“Oggi dopo più di un decennio di dubbi, la reputazione di Giovanni Paolo II è caduta sotto la nuvola più oscura. Dopo che lo stesso Vaticano si è precipitato a canonizzarlo, ha pubblicato questa settimana uno straordinario rapporto che ha posto ai piedi del santo la colpa dell’avanzamento di carriera del cardinale“. Il porporato a cui si riferisce il New York Times è l’americano Theodore Mc Carrick, spretato nel 2018 da papa Francesco con un processo per ‘direttissima’ nel foro interno della Congregazione per la dottrina della Fede e che il Rapporto Mc Carrick voluto da Bergoglio ha riconosciuto come molestatore e predatore sessuale, in particolare di giovani seminaristi. In un editoriale che sta avendo eco mondiale, il giornale americano torna a riproporre dubbi sulla canonizzazione di Giovanni Paolo II, avvenuta nel 2014 dopo un processo lampo e solleva ombre sul pontefice polacco per come ha gestito nel 2000 la promozione alla prestigiosa sede di Washington di Mc Carrick, che alle spalle aveva una eccezionale storia di fund raising. Intanto anche la Chiesa polacca è in subbuglio.
Nonostante il cardinale Stanislaw Dziwisz, ex braccio destro di Wojtyla, segretario personale fidatissimo negli anni del pontificato, abbia già rigettato ogni accusa “infamante” di aver ricevuto soldi per “nascondere fatti o favorire persone indegne” avanzata con un documentario della tv polacca TVN24, la bufera non si placa, rinfocolata oggi dalla notizia della morte del cardinale Henryk Gulbinowicz, 97 anni, già arcivescovo di Breslavia, che tre settimane fa è stato privato dal Vaticano del diritto di usare le insegne vescovili a causa delle prove di molestie sessuali e insabbiamento di casi di pedofilia da parte del clero della sua diocesi.
Ma è il caso Mc Carrick a scuotere ancora gli Stati Uniti: il Nyt ricorda che “l’investigazione” McCarrick definita “istituzionale” dalla Santa Sede e resa pubblica martedì scorso, frutto di due anni di indagini interne con 90 audizioni, parallela e in un certo senso conseguente a quella dell’ex Sant’Uffizio, è stata “commissionata da papa Francesco, che ha canonizzato Wojtyla nel 2014″ e “rivela come Giovanni Paolo II abbia scelto di non credere alle ripetute accuse di abusi sessuali avanzate contro il cardinale Mc Carrick, inclusa la pedofilia, consentendogli così di scalare il vertice della gerarchia“.
Sempre il Nyt sottolinea che, secondo i critici, il Rapporto “soprattutto fornisce la prova bruciante che la Chiesa si è mossa con velocità spericolata per canonizzare Giovanni Paolo“, con una causa che ha beneficiato della speciale dispensa dai cinque anni dalla morte del candidato, “e ora è intrappolata nelle sue stesse macerie“. Il Nyt menziona anche il ruolo proprio di Dziwisz (in passato chiamato in causa anche per la triste vicenda del fondatore dei Legionari di Cristo, Marcial Maciel Degollado), che come si evince dal rapporto vaticano, fu il tramite di una lettera con cui McCarrick ingannò Wojtyla, sostenendo di non avere mai avuto rapporti sessuali né con maschi né con femmine e ottenendo così l’ambita promozione.
Le acque restano dunque agitate nella chiesa polacca dove la conferenza episcopale è intenzionata ad andare avanti sull’iniziativa di una commissione d’inchiesta indipendente sulla pedofilia. E si agitano anche quelle della conferenza episcopale americana, riunita oggi e domani (virtualmente in osservanza alle normative anti Covid) nella sua sessione autunnale. Sul tavolo dei vescovi Usa è pervenuta la richiesta choc del National Catholic Reporter, storica rivista progressista, perché discuta la richiesta al Vaticano di sopprimere il culto di San Giovanni Paolo II (la festa liturgica è il 22 ottobre). “Le vittime di abusi – dice il Ncr – non meritano niente di meno di questo”.
All’ordine del giorno dell’assemblea dei vescovi Usa ci sono del resto proprio questi temi cogenti: “I vescovi – si legge sul sito dell’Usccb – audiranno un report dal National Review Board che ammonisce la commissione sulla Protezione dei Minori sui temi della protezione minorile, specificamente sulle policies e le pratiche di prevenzione“. L’agenda del meeting include anche un dialogo tra i vescovi riguardo le risposte pastorali sulla pandemia del Covid 19 e sul razzismo.