L’epidemiologo dell’università di Sassari, Giovanni Sotgiu, ha dato le dimissioni dal Comitato tecnico scientifico: "Ero assolutamente contrario alla apertura dei locali"
Il caso delle discoteche aperte in Sardegna fa la sua prima “vittima”. L’epidemiologo dell’università di Sassari, Giovanni Sotgiu, ha dato le dimissioni dal Comitato tecnico scientifico. In una intervista al quotidiano L’Unione Sarda il docente ha spiegato che “è venuto meno il rapporto di fiducia alla luce delle note vicende di cui si parla in questi giorni sulla stampa”. Nel Comitato, dunque, rimane solo Stefano Vella, che nel suo parere favorevole sull’ordinanza per tenere aperte le discoteche ad agosto aveva citato anche il professor Sotgiu, salvo poi dire che non lo aveva sentito. “Ero assolutamente contrario all’apertura dei locali – dice nell’intervista – il 6 agosto abbiamo dato ufficialmente il parere negativo, come Comitato, l’ho scritto io. L’11 agosto dall’assessorato hanno inviato una mail alle 19.50 circa, chiedendo un altro parere sull’ordinanza che stavano preparando. Il professor Vella (che poi ha chiarito tutto) ha risposto anche a mio nome, ma io non avevo letto la bozza. Ci saremmo dovuti sentire tutti l’indomani per esaminarla, invece l’ordinanza è stata firmata dal presidente Solinas poche ore dopo. Quando poi ho visto i giornali sono rimasto esterrefatto, anche perché l’ordinanza diceva ‘sentito il parere del Comitato tecnico scientifico’”.
Sotgiu è già stato sentito dai carabinieri su delega della Procura di Tempio e dalla polizia che indaga per conto della Procura di Cagliari. Da un lato i magistrati galluresi stanno cercando di capire se l’apertura delle discoteche possa aver influito sulla epidemia in Sardegna, dall’altro i colleghi cagliaritani indagano sulla genesi dell’ordinanza di Solinas, a seguito del servizio di Report su Rai3. “Abbiamo scritto chiaramente che non eravamo d’accordo sulle aperture – spiega ancora Sotgiu nell’intervista – soprattutto nei piccoli centri con l’afflusso di turisti“. E sul perché, una volta aperte le discoteche, in Sardegna la situazione sia sfuggita di mano spiega: “Perché sono mancati controlli e sanzioni. Stavamo riaprendo, c’era un lassismo generale, nell’Isola addirittura c’erano attività che pubblicizzavano l’assembramento come elemento di richiamo, e nessuno o quasi ha controllato che le regole venissero rispettate”. Quanto a un suo possibile successore, l’esperto chiarisce: “Anche se si trovasse un premio Nobel se poi non gli si desse retta…”.
Anche Vella ha fornito la sua versione: “La decisione è politica, il treno era in corsa e all’ultimo momento, visto che mi hanno mandato l’ordinanza all’ultimo momento, ho detto: se dovete aprire le discoteche va bene aprirle con queste regole, poi mi pare di capire che queste regole sono saltate ha spiegato in un’intervista che andrà in onda su Report. Nell’ordinanza c’era scritto: “Sentito il parere del Cts”. Dove, per parere, si intende una mail di poche righe inviata dallo stesso Vella alle 21.28 dell’11 agosto dopo aver ricevuto l’ordinanza alle 19.53.
“La mail – precisa – non è il parere del Comitato, è mia responsabilità personale perché gli altri non l’hanno vista, son l’unico che ha letto quell’ordinanza ma la posizione di tutto il Comitato tecnico scientifico era contraria, figuriamoci, avevamo detto che le discoteche sono un posto molto rischioso perché lo sono state in tutto il mondo, quindi è incredibile pensare che Vella o Cucca o gli altri potessero pensare che fosse un bene aprirle”. Però, aggiunge, “da quello che ho capito c’erano dei tempi tecnici per pubblicare l’ordinanza, e a quel punto mi sono preso la mia responsabilità“. “Loro (la Regione, ndr) ci hanno provato, hanno scritto l’ordinanza sperando che noi tutti ci esprimessimo”.