Con i nuovi dati settimanali è prevista l’attribuzione delle misure più severe per le due Regioni: si valuta il passaggio in zona arancione per Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia e Marche. Il documento redatto dall'Istituto superiore di sanità: "Lieve riduzione nella trasmissibilità, segnale precoce dell'impatto delle misure. Ma situazione complessivamente e diffusamente molto grave sul territorio nazionale". Speranza: "Primo segnale buono, ma ci aspettano mesi di resistenza"
Campania e Toscana in zona rossa, mentre le Regioni arancioni salgono a nove con l’aggiunta di Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia e Marche. Il ministro della Salute Roberto Speranza firmerà in serata una nuova ordinanza che entrerà in vigore a partire da domenica 15 novembre. Confermate le indiscrezioni che arrivano dalla cabina di Regia di cui fanno parte il ministero della Salute, l’Istituto superiore di sanità e le Regioni: in base al nuovo monitoraggio del virus e ai 21 parametri epidemiologici fissati dagli esperti, aumentano i territori considerati a rischio elevato e a rischio massimo. Il ministro Speranza ha firmato le ordinanze. In pratica, con 16 regioni rosse o arancioni, resteranno gialle solo Lazio, Molise, Provincia di Trento, Sardegna e Veneto.
Se la stretta aumenta, l’ultima bozza del report dell’Istituto superiore di sanità (Iss) e del ministero Salute segnala che l’epidemia in Italia “seppur intensificandosi per gravità a causa di un aumentato impatto sui servizi assistenziali, mostra una lieve riduzione nella trasmissibilità rispetto alla settimana precedente”. Scende infatti il valore Rt (indice di contagio) a livello nazionale: “Nel periodo 22-4 novembre l’Rt calcolato sui casi sintomatici è pari a 1.43“, la scorsa settimana era a 1.72. Secondo gli esperti, questo “potrebbe costituire un segnale precoce di impatto delle misure di mitigazione introdotte a livello nazionale e regionale dal 25 ottobre 2020“.
Il report guarda ai dati regionali della settimana dal 2 all’8 novembre, con aggiornamenti all’11 novembre: “Nella maggior parte del territorio la trasmissibilità è compatibile con uno scenario di tipo 3 – prosegue la bozza – Si conferma pertanto una situazione complessivamente e diffusamente molto grave sul territorio nazionale”. Le criticità sono segnalate in tutte le Regioni e province autonome: venti “sono classificate a rischio alto e una a rischio moderato con una probabilità elevata di progredire a rischio alto”. Significa che di fatto su tutto il territorio nazionale si configura “un rischio elevato di epidemia non controllata e non gestibile“. Inoltre, “sono 12 le Regioni che hanno superato almeno una soglia critica in area medica o terapia intensiva. Nel caso si mantenga l’attuale trasmissibilità, quasi tutte le Regioni e province autonome hanno una probabilità maggiore del 50% di superare almeno una di queste soglie entro il prossimo mese”.
“Si conferma – scrive quindi l’Iss – che è necessaria una drastica riduzione delle interazioni fisiche tra le persone in modo da alleggerire la pressione sui servizi sanitari. È fondamentale che la popolazione eviti tutte le occasioni di contatto con persone al di fuori del proprio nucleo abitativo che non siano strettamente necessarie e di rimanere a casa il più possibile“. Nella bozza del report si ricorda che “è obbligatorio adottare comportamenti individuali rigorosi e rispettare le misure igienico-sanitarie predisposte relative a distanziamento e uso corretto delle mascherine”. Il documento redatto da Istituto superiore di sanità e ministero della Salute ribadisce inoltre la necessità di “rispettare le misure raccomandate dalle autorità sanitarie compresi i provvedimenti quarantenari dei contatti stretti dei casi accertati e di isolamento dei casi stessi”.
Non solo. Dall’Iss arriva l’invito alle Regioni “a realizzare una continua analisi del rischio, anche a livello sub-regionale” e si ricorda che “è necessario mantenere e/o rafforzare le misure di mitigazione in base al livello di rischio identificato”. Il ministro della Salute Roberto Speranza ha ricordato che la collocazione nelle zone “non sono pagelle sulle Regioni: ciascuno sta facendo tutto il possibile ma c’è bisogno ancora di misure significative per piegare questa curva”. Al Tg1 ha aggiunto che “la circolazione del virus è molto significativa nel nostro Paese ma oggi arriva una primissima notizia confortante perché l’Rt scende”. Ma questo, ha specificato, “non basta e abbiamo bisogno di portarlo nel più breve tempo possibile sotto l’1, perché ciò significherà salvare più vite umane e ridurre i contagiati, alleviando il peso delle nostre strutture sanitarie”. I mesi che verranno “saranno non facili ma la luce in fondo al tunnel si vede”, ha detto ancora. “Presto la scienza ci offrirà vaccini efficaci e sicuri, cure nuove, e nel giro di qualche mese saremo nelle condizioni di provare a programmare un’uscita da questa stagione così difficile, però – ha avvertito – sono mesi di resistenza”.
Conte: “Metodo scientifico” – Le restrizioni per combattere il coronavirus continuano a seguire il meccanismo delle zone, difeso anche oggi dal premier Giuseppe Conte, durante un evento della Cgil: “È basato su un metodo scientifico” unico in Europa. “Confido che l’Rt nazionale, arrivato a 1,7 nei giorni scorsi, si sia abbassato per effetto delle misure adottate”. Se fosse confermato, aggiunge, “significherebbe che il dpcm inizia a dare i primi risultati, un incoraggiamento a seguire questa strada coraggiosa“. La speranza è che “il plateau dei contagi, la soglia massima, sia stato raggiunto e ora inizi l’appiattimento”. Conte però ha avvertito: “Il mese di novembre sarà dedicato a questo, a contenere la curva dei contagi, ma questo non significa che a dicembre ci sarà una catarsi liberatoria”. L’obiettivo dell’esecutivo resta quello di evitare un lockdown totale, “limitando i danni economici e non penalizzando i territori che non lo meritano”.
Le ordinanze locali – Nel frattempo, da Nord a Sud aumentano i provvedimenti restrittivi varati in autonomia dai governatori e dai sindaci per limitare ulteriormente i contagi. Dopo l’ordinanza comune varata da Zaia, Bonaccini e Fedriga, che prevede la chiusura dei negozi la domenica, il divieto di passeggiate nei centri storici e nuove restrizioni ai centri commerciali. Se ne discuteva anche in Campania, ma ora la decisione della zona rossa per l’intera regione azzera l’ipotesi di lockdown mirati. Nel Lazio invece, che rimane giallo, la Regione è pronta a nuove ordinanze per regolare gli accessi nelle vie della Capitale e chiudere nei giorni prefestivi e festivi i maxi store da almeno 2.500 metri quadri. “C’è uno sforzo straordinario che sta facendo il Prefetto di Roma e verranno coinvolte le Forze dell’ordine. Ci sarà un’iniziativa tecnica coordinata dal questore di Roma in grado di poter controllare i flussi. Inoltre, noi stiamo emettendo un’ordinanza per fare in modo che grandi superfici commerciali, come Ikea, rimangano chiuse nella giornata di domenica”, ha dichiarato l’assessore alla Sanità della Regione Lazio Alessio D’Amato ai microfoni di Radio Capital. Nell’ordinanza attualmente allo studio si prevede anche la chiusura dei mercati non alimentari nei festivi e viene ribadito il rigoroso rispetto delle misure anti Covid nelle strutture che resteranno aperte.