“Ho perso il lavoro dieci anni fa, facevo l’ingegnere chimico. Ma quelli come me vengono tagliati fuori, per fortuna c’è il reddito di cittadinanza, altrimenti non saprei di cosa vivere”, spiega un senzatetto. Non è l’unico. Già da diverso tempo grazie all’opera dell’Elemosineria apostolica (l’Ufficio della Santa Sede che ha il compito di esercitare la carità a nome del Pontefice), in molti, tra poveri e indigenti, sia italiani che stranieri, si ritrovano sotto il colonnato in attesa di un pasto caldo, di assistenza. O in coda per poter fare una doccia. In tempi di lockdown, totale o parziale che sia, ed emergenza coronavirus, le richieste si sono moltiplicate. “Tante persone che conosco non sapevano come fare, qui invece c’è la possibilità di fare un tampone, senza spese. Per chi, come noi, vive per strada, è essenziale: ti permette di sentirti un po’ più al sicuro”, racconta un homeless. I numeri degli accessi e delle visite mostrano la necessità del servizio: “Quanti arrivano? Circa 50 persone al giorno, qui facciamo tamponi rapidi e molecolari”, chiarisce un medico.
Non è certo l’unico servizio offerto. “Molti arrivano per il vaccino antinfluenzale, altri per disturbi e patologie di tutt’altra natura”. Per tanti altri, poi, è anche lo strumento per evitare la strada: “Questo è il secondo che faccio, perché senza tampone non puoi accedere ai dormitori“. E c’è chi racconta, attendendo il proprio turno: “Siamo tanti, un esercito”. Dal pontificato di Bergoglio, così, in Vaticano si offre un aiuto per chi non ha la possibilità economica di potersi curare. “Così conserviamo la nostra dignità. E ci sembra di fare ancora parte del mondo, dato che spesso chi non ha un tetto dove vivere sembra esserne escluso”.