L'ex paparazzo si è raccontato in una lunga intervista al Corriere della Sera tra confessioni sul suo passato e richiesta di grazia. I soldi? "Sono la mia grande malattia"
I due presunti tentati omicidi, le “leggi” della malavita e poi, ancora, il rapporto “malato” con i soldi e le storie d’amore del passato. In una lunga intervista al Corriere della Sera, Fabrizio Corona ripercorre una parte dei punti salienti del suo libro, Come ho inventato l’Italia, in libreria dal 12 novembre, e si racconta. A partire proprio da uno dei due omicidi commissionati ai suoi danni, di cui parla anche nell’autobiografia.
“C’era un mio cliente, nipote di un celebre potente della storia. Insomma, mi fa causa: secondo lui gli dovevo dei soldi – spiega nelle pagine del quotidiano di Via Solferino – Ma la regola della malavita è che se fai causa non puoi mandare il recupero crediti”. In parole povere, “se hai messo le carte in mano alla polizia, non puoi mandare il balordo a pestare il debitore”. Eppure, quei balordi, stando ai racconti dell’ex paparazzo, sono arrivati: “Arrivano in ufficio due albanesi. Uno dice: ‘Corona, hai un problema con xc, vedi di dargli i soldi’. E io: ‘Ah s? Usciamo e vediamo’”. Da lì, racconta ancora Corona, scatta la rissa e alla fine gli albanesi scappano. “Dopo un po’ un tale mi dice che c’è uno pesante, di una famiglia balorda, che mi vuole parlare. Era grossissimo e su cucuzzolo della testa aveva tatuala la sigla Acab. Mi fa: ‘Sono venuti due albanesi per comprare una pistola, e noi, prima di vendere una pistola, vogliamo sapere a che serve'”. L’arma, dice Corona, serviva per “uccidermi o gambizzarmi”. Alla fine, racconta ancora, “lui e i suoi si sono messi di mezzo”. “Però in questi casi devi stare attento che non ti capiti un cavallo di ritorno”. E cioè che “un malavitoso ti fa un favore per avvicinarti e ottenere qualcosa di peggio”.
Corona, comunque, non ha dubbi, e, confessa, “penso che morirò ammazzato“. Le motivazioni? “Ho fatto sei anni di carcere anche con criminali efferati di cui ho dovuto essere amico per salvare la pelle. Ora arrivano e dicono ‘prestami diecimila euro’. Prima davo retta, ora li mando a quel paese”. Tanti, secondo l’ex di Nina Moric e Belén, lo “vorrebbero morto“, anche se, assicura lui, “non sono un criminale”. “Sono un furbo che non ha fatto male alla povera gente, ma ha sfruttato un sistema già corrotto”. L’intervista, poi, prosegue parlando del libro di Corona, scritto, a suo dire, “senza un ghostwriter”. “Ho il dono della scrittura”, spiega, confessando poi qual è la sua “grande malattia”, e cioè “il denaro”. “Sto cercando di curarmi con due psichiatri”, racconta ancora, approfittando per dire la sua anche sulla sua pena, che finirà a febbraio 2024. “Vorrei la grazia- dice dalle pagine del Corriere – Per la sproporzione della pena e per come sono cambiato”. Poi, la confessione finale sulle due grandi donne della sua vita, Nina Moric e Belén Rodriguez la prima madre del figlio, Carlos Maria. “Oggi so che non era amore”, dice Corona, anche se, i più attenti ricorderanno di quando l’ex paparazzo diceva l’opposto, parlando di Belén come della “storia più importante della sua vita”, un amore “folle e spericolato”, come diceva davanti alle telecamere di Verissimo appena due anni fa.