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Assassin’s Creed: Valhalla | Il nuovo capitolo riesce ad incarnare la cruda violenza dell’epoca vichinga, ma potrebbe deludere i fan

Dall’uscita del primo Assassin’s Creed nel 2007, Ubisoft ci ha ormai abituato a un capitolo all’anno del suo (immediato) successo mondiale, quasi come fosse un gioco sportivo. Questa volta, gli sviluppatori di Ubisoft Montreal, si sono presi un anno dal rilascio di Odyssey, il capitolo che cronologicamente precede tutti gli altri, per trasportarci oggi nell’era dei vichinghi in compagnia di Eivor, un fiero combattente norreno.

Assassin’s Creed: Valhalla pesca a piene mani dal suo predecessore, migliorandone le meccaniche e inserendo qualche succosa novità, deludendo forse chi -ancora- si aspettava un ritorno al passato storico della saga, ma lasciando un buon retrogusto agli amanti degli rpg open world, anche se la perfezione è ancora lontana. Vestiremo i panni del già sopracitato Eivor, un bambino norreno intento a consegnare un dono, da parte del padre, allo Jarl di un altro clan per suggellare un’alleanza; la festa però viene interrotta da un’invasione che lascia orfano Eivor, costretto a scappare insieme al fratello Sigurd e a unirsi al suo clan, il clan del Corvo.

Dopo una suggestiva cutscene, ci verrà chiesto di scegliere il sesso del personaggio in maniera particolare: dall’analisi dell’animus ci comunicano che 2 flussi di dna si intrecciano contemporaneamente, quindi la nostra scelta non sarà definitiva, volendo. Potremo infatti giocare la campagna come uomo o donna potendo cambiare sesso quando vogliamo, oppure far lasciare addirittura ai flussi che lo alterneranno a seconda del più forte in quel momento.

Comincia una saga di vendetta, delusioni e tradimenti che portano Eivor e Sigurd in Inghilterra per rifondare lì i Corvi e conquistare nuove terre a suon di asciate, alleanze e razzie. Morso di lupo, il soprannome del protagonista, sarà escalamato con terrore dalle popolazioni sassoni. Ubisoft propone un’avventura cruda, incalzante e ben ritmata, con un linguaggio e un quantitativo di violenza che ci ha lasciati abbastanza colpiti conoscendo i precedenti del brand.

I vichinghi erano rozzi e qui si vede tutto.

Contando che quella norrena è una delle mitologie più usate e abusate, ci aspettavamo un tripudio di divinità e magie ad ogni angolo, ma Valhalla preferisce focalizzandosi maggiornemente su personaggi e vicende storiche, arrivando a scanzonare in alcune missioni persino il senso della nascita di qualche leggenda altisonante. Per dire, siamo più vicini a “Vikings” che ad “American Gods“, ma non mancheranno comunque gli amici -si fa per dire- Dei, che sono però inseriti in un contesto abbastanza coerente, con tanto di graditissima sorpresa che proprio non possiamo rivelarvi!

L’incontro/scontro tra i vichinghi e i sassoni è di spade, ideologie diverse e, soprattutto, religioni differenti e Valhalla non manca di ricordarcelo già dalle prime battute delle nostre scorrazzate inglesi, soffermandosi sullo stupore e sulle domande poste dai norreni alla vista dei riti cristiani (il dialogo sul battesimo e sulle croci poste sopra le chiese appena arrivati nel “nuovo mondo” è qualcosa di eccezionale).

Ma gli assassini dove sono? Sembra quasi di aver descritto un God of War documentaristico fin qui invece di un Assassin’s Creed, ma il conflitto tra gli Occulti e l’Ordine degli antichi non è certo stato lasciato in disparte e, guarda caso, molti regnanti inglesi sono proprio membri dei nostri nemici di lunga data. Prima di lasciare le lande norvegesi il giocatore ne viene messo vagamente al corrente da 2 esponenti degli Occulti, che ci consegneranno l’immancabile lama (non tanto) celata e, sempre guarda caso, in molte occasioni i nostri obiettivi coincideranno bene o male con i loro.

Il personaggio però restia comunque un prode vichingo, decisamente poco dedito agli omicidi della setta e si fa notare parecchio nella tipologia di lotte che si affrontano in questo capitolo. Da qui in poi la trama di Valhalla è come se si dividesse in vari capitoli liberi: saremo noi a scegliere in che ordine stringere i vari patti con i clan già presenti sul territorio, con la dovuta accortezza di valutare la nostra potenza di fuoco rispetto alla loro. Ogni regione con cui suggellare il patto darà il via a una catena di missioni che farà conoscere i vari protagonisti delle terre sassoni con le proprie politiche, le proprie convinzioni e i propri problemi interni.

Le scelte che ci troveremo a compiere non saranno in gran numero come ci ha abituati Odyssey, ma avranno un buon peso sui rapporti e sul fluire della storia, sia nell’immediato che nella fase avanzata di gioco. Una volta accampati dovremo dedicarci a due compiti fondamentali: stringere alleanze per affermare un nuovo equilibrio politico in terra sassone e, contemporaneamente, trasformare il nostro rozzo accampamento in una città di tutto punto.

