Levata di scudi contro l’editore al Sole 24 Ore. “Da sempre siamo contrari alla scelta di ridurre il giornale a un house organ, sul quale i contenuti scelti dal nostro editore vengono inseriti in quantità smodata, senza filtro e senza mediazione dei giornalisti”, si legge in una nota sindacale pubblicata sul giornale della Confindustria. “Siamo ben consapevoli di avere un editore ingombrante, con il quale non è semplice fare i conti. Proprio per questo riteniamo che l’autonomia della redazione e del lavoro di ciascuno di noi va prima rigorosamente affermata, poi puntigliosamente difesa”, prosegue la nota sotto la quale campeggia una breve commento del direttore, Fabio Tamburini, secondo il quale “chi mi conosce sa che i firmatari del comunicato dovrebbero provare qualche vergogna”.

A far saltare la miccia, già rovente nell’era di Carlo Bonomi, la pubblicazione sul quotidiano economico di uno speciale di quattro pagine con cinque articoli a firma di alti esponenti di Confindustria. “Si tratta della seconda di due puntate (la prima è di domenica scorsa), con una struttura praticamente identica, annunciate con un intervento del presidente di Confindustria, Carlo Bonomi sul quotidiano del 5 novembre. In totale, fanno otto pagine e undici articoli firmati dal nostro editore nel giro di pochi giorni”, notano i rappresentanti sindacali dei giornalisti.

“È un record per noi, ma non un fenomeno isolato in queste settimane, perché da inizio mese a oggi il quotidiano ha ospitato 25 tra interviste e interventi di alti esponenti di Confindustria. – prosegue il comitato di redazione – Nei giorni scorsi abbiamo espresso al direttore tutta la nostra contrarietà a un’iniziativa di questo tipo e, più in generale, a quella che consideriamo una deriva pericolosa”.

Oltretutto secondo il sindacato interno dei giornalisti, iniziative del genere “rischiano solo di fare aumentare il disincanto dei lettori, giustamente poco interessati alla lettura di un bollettino confindustriale, e di svalutare la nostra testata, la cui autorevolezza è per noi (ma così dovrebbe essere anche per l’editore) il patrimonio più importante da difendere. Continueremo a vigilare su quanto avverrà in futuro, sperando che i limiti della decenza non vengano più superati”.

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