Domani la decisione a Bruxelles. Il presidente del Consiglio Superiore di Sanità, Franco Locatelli: "Si è già cominciato a lavorare su strategia di distribuzione del vaccino"
Quando dieci giorni fa fu chiaro la Germania aveva già un piano per la somministrazione del vaccino anti Covid come scritto dal fattoquotidiano.it, tutti pensarono che come al solito i tedeschi dimostravano la nota efficienza organizzativa. Dopo l’annuncio di Pfizer-Biontech (che ha sede a Magonza) è facile immaginare che la notizia dell’efficacia del vaccino al 90% ormai in alcuni ambienti circolasse da diversi giorni. Del resto come scrive la Repubblica, anche l’Italia, già a fine mese, avrebbe avviato una trattativa per il composto dalla tecnica innovativa che ha innescato tanto entusiasmo nella comunità scientifica e sui mercati.
Il ministro della Salute, Roberto Speranza, avrebbe incontrato in videoconferenza alcuni rappresentati della Pfizer. Essendo un prodotto innovativo, che dovrà essere conservato a temperature polari tra i 70° e gli 80° sotto zero, è fondamentale costruire la catena di passaggi che vada dalla produzione alla somministrazione. L’obiettivo è quello di 3,4 milioni di dosi per 1,7 milioni di italiani (il vaccino prevede due somministrazioni) già a partire dalla seconda metà di gennaio 2021. Come è noto Pfizer come altre compagnie ha già presentato la domanda di autorizzazione all’Ema, l’Agenzia europea del farmaco che ha attivato la rolling review ovvero l’analisi dei dati man mano che vengono consegnati. Questo per accelerare i tempi di analisi e di risposta. Che i lavori per la distribuzione siano in corso lo conferma il presidente del Consiglio Superiore di Sanità, Franco Locatelli nella conferenza stampa sull’analisi dei dati del Monitoraggio Regionale della Cabina di Regia sull’emergenza Coronavirus: “Si è già cominciato a lavorare su strategia di distribuzione del vaccino”.
In attesa dei dati finali l’accordo della Commissione Ue con Pfizer-Biontech per l’acquisto di 300 milioni di dosi del vaccino per il Covid-19 sarà all’ordine del giorno del collegio dei commissari di domani, per l’adozione. Gli Stati membri decideranno poi a quale condizioni parteciparvi. All’Italia andrà il 13,5. “La ripartizione delle dosi – spiegano dalla Commissione Ue – avviene sulla base della popolazione di ciascun Stato membro rispetto al totale degli abitanti dell’Ue” e il dato si ricava da fonti Eurostat. Ma la percentuale di dosi per l’Italia potrebbe anche essere più alta: con la procedura che partirà domani dopo il via libera del collegio dei commissari Ue, le capitali avranno cinque giorni per presentare eventuali opt out (rinunce o deroghe). In caso di astensioni aumenteranno le dosi per gli altri Paesi.
“La Commissione Europea ha già firmato tre contratti con le aziende farmaceutiche e sta per firmarne altri quattro, per un totale di sette aziende in corsa per il vaccino. Al termine di queste valutazioni, quando il vaccino sarà stato sperimentato con successo, saremo già in possesso di tante dosi, perché queste sono già in corso di produzione, e quindi immediatamente distribuibili. Non occorreranno altri mesi – ha spiegato Walter Ricciardi nel corso del Festival della Salute Globale – Il vaccino come bene pubblico, nato dalla collaborazione tra pubblico e privato. Il prezzo di questo vaccino sarà a coprire i costi di produzione e non a fare profitto, perché ci sarà stata la partecipazione del pubblico. Questo permetterà di distribuire il vaccino non solo a tutti i cittadini europei, ma anche a quelli di tanti altri paesi più poveri”.
Non solo Pfizer è arrivato in fase 3 con ottimi risultati, qualche giorno fa è stata diffusa la notizia che il vaccino Oxford-AstraZeneca-Irbm induce una “robusta risposta immunitaria” negli anziani. E anche in questo caso si attendono i risultati finali della sperimentazione. Se non dovessero esserci intoppi l’Italia potrebbe utilizzare le dosi che sono già state infilate a Pomezia. Infine c’è un altro vaccino candidato che è considerato promettente quello di Moderna, azienda Usa, che ha utilizzato la stessa tecnica di Pfizer. Non dimentichiamo che anche l’Italia, con l’Istituto Spallanzani di Roma, sta testando un vaccino i cui primi esiti dovrebbero arrivare a fine marzo. Senza dimenticare che per accelerare i tempi per lo sviluppo di candidati vaccini nel Regno Unito si discute di vaccinare volontari che poi saranno esposti al virus come fossero cavie: una sfida umana al virus che ha già provocato nel mondo oltre un milione e 200mila vittime.