Sono passati esattamente tre anni dalla notte di Italia-Svezia che sancì la storica mancata qualificazione della nazionale ai Mondiali e, di conseguenza, quella che sembrava essere la fine della sua carriera politica. E invece l'ex presidente della Federcalcio potrebbe ripartire laddove tutto era iniziato, proprio dove era iniziata la sua scalata nel lontano 1987. E potrebbe risultare utile alle prossime elezioni del presidente federale
Lo avevamo lasciato così, paonazzo in volto, mentre parlava di sé in terza persona fra metafore contadine e motti in francese maccheronico, per annunciare le sue inevitabili dimissioni da presidente della FederCalcio. Sono passati esattamente tre anni dalla notte di Italia-Svezia che sancì la storica mancata qualificazione della nazionale ai Mondiali e di conseguenza la fine della sua carriera politica. Credevamo. Oggi Carlo Tavecchio è pronto a tornare, ma in fondo non se n’era mai andato se è vero che negli ultimi anni ha continuato a essere pagato dalle due società di servizi della Lega Dilettanti: vuole ripartire dal suo feudo più antico, il Comitato Regionale della Lombardia.
Si sa, l’Italia non ha proprio una memoria di ferro, ci mette poco a dimenticare e ancora meno a perdonare. Evidentemente bastano tre anni per cancellare la più grande figuraccia della storia del calcio italiano, visto che qualcuno ha pensato di ricandidarlo al Comitato, proprio dove era iniziata la sua scalata nel lontano 1987. Perché uno come Tavecchio può sempre tornare utile, specie in tempi di elezioni. Il calcio italiano si avvicina a grandi falcate alle urne: il 15 marzo si voterà per la presidenza della Figc, dove si annuncia una sfida all’ultimo voto e colpi proibiti tra l’attuale numero 1 Gabriele Gravina e il suo vice Cosimo Sibilia. Prima però dovranno votare tutte le componenti, le varie Leghe, gli organi sul territorio. È in questi voti che si determineranno gli equilibri per la poltrona più ambita. Così anche un Comitato regionale può diventare prezioso, tanto da scomodare un illustre presidente della FederCalcio.
Le grandi manovre sono già cominciate. Come rivelato lo scorso maggio da ilfattoquotidiano.it, la Lega Pro che è stata a lungo un feudo di Gravina potrebbe passare di mano: il malcontento fra le società è sempre più alto, la posizione del presidente Ghirelli traballa e l’alternativa si chiama Luigi Barbiero, attuale coordinatore Lnd, quindi vicino a Sibilia (poi c’è anche l’improbabile candidatura del giornalista Marcel Vulpis). Se la Serie C potrebbe far pendere la bilancia dalla parte di Sibilia, ecco che il fronte opposto prova a creargli qualche grattacapo all’interno della sua Lega Dilettanti, impero sconfinato (vale da solo il 34% dei consensi) e non facile da controllare. Così si spiega il braccio di ferro istituzionale sul calcio a 5. E magari persino il ritorno di Tavecchio.
Qualcuno ha pensato al dirigente di Ponte Lambro per strappare il potente comitato Lombardia, da sempre capobastone dei comitati settentrionali, dove c’è pure il presidente del Seregno Davide Erba che fomenta la rivolta. Del resto, vent’anni di dominio non si cancellano: Tavecchio anche dopo il suo addio ha mantenuto diversi contatti sul territorio e non solo quelli. Basti dire che è ancora retribuito come amministratore di Lnd Servizi e Lnd Immobiliare, le due società partecipate da Lega Dilettanti (solo il prossimo 25 novembre gli organi saranno rinnovati e il suo incarico cesserà ufficialmente).
Per il momento siamo ancora agli abboccamenti: il pallone comincerà a votare nel 2021 e soltanto dal 1° gennaio potranno essere formalizzate le candidature. Intanto Carlo Tavecchio riflette: all’epoca lo avevano scaricato tutti, tanto Gravina quanto Sibilia, ma lui si era sentito tradito soprattutto da quelli che considerava i “suoi” Dilettanti. “Pensate che io a 74 anni abbia bisogno di sedermi su una sedia?”, aveva sbottato nel 2017 al momento delle dimissioni. A 74 forse no, oggi che ne ha 77 chissà.