La rata del prestito torna ad essere un incubo per 541mila famiglie italiane. Il 30 settembre è infatti scaduta la moratoria fino a 12 mesi sui finanziamenti di credito al consumo. Così banche e società finanziarie si stanno regolando ognuna a modo proprio. Il problema è che lo scenario economico non è affatto migliorato. Così diverse famiglie italiane si trovano a dover fare i conti con i prestiti contratti prima e durante la pandemia. E con il rischio concreto di essere segnalati come cattivi pagatori per aver saltato qualche rata.
L’argomento non è da poco visto che, secondo dati ufficiali Assofin, il volume dei finanziamenti concessi ogni anno nell’ambito del credito al consumo italiano supera i 70 miliardi, mentre i prestiti “sospesi” finora, grazie alle due moratorie scadute e non rinnovate, si attestano a un valore di 24 miliardi. Inoltre il tema riguarda un’ampia fascia di persone: nel primo semestre 2020, il 41,3% della popolazione italiana adulta, pari a circa 20,7 milioni di individui, aveva un prestito per l’auto, la casa, l’acquisto di un elettrodomestico o altro. Ma soprattutto lo ha fatto per necessità di denaro contante. Secondo i dati dell’osservatorio Facile.it – Prestiti.it, solo nel terzo trimestre 2020 il 23,3% di chi ha domandato un finanziamento lo ha fatto per avere liquidità extra, chiedendo una cifra media di 13.257 euro, in aumento dell’8,4% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.
Secondo l’Associazione bancaria italiana, la scadenza della moratoria sui piccoli prestiti non significa però che immediatamente siano scattate le richieste di pagamento. E’ possibile infatti che la banca o la società di credito al consumo abbia optato invece per una valutazione caso per caso sul da farsi. Fermo restando la possibilità che lo slittamento sia poi contabilizzato nelle rate future. Per le associazioni dei consumatori come l’Adusbef, meglio quindi sempre analizzare attentamente la proposta che viene dall’intermediario finanziario che non è certo un ente di beneficenza.
Del resto anche nella moratoria sui mutui, la sospensione della rata prevista dal Cura Italia si è trasformata in un allungamento del mutuo con tanto di interessi aggiuntivi a carico dello Stato. Il decreto ha infatti dato alle famiglie italiane la possibilità di stoppare le rate del mutuo per due volte in 18 mesi, allungando la scadenza del finanziamento. In questo modo ha ridotto temporaneamente le spese per chi ha subito una riduzione dell’orario di lavoro in seguito alla pandemia e per i lavoratori autonomi e liberi professionisti (nel limite di nove mesi) che hanno certificato di aver registrato una riduzione del fatturato del 33% nel trimestre successivo al 21 febbraio. Secondo i dati di Bankitalia, dall’inizio della pandemia, le banche hanno ricevuto 218mila domande di sospensione delle rate di mutuo sulla prima casa per un importo medio da 94mila euro. Più in generale le domande di moratorie ricevute da Abi e Assofin sono state 550mila relativamente a 25 miliardi di prestiti.