Nel periodo del lockdown, l'occupazione nell'Unione europea è calata "solo" del 2%. Ma l'impatto è stato molto più pesante sui posti non qualificati. Al contrario il numero di persone impiegate come "professionisti" è salito del 5% e sono lievemente aumentati anche i tecnici. Nel terzo trimestre c'è stato un parziale recupero: +0,9% complessivo per l'occupazione, mentre il pil è rimbalzato del 12,6%
Nel secondo trimestre del 2020, quello del lockdown, l’occupazione nell’Unione europea è calata “solo” del 2%. Ma l’impatto è stato molto più pesante (-10%) sui posti a bassa qualifica come gli addetti alle pulizie, i lavoratori domestici, i manovali e gli ambulanti: quelle che Eurostat definisce “elementary occupation”. Male anche l’andamento dell’occupazione nei servizi e nelle vendite (-8%), per gli operatori di fabbrica (-6%) e gli artigiani (-5%). Al contrario il numero di persone impiegate come “professionisti” è salito del 5% e sono lievemente aumentati anche i tecnici. I dati arrivano da Eurostat, che rileva anche come più dell’80% dei posti persi abbia riguardato contratti a termine, che nel secondo trimestre sono calati a 19,2 milioni in totale nella Ue per poi risalire a 21,5 e 22,2 milioni nei trimestri successivi, secondo l’Ufficio statistico dell’Unione europea.
Eurostat ha fornito anche i dati sul terzo trimestre, quello del rimbalzo, quando il Pil come da anticipazioni di fine ottobre (riviste solo lievemente) è aumentato del 12,6% nell’Eurozona e dell’11,6% nell’Ue a 27 rispetto al trimestre precedente (gli aumenti più significativi osservati dall’inizio delle serie storiche) ma rispetto all’anno precedente è diminuito del 4,4% nell’area euro e del 4,3% nell’Ue a 27. Anche il numero di occupati ha recuperato aumentando dello 0,9% sia nell’area dell’euro che nell’Ue a 27.