È disponibile da oggi Call of Duty: Black Ops Cold War, il nuovo capitolo del celebre sparatutto di Activision sviluppato da Treyarc con la collaborazione di Raven Software, ambientato durante la guerra fredda.
In attesa di provare il gioco – troverete la nostra review su queste pagine fra qualche giorno – abbiamo avuto la possibilità di intervistare Natalie Pohorski, Narrative Producer di Raven Software, assieme a Dan Vondrak, Senior Creative Director e Murray Kraft, Lead Writer dello studio, che ci hanno raccontato la loro esperienza durante lo sviluppo dell’ultimo capitolo di Call of Duty, partendo da tutte le limitazioni imposte dal lockdown.
Che effetto ha avuto la pandemia sullo sviluppo del gioco? Come vi siete rapportati alle problematiche legate alle restrizioni di questa situazione?
Ci siamo ritrovati a dover affrontare una situazione davvero inusuale, e a dover far coincidere il lavoro di tutti e soprattutto gli orari di lavoro, non volevamo che il lavoro da casa prendesse il sopravvento sulla vita dei nostri colleghi, allo stesso tempo è stato divertente capire come organizzarsi ad esempio con gli attori per la parte del motion capture.
Questo argomento è molto interessante, quanto è stato complesso per gli attori che utilizzano il motion capture gestire il carico di lavoro dalle loro case?
Come vi dicevamo è stato complesso ma anche divertente, Raven Software ha una stanza specializzata per il motion capture con quattro camere predisposte per queste cose, abbiamo dovuto reinventare tutto da zero, con gli attori che improvvisavano un piccolo studio nei loro garage e che cercavano di seguire delle linee guida per le scene, evitando cosi di urlare e fingere di sparare nel salotto di casa; ad un certo punto abbiamo iniziato a spedire ai colleghi costumi e vestiti che riprendessero quel periodo storico, cercando di farli immedesimare il più possibile, è stato complicato ma allo stesso tempo divertente.
Quale pensate sia il punto forte di questo nuovo capitolo di Call of Duty?
Sicuramente la varietà nelle missioni della storia, un attimo prima vi ritroverete in assetto militare, ad assaltare una base e a far esplodere tutto, subito dopo sarete in abiti civili e sotto copertura, che cercate di attirare meno attenzione possibile mentre approcciate un informatore.
Che tipo di ricerche avete condotto per ricreare questa ambientazione?
Abbiamo letto tantissimi trattati che parlavano del periodo e visto documentari, allo stesso tempo abbiamo studiato molti film che affrontavano il periodo storico, volevamo fosse accurato ma anche “pop” e che quindi i giocatori ci trovassero tanti dettagli tipici del periodo della guerra fredda.
Quale parte del gioco pensiate sia quella che vi rappresenta di più, quella che per voi è la parte “migliore”?
Ovviamente tutto il gioco -ridono, ndr- ma se dobbiamo sceglierne una parte, forse la nostra preferita è la storia, ci siamo impegnati davvero tantissimo nel ricreare il clima da “guerra fredda”, pensiamo siamo un ottimo ibrido tra la parte storica e quella romanzata dei Film, siamo sicuri vi terrà col fiato sospeso fino alla fine.