Soldi per partecipare alle messe papali e per nascondere le accuse di pedofilia a San Giovanni Paolo II. Sono le gravissime accuse che vengono rivolte al cardinale Stanislaw Dziwisz, per quarant’anni segretario di Karol Wojtyla prima a Cracovia e poi a Roma. Il presidente della Conferenza episcopale polacca, monsignor Stanislaw Gadecki, ha chiesto l’istituzione di una commissione indipendente che possa far luce sul ruolo ricoperto dall’allora don Stanislaw. Le accuse arrivano proprio mentre il Vaticano ha reso pubblico il rapporto sull’ex cardinale arcivescovo di Washington, Theodore Edgar McCarrick, colpevole di aver commesso atti di pedofilia e al quale Francesco ha prima tolto la porpora e poi lo ha ridotto allo stato laicale. Ma anche in questo dossier emerge il ruolo fondamentale di Dziwisz nella scelta di San Giovanni Paolo II di promuovere McCarrick, nel 2000, alla guida dell’arcidiocesi della Capitale Usa e poi, l’anno successivo, nominarlo cardinale. Le accuse contro il futuro porporato americano, infatti, erano note da tempo e il trasferimento di McCarrick da Newark a Washington era stato giustamente bloccato. A favore di questo stop si erano espressi sia l’allora nunzio apostolico negli Usa, l’arcivescovo Gabriel Montalvo, sia l’allora prefetto della Congregazione per i vescovi, il cardinale Giovanni Battista Re. Ma fu grazie a una lettera, inviata nell’estate del 2000 proprio a Dziwisz, che McCarrick, venuto a conoscenza del suo processo di nomina e delle accuse che lo avevano bloccato, riuscì, mentendo, a convincere Wojtyla, che lo conosceva personalmente dalla metà degli anni ’70, della sua totale innocenza.

Dziwisz, oggi 81enne, dopo la morte del Papa polacco, nel 2005, fu nominato da Benedetto XVI arcivescovo di Cracovia e, l’anno successivo, cardinale. Dalla fine del 2016 è in pensione dopo che Francesco lo ha tenuto in carica fino a 77 anni, due in più di quelli previsti dalla norma canonica. Davanti a tutte le gravissime accuse che gli vengono mosse, in particolare da alcuni documentari della televisione polacca, si difende affermando la sua totale innocenza. “Posso dire in tutta coscienza – ha affermato il cardinale – che mai, ripeto mai, ho ricevuto denaro in cambio di partecipazione alle messe papali; mai, sottolineo mai, ho ricevuto soldi per nascondere atti o fatti destinati alla superiore attenzione del Santo Padre; mai, e infine mai, ho favorito persone indegne a fronte di elargizioni inseribili in qualche perversa logica di baratto”. Per il porporato, “la magnanimità e la benevolenza apprese alla scuola di San Giovanni Paolo II non possono consentire manipolazioni di sorta da parte di chicchessia, fosse pure con il pretesto del pur nobile dovere di cronaca”. E sulla commissione d’inchiesta su di lui voluta dal presidente dei vescovi polacchi, Dziwisz ha commentato: “Non posso che unirmi a questa richiesta e invocare, grazie a essa, l’accertamento della mia condotta trasparente e sempre disinteressata. Invito gli operatori dei media a svolgere la loro missione in modo avveduto e saggio, affinché l’opinione pubblica non venga ulteriormente inquinata da insinuazioni velenose per l’onorabilità delle persone e il rispetto della verità dei fatti”.

La sensazione, però, è che le decennali omissioni sulla pedofilia nella Chiesa polacca stiano finalmente uscendo allo scoperto. Recentemente, infatti, Bergoglio ha rimosso il vescovo di Kalisz, monsignor Edward Janiak, per aver coperto gli abusi sessuali su minori di alcuni suoi preti. Con questo provvedimento, Francesco ha dato ragione alle accuse contro il presule che erano state portate alla luce dal documentario realizzato dai fratelli Marek e Thomas Sekielski. Anche per i due registi polacchi, Wojtyla ebbe un peso “nella copertura dei crimini commessi dai sacerdoti”, non solo nella sua patria. Per questo motivo, i due fratelli hanno annunciato di aver già cominciato a lavorare al loro nuovo documentario che avrà come tema proprio il ruolo di San Giovanni Paolo II nella gestione dei “crimini sessuali commessi da chierici durante il suo pontificato”. Accuse che si vanno ad aggiungere a quelle di cui è attualmente oggetto, soprattutto in Polonia ma non solo, il cardinale Dziwisz. Da parte sua, Francesco, proprio in occasione della pubblicazione di quello che ha definito il “doloroso” rapporto su McCarrick, ha affermato: “Rinnovo la mia vicinanza alle vittime di ogni abuso e l’impegno della Chiesa per sradicare questo male”. Il segnale eloquente che Bergoglio, anche in questa vicenda, è determinato a fare chiarezza.

Twitter: @FrancescoGrana

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