Si chiama “Inferno” l’operazione con la quale i carabinieri Nas di Bologna hanno scoperto i maltrattamenti ai danni di anziani ricoverati all’interno di una struttura socio-assistenziale. Inferno come quello che gli ospiti erano costretti a vivere ogni giorno, tra vessazioni fisiche e psicologiche, violenze, minacce e ingiurie. Nelle intercettazioni raccolte dai carabinieri e ora agli atti dell’inchiesta, si sentono anziani che implorano aiuto o piangono lamentandosi del dolore. “Non vedi che fai schifo? Handicappata! Brutta imbecille“, sono solo alcune delle offese che le operatrici rivolgevano agli anziani. Questa mattina i carabinieri, coordinati dalla procura di Bologna, hanno eseguito quattro misure cautelari. La proprietaria della struttura e tre collaboratrici sono finite agli arresti domiciliari, ritenute responsabili di maltrattamento, omissione di soccorso ed esercizio abusivo della professione sanitaria, ai danni di persone anziane non autosufficienti affidate alle loro cure.
L’attività investigativa, coordinata dalla pm Manuela Cavallo, ha permesso di individuare “la sistematica e continuata modalità vessatoria, violenta, minacciosa e ingiuriosa con cui gli indagati si rapportavano ai 9 anziani ospiti ultraottantenni della struttura, provvedendo altresì a somministrare terapie in assenza di prescrizione medica e di propria iniziativa”. C’è anche la morte di un ospite di 83 anni, per la quale gli operatori della struttura sono indagati per omissione di soccorso. L’indagine è partita a gennaio scorso proprio dopo il decesso dell’anziano, ospite della casa famiglia. L’83enne, morto per cause naturali, era stato ricoverato lo scorso gennaio all’ospedale di Bazzano per lesioni sospette. Era stata la stessa direzione dell’ospedale ad avvertire i carabinieri, segnalando le ferite sul corpo dell’anziano.
Le indagini si sono poi sviluppate durante il periodo di lockdown nazionale, monitorando prima la struttura attiva a Valsamoggia, che ospitava nove pazienti, poi le attività trasferite in un albergo di Zocca, nel Modenese, dopo la vendita del primo immobile da parte della titolare. Da quanto è emerso, la casa famiglia allestita nella struttura alberghiera è stata portata avanti in violazione della disciplina che regola il funzionamento delle strutture socio assistenziali per anziani, con elusione dei controlli ispettivi, non solo dal punto di vista fiscale, ma anche in riferimento alle misure di sicurezza nei luoghi di lavoro e di prevenzione dal contagio da Covid-19.
Decine di intercettazioni sono state raccolte dai militari e che testimoniano le brutalità commesse dalle operatrici. A un anziano che implora ‘aiuto’, la titolare della casa famiglia che risponde: “Arriva la morte, i tuoi parenti non arrivano più”. Minacce e umiliazioni, spesso a sfondo sessuale, secondo gli investigatori erano in molti casi legate alle ordinarie richieste di aiuto degli anziani, come l’assistenza al momento dei pasti e del bagno. Ad un’anziana, in punto di morte, che chiedeva dell’acqua e che sarebbe morta qualche ora dopo, una collaboratrice della casa famiglia diceva: “Non ti do mica l’acqua se non stai a modo. Ora basta con l’acqua, smettila”. E ancora: “Ti metto il rubinetto in bocca, poi lo apro e mi dici basta quando sei piena. Ma che c… dici acqua, acqua, acqua? Sei matta? Fai la brava o ti sparo“.
L’intervento di oggi dei carabinieri mette fine alle “condotte illecite commesse, a vario titolo, riconducibili a gravi e ripetuti maltrattamenti fisici e psicologici in danno delle persone anziane”. Alle indagate vengono contestate ulteriori violazioni relative all’attivazione della struttura socio assistenziale senza autorizzazione, all’abuso nella somministrazione di farmaci, alla carenza di procedure organizzative e gestionali e all’assenza di regolari contratti di lavoro delle maestranze impiegate.