Mentre nostro fratello Sigurd anticipa il nostro primo intento, ci potremo dedicare al secondo, mettendo in scena tutta la diplomazia vichinga salendo dunque sulla nostra imbarcazione, puntando ad un’abbazia ricca di tesori, suonando il corno da guerra e dando il via a una razzia. Le razzie sono una delle novità inserite in Valhalla: per espandere l’accampamento avremo bisogno di risorse e materiali grezzi ottenibili dalle ricchezze delle chiese cristiane sparse per il territorio. Meccanica, quella della razzia, decisamente riuscita e appagante, ma che non manca di portarsi dietro dei difetti di Assassin’s Creed vecchi e nuovi. A parte la numerosa presenza di attori sul palco, la razzia non si discosta poi così tanto da un normale assalto solitario a un accampamento e l’intelligenza artificiale di alleati e nemici, alle volte presi più a far finta di combattere o a incastrarsi da qualche parte, non aiuta l’epicità dell’impresa.

La missione ha termine quando sono stati trovati tutti i grossi tesori del posto, solitamente nascosti dietro piccoli puzzle ambientali. Anche se migliorabile, resta comunque un buon inserimento che si innesta perfettamente nell’ambientazione dell’opera e apre la strada al passo d’imponenza successivo: gli assalti alle fortezze. Eivor, insieme alle sue “truppe”, dovrà farsi inizialmente strada a forza di ariete tra i portoni che difendono il castello prima di raggiungere il suo obiettivo. Un’altra meccanica, quella degli assalti, molto simile alle razzie, ma elevata all’ennesima potenza grazie ai numerosi nemici che dovremmo falciare con le nostre armi.

È proprio in queste battaglie campali e nelle boss fight che il sistema di combattimento di Valhalla regala le sensazioni migliori: il tutto è crudo, violentissimo e la presenza di poche armi, ma con dei moveset ben diversificati lascia spazio al giocatore di provare combinazioni e “build” sempre diverse per riversare la furia di Thor sui nemici. Ottima anche la sensazione dei colpi dati, ma c’è ancora un po’ da lavorare sui feedback di quelli ricevuti.

Il fatto di non aver approfondito né lo stealth né il capitolo riguardante i giorni nostri, fa già capire di per sé il continuo navigare degli sviluppatori sulle acque del GDR più che degli omicidi silenziosi. Prima di vedere la nostra alter ego per la prima volta, dall’accensione della console passeranno ore, per poi rivederla nuovamente dopo un lunghissimo lasso di tempo, a dimostrazione che l’equilibrio tra le due realtà si è un po’ spezzato dai tempi di Origins, venendo incontro a quella fetta di pubblico molto più interessato alle vicende di Storia con la S maiuscola.

Complice anche l’ambientazione, la meccanica stealth è diventata quasi un’opzione più che il fulcro del titolo, ma si cominciava già ad intuire la cosa da tempo; il fatto che lo stealth sia quasi opzionale, non significa che non possa essere potenziato. Accanto alle abilità attive che impareremo tramite libri raccolti in mezzo ai tesori sulla mappa, ci troveremo davanti un ricchissimo albero delle abilità dove inserire i perks / talento che guadagneremo con l’esperienza.

I territori saranno divisi in livelli di potenza consigliati per affrontarli e arriveranno anche a superare i 300, ma non spaventatevi perché a ogni riempimento della barra dell’esperienza vi verranno forniti 2 talenti, e la barra si riempie abbastanza in fretta. Avremo 3 strade da intraprendere, con la curiosa scelta di nascondere il gruppo successivo a quello che stiamo livellando, quindi bisognerà andare un po’ a tentativi per costruire il nostro guerriero perfetto secondo i nostri gusti, ma non preoccupatevi neanche di questo, potete resettare tutto senza costi ogni qualvolta ciò vi aggradi! Le strade sono divise in corvo, lupo e orso e, con le dovute eccezioni, danno la sensazione di potenziare rispettivamente stealth, arco e potenza fisica.

Assassin’s Creed insomma, non è mai stato così divisivo tra chi apprezza la svolta ruolistica della saga cominciata ufficialmente con Origins e chi continua a lasciarlo sullo scaffale continuando a sperare in un “ritorno in se” degli sviluppatori. La verità, come al solito, sta probabilmente nel mezzo. Valhalla è uno degli apici della serie, ma poteva essere più coraggioso e venire incontro anche a quel pubblico che l’ha innegabilmente aiutato a diventare il successo che è effettivamente diventato.

Un titolo che di storico si porta dietro anche difetti e virtù, non innova, ma cerca di aggiungere sempre qualcosa in più. Siamo comunque davanti a un ottimo capitolo del brand che, avanti di questo passo, potrebbe tranquillamente tornare a fare veramente la parte del leone nella nuova generazione di console e, chissà, magari addirittura a riunire felicemente la sua fanbase.