Walter Isaacson, ex direttore di Time ed ex presidente e amministratore delegato della Cnn, Isaacson è entrato a far parte dell’esperimento "alla cieca" all’inizio di agosto
“Ho fatto da cavia per il vaccino della Pfizer BioNTech”. C’è anche il biografo di Leonardo da Vinci, Albert Einstein e Steve Jobs, Walter Isaacson, tra i volontari che si sono messi a disposizione della scienza per testare l’efficacia del candidato vaccino che ha suscitato l’entusiasmo della comunità scientifica.
Ex direttore di Time ed ex presidente e amministratore delegato della Cnn, Isaacson è entrato a far parte dell’esperimento “alla cieca” all’inizio di agosto, senza sapere cioè se quello che gli veniva iniettato nel braccio era effettivamente il vaccino oppure un placebo a base di una soluzione salina. Il saggista ha raccontato al Washington Post la sua esperienza e il perché abbia deciso di fare da cavia a “un nuovo tipo vaccino basato sull’Rna che non era mai stato utilizzato prima d’ora. Autore di biografie di altri grandi della scienza come Benjamin Franklin, Isaacson sta scrivendo un nuovo libro (“The Code Breaker“) sulla Premio Nobel per la Chimica, Jennifer Doudna, che uscirà il prossimo marzo: “Al centro c’è uno strumento dell’ingegneria genetica conosciuto come Crispr e la molecola star della ricerca è proprio l’Rna”, ha spiegato sul Washington Post.
Senso civico, dunque, ma non solo. Sulla decisione di far da cavia all’esperimento ha pesato la volontà consapevole di entrare a far parte della storia: “Il successo della Pfizer significa che l’anno della peste del 2020 sarà ricordato come il momento in cui i vaccini tradizionali cominciano ad essere sostituiti dai vaccini genetici. È un altro miracolo provocato da una rivoluzione biotecnologica in cui la conoscenza del codice genetico diventerà altrettanto importante del coding digitale e le molecole diventeranno i nuovi microchip”. Isaacson non è il solo vip ad essere entrato nell’esperimento della Pfizer: a settembre la giornalista e commentatrice Molly Jong-Fast, figlia della scrittrice Erica Jong, aveva annunciato sul New York Times di essere diventata “il paziente 1123” del test clinico: “Chiamatemi la Giovanna d’Arco del Coronavirus”, aveva dichiarato raccontando le incertezze che avevano accompagnato la sua decisione di fare da cavia.