rovesciato i dittatori". Così la premier Giorgia Meloni in un messaggio al Cpac.
"E lo abbiamo fatto insieme negli ultimi tre anni in Ucraina, dove un popolo orgoglioso combatte per la propria libertà contro un'aggressione brutale. E dobbiamo continuare oggi a lavorare insieme per una pace giusta e duratura. Una pace che può essere costruita solo con il contributo di tutti, ma soprattutto con forti leadership".
Roma, 22 feb. (Adnkronos) - In Ucraina "un popolo coraggioso combatte contro una brutale aggressione". Lo ha detto la premier Giorgia Meloni al Cpac.
Roma, 22 feb. (Adnkronos) - "I nostri avversari sperano che Trump si allontani da noi. Io lo conosco, e scommetto che dimostreremo che si sbagliano. Qualcuno può vedere l'Europa come distante, lontana. Io vi dico: non è così". Lo ha detto la premier Giorgia Meloni in un messaggio alla convention Cpac a Washington.
Roma, 22 feb. (Adnkronos) - "La propaganda diceva che un governo conservatore avrebbe isolato l'Italia, avrebbe scoraggiato gli investitori, avrebbe soppresso le libertà, ma erano fake. L'Italia sta meglio, l'economia cresce" l'arrivo di migranti "si è ridotto del 60%. Stiamo facendo aumentare le libertà in tutti gli aspetti della vita del paese". Lo ha detto la premier Giorgia Meloni in un messaggio al Cpac.