Roma e la Regione stanno cercando in tutti i modi di non finire in zona rossa. Anche per questo motivo, sono allo studio nuove misure restrittive per evitare gli affollamenti nei weekend, con due ordinanze pronte a essere firmate nelle prossime ore. In base ai dati dell’ultimo bollettino, le persone positive ricoverate non in terapia intensiva sono 2953
I posti letto nei reparti Covid del Lazio sono di nuovi finiti. Così gli ospedali pubblici sono costretti a spostare gli interventi di medicina ordinaria nelle cliniche private, nel tentativo di reperire i circa 3.000 posti richiesti dal presidente Nicola Zingaretti. Nel frattempo, dopo nove mesi di appelli da parte dei sindacati di categoria, lo scorso 10 novembre l’unità di crisi regionale ha disposto il tampone rapido ogni 15 giorni per medici e infermieri, in quanto “non presenta difficoltà di approvvigionamento”. Roma e il Lazio stanno cercando in tutti i modi di non finire in zona rossa. Anche per questo motivo, Prefettura di Roma e Regione Lazio stanno studiando nuove misure restrittive per evitare gli affollamenti nei weekend, con due ordinanze pronte a essere firmate nelle prossime ore. Nella giornata di giovedì si contano 25 nuovi decessi solo nella città di Roma. I numeri complessivi, tuttavia, fotografano una situazione critica ma stabile e agli appelli alla cautela dell’assessore Alessio D’Amato fa da contraltare un rapporto fra tamponi e casi positivi sempre intorno al 9% (2686 nuovi casi su oltre 29.000 test).
Entro lunedì altri 2397 posti convertiti in Covid – In base ai dati dell’ultimo bollettino, le persone positive ricoverate non in terapia intensiva sono 2953 (altri 40 in piu’ rispetto al giorno prima). Esattamente il numero indicato da Zingaretti il 22 ottobre, che in realtà era comprensivo anche delle rianimazioni: in questo caso vanno aggiunte altre 259 degenze (4 in più) sulle 552 disponibili. Il limite stabilito appena 20 giorni fa, dunque, è stato già sfiorato e vari ospedali pubblici coinvolti dalla rete Covid sono al lavoro per ricavare gli ulteriori 2397 posti richiesti dall’ordinanza firmata il 5 novembre scorso. Come? Convertendo interi reparti, costretti a spostare le loro prestazioni ordinarie presso le cliniche private del territorio. E allungando oltremodo le liste d’attesa. L’ultimo provvedimento firmato dalla direzione nazionale, infatti, dispone la “sospensione delle attività in elezione per tutte le strutture coinvolte nella rete dell’emergenza”, le quali “avranno modo di gestire le liste d’attesa avvalendosi delle altre strutture sanitarie, anche private accreditate”. Il costo di questa operazione non e’ stato comunicato, ma è possibile che venga calcolato in sede di redazione del bilancio 2020, quando bisognerà fare i conti anche con le spese sostenute durante la prima ondata. Alcuni nosocomi hanno già avviato la devolution delle loro attività ospedaliere Il nuovo assetto dovrà essere a regime entro lunedì 16 novembre.
Tamponi ogni 2 settimane ai sanitari. La Cisl: “Dovevate pensarci prima” – Intanto, una determinazione dirigenziale del 10 novembre dispone l’esecuzione del test antigenico agli operatori sanitari “con cadenza indicativamente quindicinale”. Questo considerata “la diffusione del contagio negli ambienti di vita non lavorativi”. “Al momento – si legge nel provvedimento firmato dal direttore Renato Botti – il test antigenico non presenta criticità di approvvigionamento” e “la sua sensibilità appare adeguata per lo screening rapido di gruppi numerosi di individui”. Allo stesso tempo “si raccomanda di cogliere l’occasione per effettuare una rivalutazione della sieroprevalenza”. “Provvedimento tardivo – afferma senza mezzi termini il segretario della Cisl Fp Roma e Lazio, Roberto Chierchia – Siamo ormai a oltre 2000 contagi al giorno e le nostre richieste sono andate avanti ininterrotte da marzo. Anche ai primi di ottobre eravamo tornati a protestare per l’assenza di screening per i nostri sanitari. Mentre i colleghi continuano a morire dopo aver contratto il virus sul posto di lavoro”. I sindacati annunciano anche un presidio, nella giornata di venerdì, davanti al Policlinico Umberto I “scelto come esempio di mancata programmazione sanitaria”.
Servono medici: la Regione chiede aiuto agli specializzandi – Oltre ai posti letto, serve anche personale sanitario e, in particolare, medico. La Regione Lazio ha pubblicato sul sito del Policlinico Umberto I il bando rivolto ai giovani medici abilitati e agli specializzati: l’adesione è possibile per i prossimi cinque giorni. “Auspico una partecipazione importante”, ha commentato l’assessore alla Sanità, Alessio D’Amato. Intanto è polemica in Consiglio regionale, con la maggioranza Pd che ha bocciato l’ennesima mozione della Lega per la riapertura dell’ex ospedale Forlanini, destinato dalla giunta regionale a ospitare l’Agenzia europea per la ricerca biomedica: “Continuano gli spot elettorali che tendono solamente a confondere i cittadini, non si ha il coraggio di dire che in realtà non si ha nessuna intenzione di riaprire l’ospedale”, tuonano la consigliera regionale, Laura Corrotti, e il coordinatore della Lega a Roma, Claudio Durigon.
Nuove restrizioni nei weekend: centro “contingentato” e grandi magazzini chiusi – In serata, poi, si è svolta la riunione del Comitato per l’ordine e la sicurezza presso la Prefettura di Roma. Sul tavolo le immagini e i video dell’ultimo weekend nella Capitale, con il centro e il litorale presi d’assalto. Nelle prossime ore, il prefetto Matteo Piantedosi firmerà un’ordinanza, ratificata dalla Questura di Roma, che prevede il contingentamento del Tridente Mediceo – l’area compresa fra Piazza Venezia a Piazza del Popolo e fra via di Ripetta, via del Corso e via del Babbuino – e del Lungomare di Ostia: ai varchi saranno posizionate delle pattuglie di Polizia e Carabinieri che “a vista” bloccheranno gli ingressi e faranno defluire progressivamente gli avventori. Disposta, il sabato e la domenica dalle 10 alle 20, anche la chiusura delle fermate della metro A di Flaminio e Spagna. Ordinanza in arrivo anche dalla Regione Lazio che prevederà, presumibilmente, la chiusura, prefestiva e festiva, delle “grandi strutture commerciali” superiori ai 2.500 metri quadri (lo scorso weekend molti punti vendita, come La Rinascente e Ikea, erano rimasti aperti), “fatto salvo generi alimentari, edicole, farmacia e tabaccai”; la chiusura nei festivi dei mercati (come Porta Portese) anche in questo caso salvi i generi alimentari; infine l’obbligo per le strutture rimaste aperte di rispettare le regole quali contingentamento e distanziamento.