La città di Prato perde uno dei suoi punti di riferimento: è deceduto lo scorso 5 novembre dopo che da una settimana era ricoverato all'Ospedale Santo Stefano. Aveva collaborato nel ruolo di produttore esecutivo ad alcuni film diretti da Pieraccioni. È stato amico di Ceccherini, Monni e Paci. Marco Duradoni lo ricorda su La Nazione: "Persona leale, creativa, generosa"
Era uno dei volti più conosciuti nel panorama dell’intrattenimento pratese. Un uomo che sapeva incarnare a pieno quella ilarità toscana pungente e spiazzante. Lo scorso 5 novembre, nella notte, se n’è andato Duccio Cipriani, 64 anni, vittima del Covid-19. Era stato ricoverato da una settimana all’Ospedale Santo Stefano di Prato dopo aver contratto l’infezione pochi giorni prima. Qui il quadro clinico si è progressivamente aggravato fino al triste esito.
Attore e produttore cinematografico, con Duccio Cipriani la città toscana perde uno dei suoi punti di riferimento. Figlio di Cipriano Cipriani e di Vera Guarducci – una delle famiglie più facoltose e in vista della Prato del dopoguerra – il nome di Cipriani è legato in particolare al Club delle Pagliette e alla loro Rivista del Buzzi, grazie anche alla sua amicizia con un altro pratese eccellente come era Rodolfo Betti. Per l’associazione è stato organizzatore e attore.
Grazie al sodalizio iniziato una ventina di anni fa con l’imprenditore e produttore Marco Duradoni si era avvicinato al mondo del cinema, collaborando nel ruolo di produttore esecutivo ad alcuni film diretti da Leonardo Pieraccioni. Come nell’ultimo “Se son rose“, nel quale si è ritagliato un cameo come attore. È stato amico di Massimo Ceccherini, Carlo Monni e Alessandro Paci. Per quest’ultimo aveva prodotto, nel 2016, il film “Gli infami“. Un personaggio sempre pronto quando c’era da mettere in piedi una rappresentazione. Poco importa se fosse teatrale o cinematografica. È stato anche conduttore su Prato TV della trasmissione “Un caffè con Duccio”.
“Una persona leale, creativa, generosa, Duccio amava ogni espressione della vita – lo ricorda Marco Duradoni su La Nazione – frequentarlo era come partecipare a una gita di ragazzi di scuola”. Mentre l’Ordine goliardico del “Chiavaccio Erotico et Cencioso” lo ha ricordato con un post sui social definendolo “uomo che da sempre ha provato profonda stima e passione nei confronti del nostro ordine, ma soprattutto verso la città di Prato“.